domenica 20 dicembre 2015

Non è solo un cappotto

Un giorno una ragazza in gamba della mia parrocchia si presenta da me per una questione di difficile decisione. Sua nonna le ha regalato dei soldi per comprarsi un cappotto, ma lei ce lo ha già e non ne ha bisogno. Così mi parla anche dei suoi stivaletti, che gli sono stati regalati e che ha scoperto solo dopo di essere stati prodotti sfruttando la manodopera di paesi in via di sviluppo.
Qualcuno potrebbe sorridere di fronte a tutto questo, dicendo che ci sono ben altri problemi più grandi da affrontare, potrebbe etichettare il tutto come questioni un po’ banali. Ognuno dica quello che vuole, spero che però tutti colgano l’impegno nella ricerca messo da questa giovane amica in campo.
Compro o non compro un cappotto che non mi serve? Assecondo o meno un modo di fare che mi porta a occuparmi di cose di cui non ho bisogno, del superfluo? Appoggio un mondo, che dietro la bonaria faccia di regali e della generosità di chi me li fa, mi porta a preoccuparmi di quanto non mi interessa veramente, ma del quale devo interessarmi per forza per non essere fuori da esso?
Devo portare gli stivaletti belli anche se guardandoli mi sento in colpa perché penso a chi li ha prodotti, o devo piuttosto far finta di niente adeguando la mia coscienza al fatto che così fanno tutti, che non sarà questo paio che io indosso a far cambiar le cose?
Queste cose, definibili da qualcuno come banali, sono l’espressione concreta di una ricerca ben più profonda, che questa giovane amica affronta secondo la propria età e le cose che le capitano. Lei non si ferma lì, lo dice: “un giorno mi piacerebbe fare qualcosa di più per cambiare questa situazione”. Ora non può, perché quel domani non è ancora arrivato, ma fin da ora può essere coltivato, a lei piacerebbe farlo, ma si scontra con un mondo che non la prende sul serio, che non ha cura e non sa coltivare i suoi desideri non solo di diventare grande, ma di fare anche qualcosa di grande.
I nostri ragazzi sono dotati di valori, spesso si trovano a viverli in rapporto a situazioni difficile, questo perché si vedono di fronte a una novità che non può essere risolta ricorrendo semplicemente a quanto si è fatto fino ad ora. Vivono una determinata realtà, ma questa a loro non basta, non interessa che le cose siano andate in un certo modo; non sono più bambini e quindi non fantasticano più, ma ora sperano, questo li porta a rimanere proiettati a un futuro diverso da quello al quale oggi il mondo li obbliga. Quando così non fosse, se non sono sufficientemente aiutati, il tutto da speranza si può tramutare in disperazione, che non è altro che la seconda faccia della stessa medaglia, il desiderio di vivere bene ed essere felici, ma che non trova riscontro in un mondo che non sa coltivare il futuro dei giovani.
Così, da un cappotto o da un paio di stivaletti, nascono le domande vere di senso: chi sono io, come cambiare il mondo, quale futuro per me e per gli altri, cosa dà senso veramente alla vita?
I nostri ragazzi ci guardano, studiano quanto facciamo, criticano il mondo e il modo di oggi, si formano propri pensieri che possono anche allontanarsi molto dalle logiche famigliari o sociali nelle quali vivono, così a volte diventano difficili da capire, altrettanto l’intavolare un dialogo con loro. Stanno diventando se stessi, non è vero che hanno la testa dura, sono ostinatamente in ricerca del bene, del vero e del bello.
Le decisioni che la nostra giovane amica di prima deve prendere, parlano di quali responsabilità si assumerà nei confronti del mondo degli adulti e del proprio ruolo nella società. C’è qualcosa di grosso messo in gioco, è quindi normale che possa nascere timore, paura, spaesamento nell’intimo dei nostri ragazzi; questo rende tutto più complicato, ma non meno positivo.
Cappotto sì cappotto no, stivali sì stivali no? Il tutto chiama in causa valori che si scontrano fra di loro. La strada da percorrere non è della vittoria di alcuni su altri, ma di una sintesi del tutto che rimane però frutto dell’età matura, ora solo in costruzione, ma presto realtà. Il traguardo sarà il riuscire a tenere insieme, i propri valori con le ricerche connesse, insieme al mondo esterno.
A noi adulti, spetta di rimanere vigili e interessati, di fronte a quelle che a volte possono apparire esagerate prese di posizione, dovute anche a tentativi messi in campo per capire la direzione giusta da prendere. Rimaniamo come punti di riferimento, pronti a dare informazioni e suggerimenti nel momento in cui ci vengano chiesti, o nell’intervenire per aprire nuove prospettive quando un giovane faccia fatica a fiorire; lasciando però sempre, anche se a volte con timore, al ragazzo di decidere tra le tante prospettive aperte. Solo con questa nostra presenza attenta, ma discreta, i nostri ragazzi continueranno a pensare a un futuro possibile anche quando saranno schiacciati da sconfitte o fatiche.
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". Allora Maria disse all'angelo: "Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. (Lc 1,29-35)
Siamo in casa di Maria, arriva l’Angelo il quale senza tanto tentennare mette sul banco quanto è in gioco, cosa la vita sta chiedendo ora alla padrona di casa. Un incontro che sembra durare poco, ma un sì alla vita che durerà ben di più di questi cinque minuti.
Maria nel racconto del Vangelo dice "sì" e scopre che nulla è impossibile a Dio e a chi sta con lui, questo è un bell’annuncio per tutti i nostri giovani, per le loro numerose ricerche, per le scelte che cominciano a prendere. In Maria rivedo tutte le loro storie, in particolare dei tanti che ho incontrato e che hanno detto il loro “sì” all’amore e alla vita, scegliendo il bene invece del male.
Maria era una brava ragazza, ma non credo si aspettasse di essere coinvolta, o meglio travolta, in modo così profondo da Dio nei suoi piani. Mi sembra di vederla, sorpresa, disorientata. Come capita a noi, il tutto può trasformarsi anche in dubbio; dentro nascono tante domande e una ricerca. Tutto ciò non è segno di poca fede, ma il risultato di una umanità globalmente coinvolta in quanto sta accadendo.
Non solo sono tutte sane le domande che si fanno i nostri ragazzi, ma sono anche la via del coinvolgimento di tutto loro stessi nel cammino di maturità intrapreso. Quello Spirito che scende su Maria, scende sulle sue paure, sui dubbi, sulle ricerche; così può avvenire anche per i nostri giovani, così queste inquietudini diventano il cammino tracciato e abitato dalla Spirito attraverso il quale muoversi per arrivare a dare il proprio sì. Maria ci arriva, la speranza è che accada così anche per ognuno dei nostri ragazzi, che attraverso sentimenti ed emozioni umanissimi, possono sentirsi amati, accompagnati e vicini a Dio. Così ci si può rallegrare, nei dubbi, nelle paure, nelle prove della vita; lo si può fare perché come dice l’Angelo a Maria, il Signore è con te, nella tua umanità e attraverso di essa trae la via per realizzare il vero, il bene e il bello che ti anima.

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