Un giorno parlavamo
della Chiesa con un gruppo di ragazzi, leggendo alcuni brani degli Atti degli
Apostoli che parlavano del loro stile di vita (cfr. At 2,42-63; 4,32-37). A un
certo punto un ragazzo salta su e condivide tutta la propria difficoltà a crede
a qualcosa senza avere delle prove, i primi cristiani avevano visto Gesù o
almeno era stato così per i suoi discepoli che raccontavano il tutto di prima
mano, mentre a noi oggi rimane solo un libro da leggere. Compare sotto una
domanda di vita: vale la pena mettersi in gioco così come ce lo propone oggi la
Chiesa ed è possibile farlo in modo bello e felice?
Riguardo il campo
della fede, il fermarsi alla solo razionalità non basta, lo stesso libro degli
Atti degli Apostoli non può diventare un’arma di citazioni da usare a sostegno
che le cose siano andate così come le raccontiamo. Vi troviamo piuttosto la
testimonianza, capitolo dopo capitolo, che la prova più eloquente non è la
parola di alcuni, ma il loro vivere insieme; un gruppo di persone che realizza
qualcosa di nuovo e quasi impensabile sia per quei tempi che per oggi, è ciò
che condividono la prova di quello in cui credono. Non bastano spiegazioni
sociologicamente sensate per chiarirne la nascita, è quello che è successo e di
cui essi sono testimoni che ha fatto cambiare i loro modi consueti di vita.
Mentre tutto questo accade, chi vive loro accanto si rende conto della cosa,
questo fa nascere tante domande insieme anche a una certa ammirazione, per
alcuni diventa luogo di conversioni mentre per altri occasione di annuncio.
Anche oggi, una
novità che come Chiesa possiamo offrire a questo mondo che esaspera la
dimensione soggettiva della conoscenza, è quella di fidarsi della parola di
altri che prima di noi hanno camminato per la stessa strada, come questo ci
metta in collegamento diretto con quanto visto e sperimentato dagli apostoli;
l’ascolto di un parola che diventa “Parola”.
Accettare e
riconoscere che in questo mondo, ci può essere qualcuno con un ruolo
particolare di guida, che merita la nostra fiducia, che ci aiuta a rimanere e
camminare insieme verso la verità. Sono uomini come noi, eppure è possibile
anche quando non sono trasparenti come vorremmo, percepire attraverso di loro
la presenza di un Dio che accompagna e che parla anche attraverso parole e voci
che non sempre sono raffinate o perfette.
Un segno che testimonia che dietro a tutto c’è qualcosa di
vero, è vedere possibile che gente diversa al proprio interno, per origine,
ceto, luogo di nascita, colore della pelle, possa diventare un’unica realtà che
prega, agisce e ama insieme. Una unità impossibile secondo le nostre sole
forze, ma resa possibile perché Dio esiste, perché c’è lui con la compagnia del
suo Spirito.
Anche nella fedeltà che la comunità porta ai momenti di
preghiera possiamo trovare un senso a sostegno del nostro credere. Tutti,
cristiani e non, hanno oggi vite molto impegnate, le cose da fare sono tante,
eppure c’è chi decide di non assecondare semplicemente i ritmi che il mondo di
oggi ci pone. La preghiera ci costa, essa sembra tempo rubato al darci da fare,
così come ci abitua il contesto intorno a noi che tanto mira all’ottimizzazione
di tutto. La novità viene da una comunità che, nonostante le tante
preoccupazioni tipiche della gente del proprio tempo, riesce a dedicare tempo
alla preghiera, per essere così coinvolta nell’agire secondo Dio.
Al tempo di Gesù c’erano alcuni gruppi di fedeli che erano in
attesa della venuta del Regno di Dio, l’incontro con questo nuovo maestro
proveniente dalla Galilea che si professava insieme figlio dell’uomo e del
Padre, ha riattivato nuove speranze in chi lo seguiva, di poter vedere e fare
esperienza della realtà del nuovo Regno inaugurato dalla venuta del Messia.
Un giorno, presi da questo entusiasmo, alcuni farisei (cfr.
Lc 17,20-25) andarono da Gesù proprio a chiedergli questo. La risposta fu che
le cose non funzionano come a capodanno quando i fuochi d’artificio e i
numerosi varietà in diretta ne scandiscono il conto alla rovescia, Dio viene ma
non attira l’attenzione, non si tratta di fare una caccia al tesoro dove
accumulati tutti gli indizi avremo la mappa per trovare la X che segna il luogo
dove Dio è nascosto. Il Regno, la sua presenza, la novità che rinnova tutto non
è legata a un luogo e a un momento, ma ad una dimensione di relazione, il
nostro essere insieme per Dio, il tutto è cioè già in mezzo a noi. Questo
significa che esso è anche mischiato alle tante cose di ogni giorno, con a
volte la possibilità che sia anche nascosto se nella nostra vita diamo più
attenzione al limite e alla voce del nemico che parla dentro di noi. Da qui la
necessità del discernimento, che non è tenere qualcosa della nostra vita e
abbandonare altro, ma trovare quella chiave interpretativa, quel criterio di
sintesi capace di dare unità a quanto dentro e intorno a noi sembra non andare
per la stessa strada.
Dio c’è, è così vicino che non ce ne rendiamo conto perché a
volte pensiamo sia così lontano che il nostro sguardo è proiettato oltre,
occorre allora una conversione di sguardo anche perché il metodo di ricerca
scientifica di oggi porta a cercare le risposte sempre in un oltre che a volte
si dimentica del vicino e di noi.
Dio non è esteriormente e razionalmente verificabile secondo i criteri a cui siamo abituati ogni giorno, non può essere calcolato o misurato o pesato, non si lega a strutture o rituali magici sempre uguali. Invece è immerso nelle realtà abituali dell’agire umano, in ogni individuo o creatura, perché egli ama ogni essere, vita o storia; qualcuno potrebbe dire che il tutto avviene di nascosto perché non si vede, eppure nonostante tutto questo agisce anche se non lo sentiamo.
Dio non è esteriormente e razionalmente verificabile secondo i criteri a cui siamo abituati ogni giorno, non può essere calcolato o misurato o pesato, non si lega a strutture o rituali magici sempre uguali. Invece è immerso nelle realtà abituali dell’agire umano, in ogni individuo o creatura, perché egli ama ogni essere, vita o storia; qualcuno potrebbe dire che il tutto avviene di nascosto perché non si vede, eppure nonostante tutto questo agisce anche se non lo sentiamo.
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