lunedì 25 gennaio 2016

Corpo Mente Cuore – seconda parte

Secondo articolo che ci aiuta ad entrare nel mondo complesso ed entusiasmante della "bellezza" così come sperimentata dai nostri ragazzi, quindi anche dal rapporto con il proprio corpo che non è affatto formato da solo materia, ma che si porta dietro diversi significati e valori. 
Tutto il tempo che i ragazzi spendono davanti allo specchio non è solo per trovare una piacevolezza esteriore, ma per riuscire ad essere belli anche dentro, pertanto il tempo passato nella cura di sé è qualcosa di tutt'altro che superficiale, ci troviamo di fronte a dei veri artisti alle prese con l'opera di fissare le fondamenta dell'adulto solido di domani. Occorre quindi che siamo rispettosi di quest'opera non demolendo quanto vanno costruendo, aiutando a far crescere la stima di sé e sempre positivi anche quando il tutto possa sembrarci alquanto strano.
Infatti non esiste solo lo specchio così com’è descritto dal vocabolario, ne esistono tanti altri che sono simbolici, essi sono rappresentati dagli sguardi delle altre persone, dalla loro opinione, dalle loro parole; questo essere rispecchiati negli altri rappresenta un ulteriore elemento decisivo nel processo di individuazione del proprio io. Attraverso i feedback che si ottengono dagli altri, un adolescente impara a conoscersi in particolare in quelle parti di sé che rimangono ancora sconosciute o incomprese; ecco allora che l'interrogativo guida "Chi sono?" può trovare finalmente una via di espressione.
Quando si tratta di questi argomenti, i ragazzi chiedono innanzitutto di essere ascoltati e accolti per quello che provano, danno fastidio le risposte che tendono a relativizzare, soprattutto se fatte da adulti che invitano a non fare drammi perché altri sono i veri problemi: per loro adesso sono questi i veri dilemmi. Occorre pertanto rispetto e anche sapersi fidare che le loro parole sono pesate e pensate, che i tentavi messi in campo, anche se rischiano di farci sorridere, sono ricerche autentiche attuate per saltarci fuori onorevolmente.
Il desiderio di essere belli non può prestare il fianco a una valutazione superficiale sui nostri ragazzi, questa ricerca parla del dare senso alla ricerca del proprio posto nel mondo e di come questo possa passare anche attraverso gli sguardi degli altri.
Ogni ragazzo vorrebbe che ci fosse immediatamente identificazione tra l'immagine dello specchio e come ci si sente dentro, vorrebbero che le cose funzionassero in automatico, sarebbe tutto più semplice, ma così non è. Si vorrebbe che il proprio corpo potesse essere la via per far capire agli altri il proprio valore, così la bellezza non rimane un valore solo estetico poco importante, ma espressione di un sé dove interno ed esterno sono tenuti insieme.
Capita a volte come adulti di non capire o di spaventarsi di fronte a certi cambiamenti, questo certamente non aiuta, invece che farsi troppi "viaggi mentali" immaginando chissà quale tragedia, sarebbe il caso di chiedersi il motivo di quello che sta accadendo e non possiamo averne risposta senza passare attraverso il chiederlo al giovane che è il primo ad essere interessato a tutto quello che sta accadendo. Inoltre non mi sembra il caso di allarmare ulteriormente un ragazzo con le proprie preoccupazione visto che già lui avrà le proprie; quindi le nostre teniamole per noi.
Attenzione a dare la colpa alla "moda", essa può indicare delle direzioni su come gestire il tutto, ma non è essa la fonte di quanto accade, essa resta da individuare nel desiderio presente in ogni ragazzo di capire chi è e quale sia il proprio posto nel mondo. I nostri ragazzi non sono stupidi e ci ascoltano più di quanto pensiamo, condividono anche la prospettiva che certi valori siano più importanti rispetto ad altri legati solo all’esteriorità, ma ancora non hanno percorso il cammino necessario per esprime la propria vita in questo modo, devono ancora affrontare dure battaglie per capire che il proprio corpo può andare bene così com'è, anche se limitato.
Tornando al libro da cui abbiamo preso la citazione iniziale, riporto le parole del padre di Leo, pronunciate dopo aver scoperto che per seguire il proprio sogno di innamorato, aveva saltato la scuola: "Io non so perché non sei andato a scuola... Non lo so e non lo voglio sapere. Mi fido di te... Adesso capisco che sei disposto a rischiare un anno per quello cui tieni, e sono sicuro che non sono fesserie".
Sul finire di questo breve intervento, rimane comunque l’annuncio fatto dalla Parola, la possibilità di far nostro uno sguardo diverso, di vedere e considerare l’aspetto e il corpo dell’altro in un modo nuovo rispetto a come ci abitua il mondo. È la pedagogia di Dio che rende possibile anche per noi uno sguardo che guarda il cuore e non si ferma all’apparenza. Può sembrare un sogno sentirlo dire dopo tutto quello che ho scritto, eppure è vero, è la possibilità concreta di una novità che si gioca nella fiducia (fede) in un Dio che dona speranza alla ricerca di ogni persona.
Il Signore disse a Samuele: "Fino a quando piangerai su Saul, mentre io l'ho ripudiato perché non regni su Israele? Riempi d'olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re. Quando furono entrati, egli vide Eliàb e disse: "Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!". Il Signore replicò a Samuele: "Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l'ho scartato, perché non conta quel che vede l'uomo: infatti l'uomo vede l'apparenza, ma il Signore vede il cuore". (1Sam 16)

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