Secondo articolo che ci aiuta ad entrare nel mondo complesso ed entusiasmante della "bellezza" così come sperimentata dai nostri ragazzi, quindi anche dal rapporto con il proprio corpo che non è affatto formato da solo materia, ma che si porta dietro diversi significati e valori.
Tutto
il tempo che i ragazzi spendono davanti allo specchio non è solo per trovare
una piacevolezza esteriore, ma per riuscire ad essere belli anche dentro,
pertanto il tempo passato nella cura di sé è qualcosa di tutt'altro che
superficiale, ci troviamo di fronte a dei veri artisti alle prese con l'opera
di fissare le fondamenta dell'adulto solido di domani. Occorre quindi che siamo
rispettosi di quest'opera non demolendo quanto vanno costruendo, aiutando a far
crescere la stima di sé e sempre positivi anche quando il tutto possa sembrarci
alquanto strano.
Infatti
non esiste solo lo specchio così com’è descritto dal vocabolario, ne esistono
tanti altri che sono simbolici, essi sono rappresentati dagli sguardi delle
altre persone, dalla loro opinione, dalle loro parole; questo essere
rispecchiati negli altri rappresenta un ulteriore elemento decisivo nel
processo di individuazione del proprio io. Attraverso i feedback che si
ottengono dagli altri, un adolescente impara a conoscersi in particolare in
quelle parti di sé che rimangono ancora sconosciute o incomprese; ecco allora
che l'interrogativo guida "Chi sono?" può trovare finalmente una via
di espressione.
Quando
si tratta di questi argomenti, i ragazzi chiedono innanzitutto di essere
ascoltati e accolti per quello che provano, danno fastidio le risposte che
tendono a relativizzare, soprattutto se fatte da adulti che invitano a non fare
drammi perché altri sono i veri problemi: per loro adesso sono questi i veri dilemmi.
Occorre pertanto rispetto e anche sapersi fidare che le loro parole sono pesate
e pensate, che i tentavi messi in campo, anche se rischiano di farci sorridere,
sono ricerche autentiche attuate per saltarci fuori onorevolmente.
Il
desiderio di essere belli non può prestare il fianco a una valutazione
superficiale sui nostri ragazzi, questa ricerca parla del dare senso alla
ricerca del proprio posto nel mondo e di come questo possa passare anche
attraverso gli sguardi degli altri.
Ogni
ragazzo vorrebbe che ci fosse immediatamente identificazione tra l'immagine
dello specchio e come ci si sente dentro, vorrebbero che le cose funzionassero
in automatico, sarebbe tutto più semplice, ma così non è. Si vorrebbe che il
proprio corpo potesse essere la via per far capire agli altri il proprio
valore, così la bellezza non rimane un valore solo estetico poco importante, ma
espressione di un sé dove interno ed esterno sono tenuti insieme.
Capita
a volte come adulti di non capire o di spaventarsi di fronte a certi
cambiamenti, questo certamente non aiuta, invece che farsi troppi "viaggi
mentali" immaginando chissà quale tragedia, sarebbe il caso di chiedersi
il motivo di quello che sta accadendo e non possiamo averne risposta senza
passare attraverso il chiederlo al giovane che è il primo ad essere interessato
a tutto quello che sta accadendo. Inoltre non mi sembra il caso di allarmare
ulteriormente un ragazzo con le proprie preoccupazione visto che già lui avrà
le proprie; quindi le nostre teniamole per noi.
Attenzione
a dare la colpa alla "moda", essa può indicare delle direzioni su
come gestire il tutto, ma non è essa la fonte di quanto accade, essa resta da
individuare nel desiderio presente in ogni ragazzo di capire chi è e quale sia
il proprio posto nel mondo. I nostri ragazzi non sono stupidi e ci ascoltano
più di quanto pensiamo, condividono anche la prospettiva che certi valori siano
più importanti rispetto ad altri legati solo all’esteriorità, ma ancora non
hanno percorso il cammino necessario per esprime la propria vita in questo
modo, devono ancora affrontare dure battaglie per capire che il proprio corpo può
andare bene così com'è, anche se limitato.
Tornando
al libro da cui abbiamo preso la citazione iniziale, riporto le parole del
padre di Leo, pronunciate dopo aver scoperto che per seguire il proprio sogno
di innamorato, aveva saltato la scuola: "Io non so perché non sei andato a scuola... Non lo so e non lo voglio
sapere. Mi fido di te... Adesso capisco che sei disposto a rischiare un anno
per quello cui tieni, e sono sicuro che non sono fesserie".
Sul finire di questo breve intervento,
rimane comunque l’annuncio fatto dalla Parola, la possibilità di far nostro uno
sguardo diverso, di vedere e considerare l’aspetto e il corpo dell’altro in un
modo nuovo rispetto a come ci abitua il mondo. È la pedagogia di Dio che rende
possibile anche per noi uno sguardo che guarda il cuore e non si ferma
all’apparenza. Può sembrare un sogno sentirlo dire dopo tutto quello che ho
scritto, eppure è vero, è la possibilità concreta di una novità che si gioca
nella fiducia (fede) in un Dio che dona speranza alla ricerca di ogni persona.
Il
Signore disse a Samuele: "Fino a quando piangerai su Saul, mentre io l'ho
ripudiato perché non regni su Israele? Riempi d'olio il tuo corno e parti. Ti
mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re.
Quando furono entrati, egli vide Eliàb e disse: "Certo, davanti al
Signore sta il suo consacrato!". Il Signore replicò a Samuele:
"Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l'ho scartato,
perché non conta quel che vede l'uomo: infatti l'uomo vede l'apparenza, ma il
Signore vede il cuore". (1Sam
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