Durante una settimana di vita comunitaria, uno dei ragazzi
assecondando il suo carattere decise di aprire le danze agli scherzi,
chiaramente capitò che oltre alle donne, ad essere al
centro delle sue attenzioni, furono anche gli educatori presenti compreso io
stesso; niente di grave, materassi spariti, sveglie nascoste regolate a orari
mattinieri impervi e altro ancora. Imparò una
sera al momento di andare a letto che l'inoltrarsi in quel terreno portava
anche a un grosso rischio, quello della ritorsione, chi si appresta a fare
scherzi si espone a subirne altrettanti. La permalosità era
alle porte, ad essa siamo esposti tutti, giovani e meno, anche se spesso gli
adolescenti più sono spinti ad esporsi in questo campo meno sono disposti ad
assoggettarsi al rischio che ne deriva.
Successe che durante un momento di rappresaglia da parte degli
educatori, che ebbe per oggetto i materassi della camerata dei maschi, avvenne la
scomparsa improvvisa della sim dal telefono proprio di colui che fra i ragazzi
aveva dato il via al tutto. Scattò immediatamente una caccia al tesoro
nel dubbio remoto che si fosse potuta staccare distrattamente a causa della
confusione nata, ma ci si rese conto presto che questo non era possibile in
quanto occorreva togliere la parte retrostante del cellulare insieme anche alla
batteria e il cellulare era stato ritrovato intatto. Tutti negarono la
responsabilità dell'accaduto, successe presto che il destinatario dello
scherzo prima si chiuse in un silenzio disperato sui gradini delle scale, per
poi cominciare ad esprime in modo più sofferto la propria disperazione di
fronte alla quale, da una parte gli educatori ne evidenziarono la esagerazione,
mentre gli amici ne difendevano la natura.
Se l'era presa troppo? Apparentemente sì, era evidente che
la sim non era persa, ma nascosta o in mano a chi aveva compiuto questo
raggiro, inutili furono i tentativi di convincerlo che avventurandosi nel mondo
degli scherzi era inevitabile che ne nascessero delle conseguenze
corrispondenti, i suoi amici nonostante condividessero il principio giudicarono
ugualmente non opportuno il tutto. Di fronte al dolore crescente e al clima che
ormai determinava il passaggio del tutto da uno scherzo a qualcosa di più
pesante, si arrivo ai ferri corti e si riuscì a individuare il responsabile e a
preoccuparsi di restituire il maltolto; la cosa richiese parecchio tempo e una
notte consolatrice per rimediare al tutto, dopodiché i
ragazzi mostrarono nuovamente la loro grande capacità di
perdonare, passando sopra a tante cose fuori luogo che capita come adulti di
combinare.
La cosa fu ripresa con alcuni degli educatori che da parte loro
giudicavano esagerata la reazione avuta dal ragazzo, non se ne spiegavano il
motivo se non dando la colpa ad una eccessiva permalosità; ma non era così.
C'erano stati alcuni sintomi veramente esagerati, essi dovevano far alzare le
antenne per intercettare quanto c'era di non conosciuto che poteva aver portato
a questa reazione enfatizzata, così come capita che anche in altri casi
siano accentuate le prese di posizione di alcuni ragazzi di fronte a cose che
per noi adulti sono normali. Emerse che poco prima della sottrazione della sim,
il proprietario era alle prese con questioni “di cuore”, la mancanza della sim aveva impedito
la continuazione dello scambio proprio mentre stavano cercando di chiarire una
certa situazione che evidentemente sentiva importante e che ora si trovava nell’impossibilità
di spiegare.
Ecco cosa non sapevamo, la reazione particolarmente enfatizzata
non era dovuta allo scherzo in sé che aveva avuto per oggetto il
telefono, ma a un sentimento messo alla prova dalle condizioni concrete e dal
non poterne dare una espressione, messa per scritto e comunicata alla
controparte, di quanto si stava provando, era il vivere e il permanere della
sofferenza della solitudine nella quale si trovava da solo e che la compagnia
degli amici non poteva alleviare, solo nel cellulare e nella relativa
comunicazione, era presente il mezzo per esorcizzare questo male che gli
cresceva dentro.
Ecco come una cosa anche stupida o irrilevante per noi adulti,
può essere celebrata come un dramma dai nostri adolescenti;
quanto narrato fino ad ora è solo un esempio di un mondo molto più ampio,
nel quale come educatori dobbiamo esercitarci entrandovi allenando la nostra
capacità di empatia e di sana curiosità, per
arrivare a farci una idea corretta di quanto successo. Suggerisco in ogni
occasione di pensare almeno all’inizio "bene", lasciando da
parte i pregiudizi e le idee anticipate che ci facciamo sui giovani, altrimenti
questo ci impedisce anche solo di metterci alla ricerca di qualcosa di più chiamato
in causa. Conoscere e interrogare il contesto di vita nel quale il ragazzo vive
abitualmente aiuta molto in questo.
Capita spesso anche negli incontri che vive Gesù nei
vangeli che emerga come, a un certo atteggiamento giudicato in un determinato
modo dalla gente, corrisponda altro di più profondo
che non si mostra allo sguardo distratto di chi, diversamente da Gesù,
guarda "all'aspetto e non al cuore". Mi viene in mente il racconto
della samaritana (cfr. Gv 4,5-26) che fa emergere come sotto la sete di acqua
ci sia una sete, una ricerca, ben più centrale che occupa la vita di quella
donna, di come Gesù si preoccupa di farla emergere e darvi risposta. Penso a
quel cieco (cfr. Lc 18,35-43) che gridando attirò l’attenzione di Gesù,
andando contro a quanto i vicini gli dicevano, come fu poi chiamato dal
Nazzareno il quale, nonostante l'evidente sua infermità,
gli pose la domanda riguardo a cosa desiderava veramente, così
che emergesse nel cieco stesso per primo più chiaramente quanto lo muoveva. Lo
vedo anche nell'incontro con il tale conosciuto come "giovane ricco"
(Mc 10, 17-25), uomo bravo e autenticamente alla ricerca di Dio, ma frenato,
nel passo decisivo che gli manca, dalla sua vita concreta di benessere che lo
blocca nel prendere il volo.
Alzati gli occhi, vide i ricchi che
gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio. Vide anche una vedova povera,
che vi gettava due monetine, e disse: "In verità vi dico: questa vedova, così
povera, ha gettato più
di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro
superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva
per vivere". (Lc 21,1-4)
Tante delle relazioni tra Gesù e la gente ci mostrano uno sguardo giusto da avere quando incontriamo i nostri ragazzi, di non essere superficiali, ma di lasciarsi provocare e mettere in questione di fronte alle reazioni, soprattutto strane, con le quali ci capito di far ei conti, senza trattarle alla leggera come se fossero semplici dispetti da bambini. Ci viene chiesta la capacità di far nostro lo sguardo di Gesù, che osservando la vedova che nel tempio getta pochi spiccioli, sa vedere la ricchezza della generosità di chi pur dando poco, dà tutto quello che aveva per vivere e che per questo ha dato più di tutti gli altri.
Tante delle relazioni tra Gesù e la gente ci mostrano uno sguardo giusto da avere quando incontriamo i nostri ragazzi, di non essere superficiali, ma di lasciarsi provocare e mettere in questione di fronte alle reazioni, soprattutto strane, con le quali ci capito di far ei conti, senza trattarle alla leggera come se fossero semplici dispetti da bambini. Ci viene chiesta la capacità di far nostro lo sguardo di Gesù, che osservando la vedova che nel tempio getta pochi spiccioli, sa vedere la ricchezza della generosità di chi pur dando poco, dà tutto quello che aveva per vivere e che per questo ha dato più di tutti gli altri.
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