Un giorno una ragazza in gamba della mia parrocchia si
presenta da me per una questione di difficile decisione. Sua nonna le ha
regalato dei soldi per comprarsi un cappotto, ma lei ce lo ha già e non ne ha
bisogno. Così mi parla anche dei suoi stivaletti, che gli sono stati regalati e
che ha scoperto solo dopo di essere stati prodotti sfruttando la manodopera di
paesi in via di sviluppo.
Qualcuno potrebbe sorridere di fronte a tutto questo,
dicendo che ci sono ben altri problemi più grandi da affrontare, potrebbe
etichettare il tutto come questioni un po’ banali. Ognuno dica quello che
vuole, spero che però tutti colgano l’impegno nella ricerca messo da questa
giovane amica in campo.
Compro o non compro un cappotto che non mi serve? Assecondo
o meno un modo di fare che mi porta a occuparmi di cose di cui non ho bisogno,
del superfluo? Appoggio un mondo, che dietro la bonaria faccia di regali e della
generosità di chi me li fa, mi porta a preoccuparmi di quanto non mi interessa
veramente, ma del quale devo interessarmi per forza per non essere fuori da
esso?
Devo portare gli stivaletti belli anche se guardandoli mi
sento in colpa perché penso a chi li ha prodotti, o devo piuttosto far finta di
niente adeguando la mia coscienza al fatto che così fanno tutti, che non sarà
questo paio che io indosso a far cambiar le cose?
Queste cose, definibili da qualcuno come banali, sono
l’espressione concreta di una ricerca ben più profonda, che questa giovane amica
affronta secondo la propria età e le cose che le capitano. Lei non si ferma lì,
lo dice: “un giorno mi piacerebbe fare qualcosa di più per cambiare questa
situazione”. Ora non può, perché quel domani non è ancora arrivato, ma fin da
ora può essere coltivato, a lei piacerebbe farlo, ma si scontra con un mondo
che non la prende sul serio, che non ha cura e non sa coltivare i suoi desideri
non solo di diventare grande, ma di fare anche qualcosa di grande.
I nostri ragazzi sono dotati di valori, spesso si trovano a
viverli in rapporto a situazioni difficile, questo perché si vedono di fronte a
una novità che non può essere risolta ricorrendo semplicemente a quanto si è
fatto fino ad ora. Vivono una determinata realtà, ma questa a loro non basta,
non interessa che le cose siano andate in un certo modo; non sono più bambini e
quindi non fantasticano più, ma ora sperano, questo li porta a rimanere
proiettati a un futuro diverso da quello al quale oggi il mondo li obbliga.
Quando così non fosse, se non sono sufficientemente aiutati, il tutto da speranza
si può tramutare in disperazione, che non è altro che la seconda faccia della
stessa medaglia, il desiderio di vivere bene ed essere felici, ma che non trova
riscontro in un mondo che non sa coltivare il futuro dei giovani.
Così, da un cappotto o da un paio di stivaletti, nascono le
domande vere di senso: chi sono io, come cambiare il mondo, quale futuro per me
e per gli altri, cosa dà senso veramente alla vita?
I nostri ragazzi ci guardano, studiano quanto facciamo,
criticano il mondo e il modo di oggi, si formano propri pensieri che possono
anche allontanarsi molto dalle logiche famigliari o sociali nelle quali vivono,
così a volte diventano difficili da capire, altrettanto l’intavolare un dialogo
con loro. Stanno diventando se stessi, non è vero che hanno la testa dura, sono
ostinatamente in ricerca del bene, del vero e del bello.
Le decisioni che la nostra giovane amica di prima deve
prendere, parlano di quali responsabilità si assumerà nei confronti del mondo
degli adulti e del proprio ruolo nella società. C’è qualcosa di grosso messo in
gioco, è quindi normale che possa nascere timore, paura, spaesamento
nell’intimo dei nostri ragazzi; questo rende tutto più complicato, ma non meno
positivo.
Cappotto sì cappotto no, stivali sì stivali no? Il tutto chiama
in causa valori che si scontrano fra di loro. La strada da percorrere non è
della vittoria di alcuni su altri, ma di una sintesi del tutto che rimane però
frutto dell’età matura, ora solo in costruzione, ma presto realtà. Il traguardo
sarà il riuscire a tenere insieme, i propri valori con le ricerche connesse, insieme
al mondo esterno.
A noi adulti, spetta di rimanere vigili e interessati, di
fronte a quelle che a volte possono apparire esagerate prese di posizione,
dovute anche a tentativi messi in campo per capire la direzione giusta da
prendere. Rimaniamo come punti di riferimento, pronti a dare informazioni e
suggerimenti nel momento in cui ci vengano chiesti, o nell’intervenire per
aprire nuove prospettive quando un giovane faccia fatica a fiorire; lasciando
però sempre, anche se a volte con timore, al ragazzo di decidere tra le tante
prospettive aperte. Solo con questa nostra presenza attenta, ma discreta, i
nostri ragazzi continueranno a pensare a un futuro possibile anche quando
saranno schiacciati da sconfitte o fatiche.
A queste parole ella
fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo.
L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso
Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il
trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo
regno non avrà fine". Allora Maria disse all'angelo: "Come avverrà
questo, poiché non conosco uomo?". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito
Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua
ombra. Perciò colui che nascerà
sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. (Lc 1,29-35)
Siamo in casa di Maria, arriva l’Angelo il quale senza tanto
tentennare mette sul banco quanto è in gioco, cosa la vita sta chiedendo ora
alla padrona di casa. Un incontro che
sembra durare poco, ma un sì alla vita che durerà ben di più di questi cinque
minuti.
Maria nel racconto
del Vangelo dice "sì" e scopre che nulla è impossibile a Dio e a chi
sta con lui, questo è un bell’annuncio per tutti i nostri giovani, per le loro
numerose ricerche, per le scelte che cominciano a prendere. In Maria rivedo
tutte le loro storie, in particolare dei tanti che ho incontrato e che hanno
detto il loro “sì” all’amore e alla vita, scegliendo il bene invece del male.
Maria era una brava
ragazza, ma non credo si aspettasse di essere coinvolta, o meglio travolta, in
modo così profondo da Dio nei suoi piani. Mi sembra di vederla, sorpresa,
disorientata. Come capita a noi, il tutto può trasformarsi anche in dubbio; dentro
nascono tante domande e una ricerca. Tutto ciò non è segno di poca fede, ma il
risultato di una umanità globalmente coinvolta in quanto sta accadendo.
Non solo sono tutte
sane le domande che si fanno i nostri ragazzi, ma sono anche la via del
coinvolgimento di tutto loro stessi nel cammino di maturità intrapreso. Quello
Spirito che scende su Maria, scende sulle sue paure, sui dubbi, sulle ricerche;
così può avvenire anche per i nostri giovani, così queste inquietudini
diventano il cammino tracciato e abitato dalla Spirito attraverso il quale
muoversi per arrivare a dare il proprio sì. Maria ci arriva, la speranza è che
accada così anche per ognuno dei nostri ragazzi, che attraverso sentimenti ed
emozioni umanissimi, possono sentirsi amati, accompagnati e vicini a Dio. Così
ci si può rallegrare, nei dubbi, nelle paure, nelle prove della vita; lo si può
fare perché come dice l’Angelo a Maria, il Signore è con te, nella tua umanità
e attraverso di essa trae la via per realizzare il vero, il bene e il bello che
ti anima.
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