domenica 17 dicembre 2017

Il cervello dell’adolescente

Già in passato ho trattato il tema in oggetto (https://donpaolotondelli.blogspot.it/2017/04/hai-il-cervello-collegato.html), ma credo non basti parlarne una volta, noto la fatica che gli adulti fanno nel comprendere che certe cose nella vita dei ragazzi possono essere così perché ancora il cervello o in modo più ampio la propria natura, con tutto quello che ne consegue, non sono ancora pronti; certe cose non riescono a farle, controllarle o pensarle come noi, non vuole essere una scusa ma un fatto, non sarà così sempre ma ora lo è.
Un adolescente, per statuto e definizione, è non ancora adulto e quindi in maturazione e non maturato. Quest’affermazione scontata, porta a una presa di coscienza che spesso non è tale in tutti: le scelte, le decisioni, le posizioni dei ragazzi sono per ora non ottimali, è quindi prevedibile che portino di fatto a una presenza di maggiori azioni giudicate scorrete rispetto che non in un adulto. C’è sicuramente da chiedere e spronare un ragazzo perché cammini verso il meglio, che diventi sempre più maturo nei propri atteggiamenti, ma un conto è la meta, un altro il cammino.
Spesso questo itinerario per noi adulti è difficile da seguire come attori attenti e in ascolto, ci troviamo di fronte a percorsi non lineari nel loro evolversi, a volte si può verificare anche un qualche passo indietro, questo può metterci nella condizione di non capire dando a volte giudizi affrettati. Proprio per questo ritengo utile e possibile dare un senso biologicamente ragionevole al “funzionamento” della vita dei nostri ragazzi.
Non c’è nulla di sbagliato, nessuna malattia o disagio all’inizio del tutto, ma il fatto di una grande plasticità e dinamicità propria della fase della sviluppo attraversato. Non è che gli adolescenti non hanno un sistema di autocontrollo, è che non riescono ancora a sfruttarlo come noi adulti; se vogliamo definirla così questa è una mancanza, ma allo stesso tempo è anche l’opportunità per poter educare certi comportamenti affinché diventino stabili nell’adulto di domani. Proprio per questo, più in generale, risulta centrale il ruolo di supporto della società nel cammino. È utile come comunità che ne facciamo tesoro e ci attiviamo affinché siano messe in campo strategie capaci di sostenere questi passaggi.
La prepotenza o l’arroganza, con la quale certi adulti si confrontano con chi vive questi passaggi difficili e determinanti della crescita non serve a nulla, non dico di accettare tutto chiudendo gli occhi, occorre esserci senza sentirsi unici responsabili di quanto sta nascendo.
Semplificando il discorso, mi soffermo nello specifico ad affiancare lo sviluppo della corteccia prefrontale e del sistema limbico. La prima, è chiamata in causa in tutto quell’insieme di attività volte a guidare i pensieri e le azioni verso determinati obiettivi, parla di espressione della personalità, di decisioni e di come stare in mezzo agli altri. Il secondo, sovrintende la gestione delle emozioni, del piacere e in generale di tutte le sensazioni, in particolare quelle più forti e come conseguenza anche su quanto, noi adulti, definiamo come “ricerca del rischio”.
La questione aperta nella vita degli adolescenti è che, mentre queste due parti dovrebbero dialogare e collaborare tra loro, invece ci si trova davanti a una situazione di stallo dovuta al fatto che la corteccia prefrontale entra nella sua piena maturazione circa dieci anni dopo che il sistema limbico ha cominciato a guidare le attività di vita dei ragazzi. Capite subito che c’è un ampio periodo lungo il quale sentimenti e comportamenti sociali sono non allineati fra loro nella giusta tempistica di maturazione. A un forte sentimento, non corrisponde una forte capacità di esprimerlo secondo un comportamento maturo.
Questi meccanismi, incidono più oggi che nel passato, a causa della dilatazione di questo “periodo di mezzo”, i motivi sono tanti e andrebbero analizzati meglio altrove.
Chiedete a un ragazzo in un momento di merenda se preferisce subito un pezzo di pizza fredda rimasta il giorno prima, o aspettare quella calda che sta arrivando dalla pizzeria; è certo che conviene aspettare quella qualitativamente migliore e più buona, ma probabilmente la maggior parte sceglieranno quella fredda subito disponibile; gli adulti non capiscono e alcuni si lamentano, l’esempio fatto è molto banale, pensate però a metterlo in parallelo con cose più grandi. Metti nella condizione un adolescente di scegliere se uscire con gli amici anche se in vista c’è un importante compito in classe, quindi sarebbe meglio restare in casa a studiare; probabilmente la maggior parte dei ragazzi si troverebbe in seria difficoltà e di fronte a un conflitto che apparentemente per noi adulti è semplice, non altrettanto per loro.
Non prendiamo sottogamba o sul ridere la cosa, la lotta in questione è molto dura per un adolescente, è qualcosa scritto in profondità, addirittura nei geni; non solo, è anche influenzato da come il contesto nel quale vivo mi porta o meno a essere esposto o aiutato ad affrontare queste tensioni, è quindi molto rilevante anche le azioni e i comportamenti che le figure adulte di riferimento mettono in atto.
Quanto detto fino a ora e quanto per semplificazione è stato sottinteso, può aiutarci a prendere alcune posizione nei confronti di alcune abitudini o modi di fare soliti per noi adulti.
Ricordate i famosi “ormoni” che vengono tirati in ballo di fronte a comportamenti strani dei nostri ragazzi? Dimentichiamocene, non perché non ci siano, ma perché questo ci porta a farci idee semplicistiche sulla vita dei ragazzi, c’è molto di più sotto, un cammino di crescita certamente esplosivo, ma che chiede tanta cura da parte nostra. Per questo l’adolescenza non è solo un periodo durante il quale portare pazienza, perché intanto prima o poi passerà, ma è un momento critico che vede un grosso impegno chiesto ai ragazzi ma anche a noi adulti.
Un periodo delicato che certamente porta a una valanga di cambiamenti a tutti i livelli, di fronte ai quali, troppo spesso, il mondo adulto è più portato a valutarne i rischi che le opportunità. La società non può lasciarsi sfuggire, di aiutare veramente i nostri ragazzi a maturare secondo l’orizzonte di certi valori che trovano ora il tempo di essere fatti propri e guidare così le scelte della vita. Giustamente tanti ricercatori indicano nell’infanzia un periodo determinate in vista della costruzione della persona. Credo altrettanto che, dopo questo periodo, proprio l’adolescenza sia l’ultima occasione, per questo preziosa, per fare la differenza nell’uomo e nella donna che si diventerà.
Si tratta di apprezzare l’inventiva tipica di questo tempo, sapendone moderare le inclinazioni più pericolose. Quando un giovane è da noi definito come in ricerca del “rischio” con quello che ne consegue (bevo come una spugna) non lo è perché ne ignora le conseguenze, è che per natura in questo momento i vantaggi di un’azione hanno maggiore presa dei rischi, i cui allarmi al momento non sono adeguatamente capaci di compensare l’azione per arrivare a una mediazione su essa (bevo ma è meglio fermarmi prima o chiedere a qualcuno che lo faccia per me).
Gli adolescenti agiscono “d’istinto”, qualcuno dice senza riflettere, in effetti mancano ancora freni adeguatamente sviluppati capaci di mettersi un attimo in pausa di riflessione tra l’impulso e la sua attuazione. C’è in questo anche una difficoltà a valutare ogni singola azione come innestata dentro a un progetto più ampio, i ragazzi vedono più le cose come singoli fatti piuttosto che come progetto in costruzione. Questo mette anche nelle condizioni di poter rischiare in positivo, tante volte ci si può anche bloccare di fronte a decisioni importanti, così che in loro si può trovare la forza e lavorare su essa, affinché trovino il modo di non rinunciare a vivere.
Per concludere, l’obiettivo base che come adulti potremmo prendere come punto di partenza, è quello di evitare che in questa fascia d’età gli adolescenti facciano del male a sé o agli altri, il resto è in aggiunta. Per la nostra vita il minimo è sapersi a propria volta guardar dentro, forse questo ci rende più capaci di sentirci vicino a quanto stanno attraversando i nostri ragazzi e comprendere le sfide di ogni giorno.


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