martedì 8 novembre 2016

Sentire Vedere Toccare

Ciao Andrea,
dopo che ci siamo visti e mi hai raccontato della tua scelta di sospendere la tua partecipazione alla Messa non ho potuto fare a meno di far continuare davanti a Dio la nostra chiacchierata. Tutto quello che mi hai detto lo comprendo e lo accetto, è difficile credere in Dio quando non lo senti, non lo vedi e non puoi toccarlo; come poi possa essere unico ed essere il vero Dio proprio quello rivelato a noi da Gesù non è una cosa semplicemente accettabile così punto e basta. Il tuo farti tante domande esistenziali, così come le hai definite, insieme anche al voler mettere in questione una fede ricevuta e da te giudicata un po’ automatica e condizionata anche dal contesto di cristianità nel quale sei cresciuto mi trova solidale con te, ti voglio dire che appoggio questo tuo cammino e ti ringrazio di averlo condiviso con me.
Mi dicevi che credi che ci sia il bene e il male, ma non è detto che ci sia Dio, anche perché quando ti è capitato di chiedergli aiuto e suggerimento riguardo una cosa alla quale tenevi non hai avuto risposta, quindi per te o non esiste o non gli interessa di noi quindi non merita di essere creduto. Eppure, come ti dissi appena prima di lasciarci, Dio parla. Te lo dico innanzitutto perché io l’ho sentito tanti anni fa e da alloro ho imparato a riconoscerne la presenza e la voce, certo non esattamente come parlo al telefono con qualcuno, eppure anche Dio ha Parole e strumenti attraverso i quali entra in comunicazione con l’uomo. Certo noi ci aspetteremmo che parlasse in altri modi più abituali al nostro vivere di tutti i giorni, mi ricordo di Elia (cfr. 1Re 19, 11-13) che un giorno si trovava sul monte e il Signore gli dice di attenderlo per stare alla sua presenza; ci furono un vento, un terremoto e un fuoco, tutti segni di potenza e segni abituali per il tempo di qualcosa di soprannaturale, eppure Dio non si trovava in nessuno di essi, si manifesto invece in un soffio di vento silenzioso simile a un sussurro che non si imponeva per la sua potenza e grandezza, che chiedeva attenzione e accoglienza non scontata. Durante uno dei suoi numerosi discorsi, papa Francesco affermò: Dio agisce nell'umiltà e nel silenzio, il suo stile non è lo spettacolo, così nelle Scritture la questione non gira tanto intorno all’esistenza di Dio, ma se lui sia presente o assente  e come lo siamo noi, la questione quindi è: Dio tu sei qui per noi adesso e noi siamo qui per te ora?
Gesù insieme all’essere Figlio di Dio era anche veramente uomo, in lui la Parola di Dio è diventata parola umana. È vero quello che dici, che non lo sentiamo, eppure le Scritture e soprattutto il Vangelo sono oggi qui e ora una parola di Dio per me; certo non è come un prontuario nel quale trovi una risposta puntuale e specifica a ogni problema della vita, eppure lì trovi la Parola per l’esistenza dell’uomo ed è possibile trovarne una anche per te e per tutte le tue ricerche che giustamente coltivi. Ti ho anche chiesto se ti eri fatto aiutare per capire cosa Dio poteva voler rispondere alle domande che gli ponevi, visto che non lo avevi ritenuto opportuno ti consiglio, quando vorrai riprovarci, di chiedere aiuto a un fratello più esperto che abbia compreso come discernere la voce dello Spirito in mezzo alle tante voci che oggi nel mondo gridano, un po’ come anche Elia è stato educato sul monte a fare questo. Occorre imparare a comprendere il linguaggio di Dio che si mescola a quello dell’uomo, la mia esperienza è che se aiutati si arriva pian piano a sentirla, e cresciuti in essa a riuscire a farla diventare più familiare e intuibile.
È possibile farlo leggendo in che direzione portano i desideri del cuore cercando di non escludere quello che può sembrare incompatibile uno con l’altro, ma unendo in armonia ciò che dentro di noi crea tensione, dubbi e ricerche. È l’esercizio non semplice della nostra libertà, acconsentire a Dio e dissentire dall’avversario, sapendo che dentro di noi parlano tre voci: Dio, io, il nemico. Proprio per questo a volte il tutto può essere un gran chiacchiericcio non comprensibile e anche quando fosse chiaro questo non toglie il fatto che il nostro mettere in pratica la volontà di Dio e scegliere di allineare la nostra vita alla sua, chiede di decidere con responsabilità assumendosi il peso di una scelta sempre e necessariamente imperfetta, nonostante tutti gli aiuti anche divini che possiamo ricevere. Forte può diventare la voce dentro di noi che ci vuole convincere che non siamo adeguati e che non ce la possiamo fare, proprio questo è il primo nemico da combattere. Il fatto poi di non essere perfetti non è di per sé un problema, il limite che vediamo in noi ci dice chi siamo ora, ma non chi saremo in futuro, come persona siamo molto di più dei nostri difetti che in ogni caso rimangono e sono il luogo del lavoro quotidiano, del cammino verso casa. Non occorre rimuoverli né reprimerli, ma esserne coscienti e disapprovarli. Non sempre siamo liberi di fare o no una cosa, ma possiamo sempre dissociarcene, non acconsentire a ciò che muove quella cosa. Solo ciò che approvi cresce in te, ciò che disapprovi decresce e scompare. Da questo esercizio nasce la capacità di avvertire i moti del cuore, così da conoscere se partono dal bene o dal male, per tenere ciò che è buono e buttare il cattivo. Il meglio verso cui tendere non è quello assoluto, ma quello possibile qui e ora, qualche volta non raggiunge la sufficienza, ma è l’unico possibile.
Mi accorgo che sto scrivendo più di quanto mi ero proposto, ma desidero aggiungere, tenendole unite, anche qualcosa riguardo le altre due difficoltà che sperimenti nell’incontro con Dio, il non vederlo né toccarlo.
Tante persone durante la vita terrena di Gesù lo hanno visto e toccato, anche dopo la sua risurrezione, quindi con il corpo trasfigurato nel quale ora vive, ci viene testimoniato che era possibile fare altrettanto. Al momento questa identica esperienza è per noi impossibile, non sarà così per sempre perché torneremo a vederlo e a toccarlo, Gesù però la vedeva lunga e conosceva bene i nostri bisogni, mentre era sulla terra ha deciso di lasciare segni e persone concrete alle quali legare la propria persona. Certo uno potrebbe dire che non è la stessa cosa. Eppure quando ti impegni perché ognuno lontano o vicino a te abbia di che vivere partendo da ciò che è più essenziale come il mangiare e il bere tu lo fai a Gesù, se vuoi vederlo e toccarlo credo tu abbia anche vicino a casa tua la possibilità per poterlo fare. Quando accogli uno straniero (che lo sia per etnia o per non appartenenza al tuo giro di relazioni) e ti impegni perché chiunque sia considerato e difeso nella sua dignità tu lo fai a Gesù, se vuoi vederlo e toccarlo non mancano le occasioni in un momento nel quale tante persone cercano aiuto e rifugio in Italia scappando dalla loro terra, così come è forte anche il bisogno di aprire le nostre comunità a una amicizia e fratellanza più coinvolgente verso tutti. E anche quando, visto che stai crescendo, ti capita di rinnovare il tuo guardaroba e quanto di bello hai invece che buttarlo o tenerlo con nostalgia nel cassetto, ne fai un dono per chi non ha vestiti e figuriamoci quelli belli, così anche ti impegni insieme ad altri a selezionarli e distribuirli, tu vesti chi è nudo, vesti Gesù e lì lo vedi e lo tocchi. In tutto questo darti da fare un giorno incontrerai persone più impotenti di te che non hanno la libertà di godersi la vita e che soffrono, che siano malati o anziani così come disabili o carcerati, quel giorno quindi che ti fermerai con loro andandoli a visitare tu vedrai e toccherai Gesù. Se tornerai a casa dicendo che tutto questo non ha senso sappi che Gesù ha detto: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me (Mt 25,40). In più se farai tutto questo non da solo, ma coinvolgerai altri o con loro ti farai partecipe del tutto, sappi che anche lì vedrai e toccherai Gesù perché come lui dice dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro (Mt 18,20).

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