sabato 20 agosto 2016

Operai chiamati alla vita

Sono tanti i ragazzi indecisi riguardo la propria vita, scelte come la scuola, l’università o un lavoro da fare possono diventare tanto impegnative da sfociare in una situazione di stallo dalla quale si può faticare ad uscire.
Un giovane appena uscito dal liceo, non sa bene cosa fare, studiare quello che gli piace lo porterebbe ad aggiungersi ai tanti precari dei quali si parla per televisione, quello che vuole sua madre non gli piace, teme di sbagliare come ha fatto per la scelta delle superiori che lo hanno condannato a cinque anni di supplizio che è ben contento di essersi lasciato alle spalle, vuole un lavoro che non lo porti lontano dalla famiglia che già sogna per il proprio futuro e che però gli permetta una vita dignitosa. È molto fortunato, ha dei genitori che “non lo lasciano in pace”, questo lo aiuta a non rimanere troppo schiavo dei suoi pensieri e delle sue paure, ha già un progetto “vocazionale” che sogna di realizzare e che gli dà un orizzonte di senso nella ricerca che sta compiendo. Anche se favorito da tante circostanze, le ansie rimangono così come anche le paure, il tempo corre così veloce che non se ne rende neanche conto, dice che probabilmente cercherà qualcosa che realizzi un compromesso tra quello che gli piacerebbe e quello che suggeriscono tanti adulti intorno a lui.
Conosco poi altri ragazzi, usciti da qualche anno dal mondo delle scuole superiori, collocati ancora in quel limbo che fa di loro né studenti né lavoratori, hanno provato diversi corsi e indirizzi, ma sembra che neanche quanto possa essere adatto per loro riesca ad andare bene; provano ma non ci entrano dentro, assaggiano ma senza andare fino in fondo; se passiamo alle loro relazioni amorose esse rispecchiano un po’ gli stessi aspetti; entri in casa e li trovi stravaccati sul divano a non fare niente, anche se in realtà la loro testa funziona ancora ma forse un po’ persa e occupata da una ricerca dalla quale sembra che fatichino ad uscire.
Tanti giovani vivono le ansie e le paure tipiche della loro età e delle scelte che stanno facendo, non è questo il problema, ma i tentativi di soluzione che mettono in atto e come questi di fatto orientino in modo diverso la vita rappresentano la questione in gioco.
In effetti c’è molta nebbia[1] nella loro ricerca. Come non è mai capitato prima, ora considerati “grandi”, sono chiamati a decidere della propria vita con un grosso problema: sanno quello che hanno fatto fino ad ora e che sono chiamati a lasciare, non sanno che cosa li aspetta e dove le loro scelte li porteranno. Fino ad ora tante decisioni le avevano prese altri per loro, adesso proprio questi “altri” dicono loro di prendere quelle nuove, può venire un po’ di nostalgia di quando erano altri a decidere e per noi si trattava solo di aspettare. La soluzione non è per niente scontata: prendere o mollare tutto?
Prima cosa importante come adulti, è rendersi conto che non siamo di fronte a una semplice forma ostinata di pigrizia o di difficoltà nella scelta di cosa fare, ci sono in ballo questioni che riguardano in modo molto più ampio tante dinamiche tipiche della crescita; una vita che non è sempre accogliente e che a volte riserva brusche bocciature in tanti versanti. In particolare per i maschi c’è la necessità di sentirsi forti e potenti per poter affrontare certe situazioni, questo si realizza attraverso la frequentazioni di coetanei che rendono possibile il pensare insieme di farcela lì dove da soli non si riuscirebbe mai. Occorre qualcuno con cui confrontarsi, che non sia uno dei genitori, ma un altro riconosciuto come “adatto” per accogliere quanto pensato e fantasticato sulle strategie migliori da mettere in atto. Se le fatiche continuano e sembra da solo non potercela fare, occorre che i genitori riscoprano un ruolo nuovo rispetto al passato, soprattutto il padre, quello di indicare e mettere a disposizione tutti quegli aiuti, simbolici o reali, ai quali da solo il figlio non arriva; poi rimanere a sbirciare pronti a fare il tifo per qualsiasi pur piccolo successo che mostri l’inizio del realizzarsi di un proprio progetto personale.
Credo sia possibile, anche se a volte attraverso molte fatiche e attese, poter finalmente contemplare un ragazzo che matura il desiderio di accettare la responsabilità della propria vita e un giorno all’improvviso partire per il viaggio che pur non sapendo dove lo porterà di preciso, lo attiverà nel ricercare e studiare tutto quello che gli potrà essere utile per dare un contenuto a quanto ora è solo nebbioso.
Tutto questo mi fa venire anche in mente una delle parabole di Gesù quella dei lavoratori presi a giornata (cfr. Mt 20,1-16). Il padrone di casa che è Dio, fa una chiamata al lavoro affinché nella vigna ci sia chi si prenda cura di tutto il buono che è stato preparto sulla terra per ciascuna persona, perché ognuno si occupi di usare bene i doni seminati in noi per il bene proprio e di chi ci sta intorno; il tutto alla luce della ricompensa per tutto l’impegno messo. Non tutti arrivano subito, qualcuno non si fa trovare, altri sono momentaneamente altrove, c’è sicuramente anche chi si è “dimenticato” a letto o ha fatto un pit-stop al bar. Non importa perché il padrone di casa non ci molla, esce più e più volte e cerca e chiama, non si arrende nel vedere gente disoccupata con tutto il bisogno che c’è di impegnarsi nella vigna, nella vita. Anche a loro dice di stare tranquilli, c’è un progetto di giustizia che darà il premio al proprio impegno. Questo padrone esce, trova anche qualcuno che nessuno aveva chiamato, operai della propria vita abbandonati a loro stessi, senza nessuno che li richiami all’opera laboriosa di dare un senso al proprio impegno e alla propria esistenza. Anche per loro lo stesso invito “andate anche voi nella vigna”, anche per loro lo stesso premio, non solo ma esso arriva prima per loro che per gli altri. Loro ultimi ad essere saltati su, che più degli altri hanno faticato non dentro ma fuori per trovare il proprio posto nella vigna della vita,  per loro la ricompensa è prima degli altri, loro ultimi sono ora i primi.
Che bell’annuncio, che speranza, che incoraggiamento, per tutti gli affaticati, distratti, perditempo, dubbiosi e poltroni di questo tempo: anche per voi c’è posto nella vigna, venite, la ricompensa non tarderà a venire. È il mio sogno per i tanti giovani che ho incontrato in questi anni; la mia epserienza mi porta a dire che Dio esiste, perché ho visto compiersi questa Parola nella vita di alcuni e prego perché possa essere l’esito per tanti.
E tu caro adulto che con me condividi la vocazione educativa, uniamoci come aiuti di questo padrone di casa perché uscendo possa arrivare da più parti, perché il suo invito sia ripetuto più volte, siano sempre di più i ragazzi che accettino di iniziare responsabilmente il lavoro nella vigna che non è solo quella di Dio, ma anche la propria.




[1] Cfr. Jovanotti, La linea d’ombra, L'albero (1997)

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