Qualche
giorno fa mi stavo informando su come era andato il ritiro di un gruppo delle
medie, così due educatrici, per farmi uno scherzo, mi hanno mandato il seguente
messaggio: “Ciao don! Il ritiro è andato malissimo...uno è caduto e l'abbiamo dovuto portare all'ospedale e la
mamma ha detto che ci vuole far causa...e gli altri erano ingestibili! È stato
un disastro. Siamo stanchi e non vogliamo più fare catechismo così!!! Da gennaio
dovrete cercare altri catechisti”.
Non vi
nascondo che mi è venuto un colpo, immediatamente per il ragazzo che si era
fatto male, subito dopo per cercare di capire e sostenere gli educatori in
questo loro impegno. Una telefonata, ha presto svelato il tutto, si è
trasformata invece in una comunicazione fruttuosa del bene emerso stando via
con i ragazzi, di quanto di gustoso si possa cogliere attraverso loro.
Qualcuno
potrebbe stupirsi del come mi sono fatto fregare così semplicemente, può
essere, o forse perché nella mia esperienza è capitato di accompagnare
educatori messi duramente alla prova dal confronto con i ragazzi. È in
particolare a loro che voglio rivolgere questa Parola.
In quel tempo, Gesù, con i suoi discepoli si
ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da
Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne,
una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui. Allora egli disse
ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non
lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche
male si gettavano su di lui per toccarlo. Gli spiriti impuri, quando lo
vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma
egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse. (Mc 3,7-12)
Mi sono
scoperto sorpreso incontrando questa marea di gente che si riversa verso Gesù,
formata un po’ da ogni genere di persone, sicuramente pochi ricchi o persone
importanti; penso tanti poveri, curiosi, perditempo, girovaghi… e tra questi addirittura
spiriti impuri. Immagino la faccia dei discepoli e la loro contrarietà, del
resto è capitato anche che cercassero di tenerne lontano qualcuno dal proprio
maestro; eppure è questa l’umanità che si deve aspettare di incontrare chi si
mette al servizio dietro a Gesù, stando con lui si incontra soprattutto chi di
lui ha bisogno. Tu educatore cristiano, se veramente segui il maestro, non puoi
aspettarti di evitare questi anomali amici di viaggio.
Gesù nel
Vangelo ci mostra la sua battaglia e vittoria contro il male del mondo e
dell’uomo, ci invita a non averne paura; la paura è terribile nemica per un
educatore perché porta a guardare l’altro con sospetto, mette sulle difensive,
fa odiare la vita dell’altro, chiude alla comunione e porta alla sopraffazione.
Non siamo noi ma è Gesù che vince le tenebre del cuore dell’uomo e risponde
alle tensione dei nostri ragazzi. Lui stesso ci invita a non aver paura del
male ma a prenderlo con una certa ironia, mi ricordo del santo Curato d’Ars che
si divertiva a prendere in giro il demonio che veniva a tormentarlo durante la
notte schernendolo perché poverino non aveva cose più importanti che dare fastidio
a un semplice prete di campagna, o san Francesco d’Assisi che a un discepolo
tentato dal demonio suggerì di vincere la tentazione dicendo al demonio quando
si fosse di nuovo presento “Apri la tua bocca che ci voglio cagare dentro”.
Capita che
anche nei nostri gruppi di ragazzi arrivi un po’ di tutto, credo sia giusto nella
misura in cui siamo aperti al mondo, cercando di creare ponti con esso. Capita
quindi di venire a contatto con una umanità molto variegata, fatta anche di perditempo
di passaggio o chi di motivazioni non ne ha un granché. Il tutto ci chiede, come
fa Gesù, di lottare contro il male che possiamo cogliere fuori e dentro i
giovani. Non però una accoglienza supina, sono infatti gli spiriti immondi che
cadono ai piedi di Gesù e non viceversa. Non c’è chiesto di farci mettere i
piedi in testa, ma di combattere una battaglia dove noi siamo i vincitori; qua
entra di mezzo in modo forte la nostra fede, la vittoria è certa perché Gesù ha
già vinto e se è lui che continua a lavorare con noi viviamo di questa
certezza, guai invece se facessimo da soli, sarebbe dietro l’angolo la
sconfitta.
Un aspetto
comune nel nostro mondo è il fatto che il male faccia più rumore del bene, un
albero abbattuto più di una foresta che cresce. Agli occhi di Dio noi e i
nostri ragazzi non siamo identificati per il male che facciamo, ma per il bene
a cui siamo chiamati, troppe volte siamo invece portati a identificare gli
altri nel male che fanno, in giudizi che dall’oggettivo passano al soggettivo
creando pregiudizi, noi non siamo i nostri peccati siamo molto meglio del male
che facciamo. Questo ci chiede una grande trasformazione dello sguardo; forse
sarò un illuso ma voglio continuare a vedere questa marea di gente un po’
insolita nel loro lato bello, senza per questo nascondermi quello negativo, ma preferendo
in ogni caso dare fiducia.
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