giovedì 23 aprile 2015

Chi la fa se l'aspetti

Durante una settimana di vita comunitaria, uno dei ragazzi assecondando il suo carattere decise di aprire le danze agli scherzi, chiaramente capitò che oltre alle donne, ad essere al centro delle sue attenzioni, furono anche gli educatori presenti compreso io stesso; niente di grave, materassi spariti, sveglie nascoste regolate a orari mattinieri impervi e altro ancora. Imparò una sera al momento di andare a letto che l'inoltrarsi in quel terreno portava anche a un grosso rischio, quello della ritorsione, chi si appresta a fare scherzi si espone a subirne altrettanti. La permalosità era alle porte, ad essa siamo esposti tutti, giovani e meno, anche se spesso gli adolescenti più sono spinti ad esporsi in questo campo meno sono disposti ad assoggettarsi al rischio che ne deriva.
Successe che durante un momento di rappresaglia da parte degli educatori, che ebbe per oggetto i materassi della camerata dei maschi, avvenne la scomparsa improvvisa della sim dal telefono proprio di colui che fra i ragazzi aveva dato il via al tutto. Scattò immediatamente una caccia al tesoro nel dubbio remoto che si fosse potuta staccare distrattamente a causa della confusione nata, ma ci si rese conto presto che questo non era possibile in quanto occorreva togliere la parte retrostante del cellulare insieme anche alla batteria e il cellulare era stato ritrovato intatto. Tutti negarono la responsabilità dell'accaduto, successe presto che il destinatario dello scherzo prima si chiuse in un silenzio disperato sui gradini delle scale, per poi cominciare ad esprime in modo più sofferto la propria disperazione di fronte alla quale, da una parte gli educatori ne evidenziarono la esagerazione, mentre gli amici ne difendevano la natura.
Se l'era presa troppo? Apparentemente sì, era evidente che la sim non era persa, ma nascosta o in mano a chi aveva compiuto questo raggiro, inutili furono i tentativi di convincerlo che avventurandosi nel mondo degli scherzi era inevitabile che ne nascessero delle conseguenze corrispondenti, i suoi amici nonostante condividessero il principio giudicarono ugualmente non opportuno il tutto. Di fronte al dolore crescente e al clima che ormai determinava il passaggio del tutto da uno scherzo a qualcosa di più pesante, si arrivo ai ferri corti e si riuscì a individuare il responsabile e a preoccuparsi di restituire il maltolto; la cosa richiese parecchio tempo e una notte consolatrice per rimediare al tutto, dopodiché i ragazzi mostrarono nuovamente la loro grande capacità di perdonare, passando sopra a tante cose fuori luogo che capita come adulti di combinare.
La cosa fu ripresa con alcuni degli educatori che da parte loro giudicavano esagerata la reazione avuta dal ragazzo, non se ne spiegavano il motivo se non dando la colpa ad una eccessiva permalosità; ma non era così. C'erano stati alcuni sintomi veramente esagerati, essi dovevano far alzare le antenne per intercettare quanto c'era di non conosciuto che poteva aver portato a questa reazione enfatizzata, così come capita che anche in altri casi siano accentuate le prese di posizione di alcuni ragazzi di fronte a cose che per noi adulti sono normali. Emerse che poco prima della sottrazione della sim, il proprietario era alle prese con questioni di cuore, la mancanza della sim aveva impedito la continuazione dello scambio proprio mentre stavano cercando di chiarire una certa situazione che evidentemente sentiva importante e che ora si trovava nellimpossibilità di spiegare.
Ecco cosa non sapevamo, la reazione particolarmente enfatizzata non era dovuta allo scherzo in sé che aveva avuto per oggetto il telefono, ma a un sentimento messo alla prova dalle condizioni concrete e dal non poterne dare una espressione, messa per scritto e comunicata alla controparte, di quanto si stava provando, era il vivere e il permanere della sofferenza della solitudine nella quale si trovava da solo e che la compagnia degli amici non poteva alleviare, solo nel cellulare e nella relativa comunicazione, era presente il mezzo per esorcizzare questo male che gli cresceva dentro.
Ecco come una cosa anche stupida o irrilevante per noi adulti, può essere celebrata come un dramma dai nostri adolescenti; quanto narrato fino ad ora è solo un esempio di un mondo molto più ampio, nel quale come educatori dobbiamo esercitarci entrandovi allenando la nostra capacità di empatia e di sana curiosità, per arrivare a farci una idea corretta di quanto successo. Suggerisco in ogni occasione di pensare almeno allinizio "bene", lasciando da parte i pregiudizi e le idee anticipate che ci facciamo sui giovani, altrimenti questo ci impedisce anche solo di metterci alla ricerca di qualcosa di più chiamato in causa. Conoscere e interrogare il contesto di vita nel quale il ragazzo vive abitualmente aiuta molto in questo.
Capita spesso anche negli incontri che vive Gesù nei vangeli che emerga come, a un certo atteggiamento giudicato in un determinato modo dalla gente, corrisponda altro di più profondo che non si mostra allo sguardo distratto di chi, diversamente da Gesù, guarda "all'aspetto e non al cuore". Mi viene in mente il racconto della samaritana (cfr. Gv 4,5-26) che fa emergere come sotto la sete di acqua ci sia una sete, una ricerca, ben più centrale che occupa la vita di quella donna, di come Gesù si preoccupa di farla emergere e darvi risposta. Penso a quel cieco (cfr. Lc 18,35-43) che gridando attirò lattenzione di Gesù, andando contro a quanto i vicini gli dicevano, come fu poi chiamato dal Nazzareno il quale, nonostante l'evidente sua infermità, gli pose la domanda riguardo a cosa desiderava veramente, così che emergesse nel cieco stesso per primo più chiaramente quanto lo muoveva. Lo vedo anche nell'incontro con il tale conosciuto come "giovane ricco" (Mc 10, 17-25), uomo bravo e autenticamente alla ricerca di Dio, ma frenato, nel passo decisivo che gli manca, dalla sua vita concreta di benessere che lo blocca nel prendere il volo.
Alzati gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio. Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: "In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere". (Lc 21,1-4)
Tante delle relazioni tra Gesù e la gente ci mostrano uno sguardo giusto da avere quando incontriamo i nostri ragazzi, di non essere superficiali, ma di lasciarsi provocare e mettere in questione di fronte alle reazioni, soprattutto strane, con le quali ci capito di far ei conti, senza trattarle alla leggera come se fossero semplici dispetti da bambini. Ci viene chiesta la capacità di far nostro lo sguardo di Gesù, che osservando la vedova che nel tempio getta pochi spiccioli, sa vedere la ricchezza della generosità di chi pur dando poco, dà tutto quello che aveva per vivere e che per questo ha dato più di tutti gli altri.

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