lunedì 3 agosto 2015

Perché il male

Un giorno a una ragazza della parrocchia morì la madre dopo un lungo travaglio in seguito a un tumore. La cosa colpì tutti, giustamente anche gli amici di questa adolescente che si posero la domanda dove fosse Dio in quel momento. Loro che fino ad ora era stati tra i classici “bravi ragazzi” da oratorio, ora si chiedevano perché dovesse succedere questo. In situazioni particolari come questa, dove è coinvolta molto anche l’emozione e il dolore grande del momento, occorre una delicatezza grande; serve più stare ad ascoltare che dare risposte che rischiano di non servire né alla vita né alla testa.
Arriva il momento però di dover trattare della cosa, occorre render conto del tutto e occorre che anche Dio lo faccia, il discorso del male nella vita dell’uomo è una domande che sale forte e ha bisogno di un senso dato, anche se non sempre facile da accettare. Sono tante le persone, soprattutto giovani, che vengono e chiedono: don perché il padre del mio amico è morto, perché gli uomini si uccidono, perché c’è chi muore di fame, perché mia madre non trova lavoro? Potrei andare avanti ancora molto elencando le tante domande, che in questi anni, i ragazzi mi hanno posto spesso in momenti difficili propri o di persone care. Sono tutti interrogativi che chiamano in causa la vita e perciò Dio, insieme al desiderio che essa sia bella e autenticamente vissuta fino in fondo.
Una cosa che accomuna tanti giovani, credenti o meno, posti di fronte alla questione di Dio e del rapporto con la vita concreta, è sicuramente il problema dell’esistenza del male, è una delle prime obiezioni fatte per confutare l’esistenza di Dio. È una questione anche storica che nel tempo è stata inquadrata in vari modi, proprio perché riguarda l’esistenza di ogni persona nel confrontarsi con la propria o l’altrui debolezza.
Il mio tentativo non è quello di dare una risposta, ma dare la parola a Dio perché si giustifichi di fronte a tutto questo, perché illumini il senso e ci aiuti a capire meglio. Proprio una storia raccontata da Gesù nel Vangelo ci può essere di aiuto, essa credo mostri piste interessanti di riflessioni che ognuno può fare proprie così da calarle nella propria vita e nei propri problemi. Pur rimanendo un racconto, con il linguaggio tipico che caratterizza questa forma espressiva, credo che chiarisca il perché dell’esistenza del male, anche se questo non serve ad alleviarne la sofferenza di chi lo patisce.
La mia memoria va indietro nel tempo e mi ricordo di una sera nella quale mi trovai insieme a un gruppo di ragazzi durante un campo estivo, la questione al centro era proprio quella di come coniugare l’esistenza del male con quella di un Dio buono, non me la sentii di riportare loro quanto studiato nei diversi corsi in seminario riguardo questo oggetto. Preferii leggere loro quanto Gesù stesso un giorno raccontò mentre aveva radunati intorno a sé i discepoli.
"Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: "Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?". Ed egli rispose loro: "Un nemico ha fatto questo!". E i servi gli dissero: "Vuoi che andiamo a raccoglierla?". "No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio"" (Mt 13,24-30).
Ci troviamo di fronte a una parabola, è un racconto morale che chiede non di essere imparato a memoria, ma di passare attraverso la vita dell’ascoltatore perché venga arricchito e allargato da noi che siamo i reali destinatari e chiamati a essere protagonisti di questa Parola; da essa siamo coinvolti in un cammino che rende presente la Parola oggi nella mia vita e che mi fa dire che parla di me.
È stato bellissimo e di grande responsabilità aver intorno a me radunati quel gruppo di ragazzi, come educatore ero chiamato a prendere il posto di Gesù per fa sì che quelle Parole risuonassero ancora nella vita di questi giovani discepoli.
L’uomo protagonista della parabola è Dio, la terra rappresenta l’insieme di tutto quanto è stato creato, subito viene affermato che il seme piantato è buono. Questo ci aiuta a capire che nel progetto di Dio non c’era posto per il male, esso quindi non può trovare in lui la propria origine. Dice di più, ossia che noi, tutto quanto esiste, anche lì dove troviamo tracce di morte, è stato pensato perché fosse buono; credo che questo possa dare un respiro di speranza al tutto.
Capitò però che il bene seminato venne contaminato da un nemico, un avversario di Dio ma anche per l’uomo e per tutto il creato, le cose si mischiarono e nessuno se ne accorse. Il male viene a causa di questo nemico e per la poca vigilanza di quanti avevano il compito di custodire il campo.
Il tutto rimase nascosto per un po’, ma il male non può essere confuso con il bene, i frutti sono diversi e quando crebbero tutti se ne accorsero. Subito la colpa venne data a Dio credendo che non avesse fatto abbastanza bene il proprio lavoro; anche oggi questo è il primo istinto che viene. Ma Dio rivelò l’inganno del nemico il quale desiderava non solo portare il male, ma anche la divisione tra noi e Dio. Non lasciate che il male ci divida da Dio.
Il rimedio sembrò semplice, si toglie la zizzania e la si butta via, ma non fu così. C’è un rischio: sbagliare, fare confusione, esagerare con la forza, distrarsi. Il lavoro richiederebbe non solo una conoscenza precisa di cosa sia bene e male, ma anche comprensione del cuore dell’uomo e dei motivi che portano a compiere azioni sbagliate; alcune cose mostrano la loro vera natura solo maturando e occorre dargliene il tempo. Chi si assume una tale responsabilità?
Il nostro essere grida che non è giusto. Infatti arriverò il momento della maturazione, allora non ci fu scampo per il male che fu finalmente distrutto e il bene tornò a regnare così come era stato pensato fin dall’inizio. Questa è la speranza data a tutti e che partendo dal racconto delle Beatitudini evangeliche, ci porta a dare valore al cammino che come cristiani cerchiamo di compiere.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. (Mt 5,6)

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