martedì 23 maggio 2017

Giovani ed educatori di oggi: sintesi

Arriva un momento in cui è necessario giungere una sintesi; l’occasione che mi ha spinto a farlo è stata caratterizzata da due momenti: il primo il dover accompagnare un momento di verifica tra educatori e genitori in seguito ad alcune difficoltà emerse lungo l’anno, il secondo è stato l’incontro di formazione conclusivo per gli educatori cercando di riassumere il cammino fatto con loro.
Questo mi ha chiesto di prendere in mano tante cose, selezionandole e semplificandole, in modo avere in mano uno strumento semplice che inquadrasse la situazione dei giovani di oggi e alcune prospettive che da questo emergono per l’opera educativa di quanti a loro si affiancano.
In questa opera descrittiva, il mio intento non è dire ciò che è giusto o sbagliato né quanto a me va bene oppure no; credo invece importante, superando le nostre precomprensioni, entrare in contatto con un contesti sociale e personale che influenza i ragazzi di oggi nell’essere quello che sono, e da questo trarne alcune evidenze al nostro impegno educativo. All’inizio pongo alcuni punti essenziali riguardo il cambiamento del modo di vivere come giovani oggi rispetto al passato, nella seconda parte mi soffermo su alcuni dati neuropsichiatrici che possono aiutare a chiarire meglio il perché di certi comportamenti a noi adulti tanto oscuri, infine metto in evidenza alcune evidenze che emergono riguardo l’impegno di chi educa.

Chiamatemi Narciso

· Il suo sé è molto più importante dell’altro, con tutto quello che ne consegue a livello di vita sociale e di scelte personali.
· Aspira al successo, chiede di essere riconosciuto nel suo intrinseco valore, così come della sua unicità e individualità.
· È stato quasi del tutto abbandonato il modello educativo della colpa e del castigo, questo ha portato ad un grosso cambiamento nel rapporto tra le nuove le vecchie generazioni.
· Sente un forte desiderio di doversi dedicare allo sviluppo della propria bellezza, non solo fisica, come una missione che ha diritto di precedenza su tutte le altre e che risulta come verifica del suo posto all’interno della società.
· Tendenzialmente non contesta l’autorità (come invece avveniva per le generazioni precedenti), le riconosce un’importanza secondaria: può essere utile purché non intralci la delicatezza dei processi in corso che mirano a costruire il proprio sé.
· Ha bisogno di vedere riflessa la propria immagine nello specchio sociale, nel consenso del gruppo, nella valutazione dei docenti, nell’affetto della madre e del padre. 
· Il dolore che sperimenta scende in profondità, producendo rabbia di fronte alla quale si sente come impotente, da ciò può scaturire un tremendo progetto vendicativo.
· Può diventare violento e molto cattivo, anche se non è tale. Questo perché fatica a identificarsi con le sue “vittime”, il dolore loro inflitto è personalmente usato per ricostruire la “bellezza” distrutta da qualche avvenimento che lo ha portato a reagire in modo rabbioso.
· Il venire meno di modelli chiari di riferimento e la difficoltà del mondo adulto di porre proposte adeguate, fa sì che possa mettersi liberamente e con calma, alla ricerca della propria identità.
· Cerca se stesso attraverso la registrazione delle emozioni che sperimenta mentre mette in scena il proprio temporaneo copione, sperimenta diversi look e molte fogge, e registra l’effetto che hanno.
· Procede per tentativi ed errori, perciò spesso si corregge e ritira l’identità temporanea che aveva assunto modificandola.
· Non ammette che vi sia contrasto da parte degli adulti perché è convinto che non ci sia niente di male in tutto quello che sta facendo.
· Infine, ma primo per importanza, lui non potrebbe essere così se il contesto non lo consentisse.


Il cervello? Non è sempre collegato!

· Determinante il processo di maturazione della zona prefrontale.
· Diversamente dal passato, oggi si sa che i processi di sviluppo cerebrale proseguono fino verso i venticinque anni.
· C’è un’asincronia tra lo sviluppo delle aree legate all’emozione e quelle che presidiano le funzioni esecutive, con una rilevante differenza fra femmine e maschi, che allegoricamente può arrivare a presentare una differenza di “due anni”.
· Capita allora che a certe età si faccia un po’ come si può, anche il ragazzo si trova a non poter oggettivamente farci qualcosa, anche lui sente questa difficoltà, che manca qualcosa.
· C’è l’impulso verso un’azione, ma non ancora un’adeguata funzione regolatoria del comportamento seguente che sappia controllarlo e collegarlo con il resto.
· Il rilascio della melatonina (l’ormone del sonno) avviene progressivamente a un orario più tardo andando a cambiare l’abituale ritmo tra sonno e veglia. Se alcuni definiscono come “stanchi” i ragazzi di oggi, un motivo c’è. Le ore di sonno mancate tendono pian piano ad accumularsi con la necessità di essere recuperate quando possibile, nel frattempo il loro comportamento ne risente.
· Pianificare e accogliere con flessibilità la vita sono capacità tutt’ora in maturazione.
· Il governo delle proprie emozioni svolto dal cervello non riesce ad essere tempestivo come dovrebbe.
· Gli adolescenti assumono comportamenti che, noi come adulti, non prenderemo mai, si sentono attratti da uno spirito di avventura e scoperta anche se non sono ancora in grado di valutarne appieno le eventuali conseguenze e pericoli.

Per non restare a bocca aperta
·      Non voglio, affermare una sorta d’insuperabile sudditanza a un corpo o a una psiche non ancora cresciuti del tutto e che quindi si portano dietro dei limiti invalicabili. Se fosse così tutti noi educatori dovremmo abbandonare il campo e dedicarci ad altro. È proprio questo cammino di maturazione ancora in atto che chiede di aiutare e sostenere gli adolescenti in un momento come questo dove non tutto ancora funziona come dovrebbe.
·      Il fatto che la testa funziona così non vuol dire arrendersi, anche perché la vita non si ferma, i ragazzi continuano a prendere decisioni e capita che lo facciano perché sono furbi e sanno ciò che dà o meno soddisfazione; oltre i bisogni che emergono dal corpo è presente anche una ragione capace di impegnarci per il miglioramento occorre che venga costantemente attivata nei processi decisionali assunti dai ragazzi; per noi educatori alla fede la presenza nei giovani di tanti doni e il legame con Dio, ci trova consapevole di una forza capace di soccorre la persona nelle proprio debolezze riuscendo a superarle.
·      Un cammino educativo può quindi stimolare in un ragazzo il darsi da fare per non lasciare tutto all’improvvisazione, ma sarebbe del tutto assurdo pretendere che un ragazzo di quattordici anni possa già gestire autonomamente il proprio tempo, lo studio, i soldi e altre cose che per noi adulti sono invece pane quotidiano.
·      Se glielo si chiede, i ragazzi sono capaci di distinguere tra una buona e una cattiva idea, sanno riflettere su certe situazioni e trarne insegnamenti, ma sul momento non è detto che questa capacità sappia prendere il dominio della situazione specifica. Occorre quindi spesso ragionarci insieme, pazientando ripetendo spesso le stesse cose, prendersi il tempo per fermarsi.
·      Credo che tutto questo possa essere letto alla luce del cammino di fede facendo nostre le parole di san Paolo: quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto (1Cor 13, 11-12). Credo possa essere il cammino faticoso e bello di tanti giovani, il passare da uno sguardo da bambino sulla vita a uno da adulto. Il tutto passando attraverso momenti nei quali l’esperienza e l’idea che mi posso fare di quanto mi circonda rimane imperfetta, attraversando situazioni di confusione. Così come la bellezza di sapermi amato e conosciuto da qualcuno, che egli abbia un volto e un nome in Gesù, che mi possa guidare lungo la strada per essere sempre più autenticamente me stesso.
·     Come educatori occorre impegnarsi affinché le tante cose che ancora mancano ai nostri ragazzi e che possono spingerli verso rischi inutili, vengano accompagnati da insegnamenti, esperienze, testimonianze e dal dialogo con i propri coetanei attraverso incontri di gruppo guidati.


Nessun commento:

Posta un commento