Ciao Andrea,
dopo che ci siamo visti e mi hai raccontato della tua scelta
di sospendere la tua partecipazione alla Messa non ho potuto fare a meno di far
continuare davanti a Dio la nostra chiacchierata. Tutto quello che mi hai detto
lo comprendo e lo accetto, è difficile credere in Dio quando non lo senti, non
lo vedi e non puoi toccarlo; come poi possa essere unico ed essere il vero Dio
proprio quello rivelato a noi da Gesù non è una cosa semplicemente accettabile
così punto e basta. Il tuo farti tante domande esistenziali, così come le hai
definite, insieme anche al voler mettere in questione una fede ricevuta e da te
giudicata un po’ automatica e condizionata anche dal contesto di cristianità
nel quale sei cresciuto mi trova solidale con te, ti voglio dire che appoggio
questo tuo cammino e ti ringrazio di averlo condiviso con me.
Mi dicevi che credi che ci sia il bene e il male, ma non è
detto che ci sia Dio, anche perché quando ti è capitato di chiedergli aiuto e
suggerimento riguardo una cosa alla quale tenevi non hai avuto risposta, quindi
per te o non esiste o non gli interessa di noi quindi non merita di essere
creduto. Eppure, come ti dissi appena prima di lasciarci, Dio parla. Te lo dico
innanzitutto perché io l’ho sentito tanti anni fa e da alloro ho imparato a
riconoscerne la presenza e la voce, certo non esattamente come parlo al
telefono con qualcuno, eppure anche Dio ha Parole e strumenti attraverso i
quali entra in comunicazione con l’uomo. Certo noi ci aspetteremmo che parlasse
in altri modi più abituali al nostro vivere di tutti i giorni, mi ricordo di
Elia (cfr. 1Re 19, 11-13) che un giorno si trovava sul monte e il Signore gli
dice di attenderlo per stare alla sua presenza; ci furono un vento, un
terremoto e un fuoco, tutti segni di potenza e segni abituali per il tempo di
qualcosa di soprannaturale, eppure Dio non si trovava in nessuno di essi, si
manifesto invece in un soffio di vento silenzioso simile a un sussurro che non
si imponeva per la sua potenza e grandezza, che chiedeva attenzione e
accoglienza non scontata. Durante uno
dei suoi numerosi discorsi, papa Francesco affermò: Dio agisce nell'umiltà e
nel silenzio, il suo stile non è lo spettacolo, così nelle Scritture la
questione non gira tanto intorno all’esistenza di Dio, ma se lui sia presente o
assente e come lo siamo noi, la
questione quindi è: Dio tu sei qui per noi adesso e noi siamo qui per te ora?
Gesù insieme all’essere Figlio di Dio era anche veramente
uomo, in lui la Parola di Dio è diventata parola umana. È vero quello che dici,
che non lo sentiamo, eppure le Scritture e soprattutto il Vangelo sono oggi qui
e ora una parola di Dio per me; certo non è come un prontuario nel quale trovi
una risposta puntuale e specifica a ogni problema della vita, eppure lì trovi
la Parola per l’esistenza dell’uomo ed è possibile trovarne una anche per te e
per tutte le tue ricerche che giustamente coltivi. Ti ho anche chiesto se ti
eri fatto aiutare per capire cosa Dio poteva voler rispondere alle domande che
gli ponevi, visto che non lo avevi ritenuto opportuno ti consiglio, quando
vorrai riprovarci, di chiedere aiuto a un fratello più esperto che abbia
compreso come discernere la voce dello Spirito in mezzo alle tante voci che
oggi nel mondo gridano, un po’ come anche Elia è stato educato sul monte a fare
questo. Occorre imparare a comprendere il linguaggio di Dio che si mescola a
quello dell’uomo, la mia esperienza è che se aiutati si arriva pian piano a
sentirla, e cresciuti in essa a riuscire a farla diventare più familiare e
intuibile.
È possibile farlo leggendo in che direzione portano i
desideri del cuore cercando di non escludere quello che può sembrare
incompatibile uno con l’altro, ma unendo in armonia ciò che dentro di noi crea
tensione, dubbi e ricerche. È l’esercizio non semplice della nostra libertà,
acconsentire a Dio e dissentire dall’avversario, sapendo che dentro di noi
parlano tre voci: Dio, io, il nemico. Proprio per questo a volte il tutto può
essere un gran chiacchiericcio non comprensibile e anche quando fosse chiaro
questo non toglie il fatto che il nostro mettere in pratica la volontà di Dio e
scegliere di allineare la nostra vita alla sua, chiede di decidere con
responsabilità assumendosi il peso di una scelta sempre e necessariamente
imperfetta, nonostante tutti gli aiuti anche divini che possiamo ricevere.
Forte può diventare la voce dentro di noi che ci vuole convincere che non siamo
adeguati e che non ce la possiamo fare, proprio questo è il primo nemico da
combattere. Il fatto poi di non essere perfetti non è di per sé un problema, il
limite che vediamo in noi ci dice chi siamo ora, ma non chi saremo in futuro,
come persona siamo molto di più dei nostri difetti che in ogni caso rimangono e
sono il luogo del lavoro quotidiano, del cammino verso casa. Non occorre
rimuoverli né reprimerli, ma esserne coscienti e disapprovarli. Non sempre
siamo liberi di fare o no una cosa, ma possiamo sempre dissociarcene, non
acconsentire a ciò che muove quella cosa. Solo ciò che approvi cresce in te,
ciò che disapprovi decresce e scompare. Da questo esercizio nasce la capacità
di avvertire i moti del cuore, così da conoscere se partono dal bene o dal
male, per tenere ciò che è buono e buttare il cattivo. Il meglio verso cui
tendere non è quello assoluto, ma quello possibile qui e ora, qualche volta non
raggiunge la sufficienza, ma è l’unico possibile.
Mi accorgo che sto scrivendo più di quanto mi ero proposto,
ma desidero aggiungere, tenendole unite, anche qualcosa riguardo le altre due
difficoltà che sperimenti nell’incontro con Dio, il non vederlo né toccarlo.
Tante persone durante la vita terrena di Gesù lo hanno
visto e toccato, anche dopo la sua risurrezione, quindi con il corpo
trasfigurato nel quale ora vive, ci viene testimoniato che era possibile fare
altrettanto. Al momento questa identica esperienza è per noi impossibile, non
sarà così per sempre perché torneremo a vederlo e a toccarlo, Gesù però la
vedeva lunga e conosceva bene i nostri bisogni, mentre era sulla terra ha
deciso di lasciare segni e persone concrete alle quali legare la propria
persona. Certo uno potrebbe dire che non è la stessa cosa. Eppure quando ti
impegni perché ognuno lontano o vicino a te abbia di che vivere partendo da ciò
che è più essenziale come il mangiare e il bere tu lo fai a Gesù, se vuoi
vederlo e toccarlo credo tu abbia anche vicino a casa tua la possibilità per
poterlo fare. Quando accogli uno straniero (che lo sia per etnia o per non
appartenenza al tuo giro di relazioni) e ti impegni perché chiunque sia considerato
e difeso nella sua dignità tu lo fai a Gesù, se vuoi vederlo e toccarlo non
mancano le occasioni in un momento nel quale tante persone cercano aiuto e
rifugio in Italia scappando dalla loro terra, così come è forte anche il
bisogno di aprire le nostre comunità a una amicizia e fratellanza più
coinvolgente verso tutti. E anche quando, visto che stai crescendo, ti capita
di rinnovare il tuo guardaroba e quanto di bello hai invece che buttarlo o
tenerlo con nostalgia nel cassetto, ne fai un dono per chi non ha vestiti e
figuriamoci quelli belli, così anche ti impegni insieme ad altri a selezionarli
e distribuirli, tu vesti chi è nudo, vesti Gesù e lì lo vedi e lo tocchi. In
tutto questo darti da fare un giorno incontrerai persone più impotenti di te
che non hanno la libertà di godersi la vita e che soffrono, che siano malati o
anziani così come disabili o carcerati, quel giorno quindi che ti fermerai con
loro andandoli a visitare tu vedrai e toccherai Gesù. Se tornerai a casa
dicendo che tutto questo non ha senso sappi che Gesù ha detto: tutto quello che avete fatto a uno solo di
questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me (Mt 25,40). In più se
farai tutto questo non da solo, ma coinvolgerai altri o con loro ti farai
partecipe del tutto, sappi che anche lì vedrai e toccherai Gesù perché come lui
dice dove sono due o tre riuniti nel mio
nome, lì sono io in mezzo a loro (Mt 18,20).
Nessun commento:
Posta un commento