lunedì 5 ottobre 2015

Carissimi genitori: se non voi, chi per voi?

Avere a che fare con un adolescente non è facile per nessuno, soprattutto per un genitore che ci abita insieme e che inevitabilmente vive ancora del legame con il bambino di una volta e la fatica a stare dietro al ragazzo di oggi. Le impostazioni famigliari sono veramente molto diverse, tante quanto sono le persone.
Capita spesso di incontrare genitori che si sentono in colpa, chiedendosi cosa hanno fatto di sbagliato, in seguito a certe scelte dei propri figli. Vedo due macro rischi in questo: non si considera che il figlio di oggi non è opera solo del loro contributo, ma anche dell'apporto della cultura nella quale sono cresciuti e delle scelte che diventando grandi hanno fatto proprie; secondo, si rischia di rimanere prigionieri del passato rimpiangendolo, invece di essere autori del presente, facendosi carico della situazione attuale e rinnovando il proprio impegno educativo.
Si incontrano anche genitori che, di fronte a certe situazioni di conflitto con i propri figli, lasciano perdere mollandoci, a volte dicendosi che ormai è grande e deciderà lui, altre volte chiudendo gli occhi non volendo vedere quanto di fatto accade, per non dire quando ci si limita a dare la colpa ad altre agenzie educative dietro le quali di fatto ci si nasconde. Volenti o no, sono tutti modi che portano a fuggire dal proprio ruolo, invece che viverlo responsabilmente sapendone portare anche il peso.
Dicevo che tante sono le impostazioni famigliari, ma sono ben lontano dal voler fare una graduatoria fra genitori migliori o meno, qua voglio semplicemente dire a tutti loro, indipendentemente dalle posizioni assunte fino ad ora: se non voi, chi penserà per voi ai vostri ragazzi? Il vostro è un compito unico e prezioso, per la società e anche per la crescita del mondo verso il bene e il sommo bene che è Dio. Desidero incoraggiarvi in questo con alcune parole prese da un documento del concilio Vaticano II che proprio di voi parla.
I genitori, poiché han trasmesso la vita ai figli, hanno l'obbligo gravissimo di educare la prole: vanno pertanto considerati come i primi e i principali educatori di essa. Questa loro funzione educativa è tanto importante che, se manca, può difficilmente essere supplita. Tocca infatti ai genitori creare in seno alla famiglia quell'atmosfera vivificata dall'amore e dalla pietà verso Dio e verso gli uomini, che favorisce l'educazione completa dei figli in senso personale e sociale. La famiglia è dunque la prima scuola di virtù sociali, di cui appunto han bisogno tutte le società. Soprattutto nella famiglia cristiana, arricchita della grazia e delle esigenze del matrimonio sacramento, i figli fin dalla più tenera età devono imparare a percepire il senso di Dio e a venerarlo, e ad amare il prossimo, conformemente alla fede che han ricevuto nel battesimo; lì anche fanno la prima esperienza di una sana società umana e della Chiesa; sempre attraverso la famiglia, infine, vengono pian piano introdotti nella comunità degli uomini e nel popolo di Dio. Perciò i genitori si rendano esattamente conto della grande importanza che la famiglia autenticamente cristiana ha per la vita e lo sviluppo dello stesso popolo di Dio. (Gravissimum Educationis 3)
Innanzitutto viene messo in evidenza il dono grande affidato all'uomo e alla donna, quello di trasmettere la vita; la cosa meriterebbe spazio e tempo per stupirsi adeguatamente di fronte a un tale miracolo del quale le persone sono state rese portatrici. A questo dono grande, corrisponde una altrettanto grande responsabilità, un obbligo definito gravissimo, traducendolo con parole più attuali, un appello estremamente importante per mettere al centro del proprio impegno, non solo familiare, l'educazione dei figli. Compito delle varie agenzie che si occupano della crescita dei ragazzi, è aiutare a riscoprire questo primato, far sì che alla famiglia venga restituito il suo posto che di diritto occupa nella società; mentre ci si occupa delle giovani generazioni, non lo si può fare dimenticandosi e abbandonando i genitori ai loro problemi, il rischio è arrivare al punto di non sapere veramente più cosa e come fare.
Primo compito dei genitori, in ottica educativa, sottolineato dal documento sopra presentato, è la cura delle relazioni al proprio interno perché attraverso di esse i figli vengono abilitati ad avere amore per Dio e per le altre persone che incontreranno. Se la famiglia è definita come scuola di virtù, lo è non tanto per come può istruire, ma per quanto sa sperimentare di importante nella rete di relazioni che vengono intessute. Se questa risulta una chiamata scritta nell'intimo di ogni famiglia, ancora di più lo è per quanti hanno scelto di consacrare la propria relazione attraverso il sacramento del matrimonio; con il proprio essere Chiesa domestica, ne sono portatori per i propri figli e tramiti verso la realtà più ampia della comunità cristiana.

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