Un giorno a una ragazza della parrocchia morì la madre dopo
un lungo travaglio in seguito a un tumore. La cosa colpì tutti, giustamente
anche gli amici di questa adolescente che si posero la domanda dove fosse Dio
in quel momento. Loro che fino ad ora era stati tra i classici “bravi ragazzi”
da oratorio, ora si chiedevano perché dovesse succedere questo. In situazioni
particolari come questa, dove è coinvolta molto anche l’emozione e il dolore
grande del momento, occorre una delicatezza grande; serve più stare ad
ascoltare che dare risposte che rischiano di non servire né alla vita né alla
testa.
Arriva il momento però di dover trattare della cosa, occorre
render conto del tutto e occorre che anche Dio lo faccia, il discorso del male
nella vita dell’uomo è una domande che sale forte e ha bisogno di un senso
dato, anche se non sempre facile da accettare. Sono tante le persone,
soprattutto giovani, che vengono e chiedono: don perché il padre del mio amico
è morto, perché gli uomini si uccidono, perché c’è chi muore di fame, perché
mia madre non trova lavoro? Potrei andare avanti ancora molto elencando le
tante domande, che in questi anni, i ragazzi mi hanno posto spesso in momenti
difficili propri o di persone care. Sono tutti interrogativi che chiamano in
causa la vita e perciò Dio, insieme al desiderio che essa sia bella e
autenticamente vissuta fino in fondo.
Una cosa che accomuna tanti giovani, credenti o meno, posti
di fronte alla questione di Dio e del rapporto con la vita concreta, è sicuramente
il problema dell’esistenza del male, è una delle prime obiezioni fatte per
confutare l’esistenza di Dio. È una questione anche storica che nel tempo è
stata inquadrata in vari modi, proprio perché riguarda l’esistenza di ogni
persona nel confrontarsi con la propria o l’altrui debolezza.
Il mio tentativo non è quello di dare una risposta, ma dare
la parola a Dio perché si giustifichi di fronte a tutto questo, perché illumini
il senso e ci aiuti a capire meglio. Proprio una storia raccontata da Gesù nel
Vangelo ci può essere di aiuto, essa credo mostri piste interessanti di
riflessioni che ognuno può fare proprie così da calarle nella propria vita e
nei propri problemi. Pur rimanendo un racconto, con il linguaggio tipico che
caratterizza questa forma espressiva, credo che chiarisca il perché
dell’esistenza del male, anche se questo non serve ad alleviarne la sofferenza
di chi lo patisce.
La mia memoria va indietro nel tempo e mi ricordo di una
sera nella quale mi trovai insieme a un gruppo di ragazzi durante un campo
estivo, la questione al centro era proprio quella di come coniugare l’esistenza
del male con quella di un Dio buono, non me la sentii di riportare loro quanto
studiato nei diversi corsi in seminario riguardo questo oggetto. Preferii
leggere loro quanto Gesù stesso un giorno raccontò mentre aveva radunati
intorno a sé i discepoli.
"Il regno dei
cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma,
mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano
e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la
zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero:
"Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la
zizzania?". Ed egli rispose loro: "Un nemico ha fatto questo!".
E i servi gli dissero: "Vuoi che andiamo a raccoglierla?". "No,
rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate
anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla
mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la
zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio
granaio"" (Mt 13,24-30).
Ci troviamo di fronte a una parabola, è un racconto morale
che chiede non di essere imparato a memoria, ma di passare attraverso la vita
dell’ascoltatore perché venga arricchito e allargato da noi che siamo i reali
destinatari e chiamati a essere protagonisti di questa Parola; da essa siamo
coinvolti in un cammino che rende presente la Parola oggi nella mia vita e che
mi fa dire che parla di me.
È stato bellissimo e di grande responsabilità aver intorno a
me radunati quel gruppo di ragazzi, come educatore ero chiamato a prendere il
posto di Gesù per fa sì che quelle Parole risuonassero ancora nella vita di
questi giovani discepoli.
L’uomo protagonista della parabola è Dio, la terra
rappresenta l’insieme di tutto quanto è stato creato, subito viene affermato
che il seme piantato è buono. Questo ci aiuta a capire che nel progetto di Dio
non c’era posto per il male, esso quindi non può trovare in lui la propria
origine. Dice di più, ossia che noi, tutto quanto esiste, anche lì dove
troviamo tracce di morte, è stato pensato perché fosse buono; credo che questo
possa dare un respiro di speranza al tutto.
Capitò però che il bene seminato venne contaminato da un
nemico, un avversario di Dio ma anche per l’uomo e per tutto il creato, le cose
si mischiarono e nessuno se ne accorse. Il male viene a causa di questo nemico
e per la poca vigilanza di quanti avevano il compito di custodire il campo.
Il tutto rimase nascosto per un po’, ma il male non può
essere confuso con il bene, i frutti sono diversi e quando crebbero tutti se ne
accorsero. Subito la colpa venne data a Dio credendo che non avesse fatto abbastanza
bene il proprio lavoro; anche oggi questo è il primo istinto che viene. Ma Dio
rivelò l’inganno del nemico il quale desiderava non solo portare il male, ma
anche la divisione tra noi e Dio. Non lasciate che il male ci divida da Dio.
Il rimedio sembrò semplice, si toglie la zizzania e la si
butta via, ma non fu così. C’è un rischio: sbagliare, fare confusione, esagerare
con la forza, distrarsi. Il lavoro richiederebbe non solo una conoscenza
precisa di cosa sia bene e male, ma anche comprensione del cuore dell’uomo e
dei motivi che portano a compiere azioni sbagliate; alcune cose mostrano la loro
vera natura solo maturando e occorre dargliene il tempo. Chi si assume una tale
responsabilità?
Il nostro essere grida che non è giusto. Infatti arriverò il
momento della maturazione, allora non ci fu scampo per il male che fu
finalmente distrutto e il bene tornò a regnare così come era stato pensato fin dall’inizio.
Questa è la speranza data a tutti e che partendo dal racconto delle Beatitudini
evangeliche, ci porta a dare valore al cammino che come cristiani cerchiamo di
compiere.
Beati quelli che hanno
fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. (Mt 5,6)
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