domenica 23 ottobre 2016

Dai giovani di oggi per un nuovo modello di Chiesa

Molte indagini indicano che il mondo giovanile si sta allontanando dalla pratica della fede insieme al definirsi sempre più come non credenti, posto che sia una reale novità rispetto al passato, credo che sia un fenomeno che merita di essere preso in considerazione perché capace di dirci molto di più sul rapporto tra Dio e le giovani generazioni.
Parlando con loro, ci si rende conto che hanno sviluppato un proprio approccio alle questioni della fede, non hanno aderito allo storico ateismo delle precedenti generazioni, né necessariamente all’indifferenza che poteva emergere all’interno della propria famiglia. Ciò che li caratterizza è lo specifico del tempo nel quale vivono, ossia una messa in questione delle tradizioni ricevute “per nascita”, della presa di distanza da un itinerario di fede nel quale non si ritrovano più. Questo li porta serenamente a prendere le distanze da una società nella quale ancora tanti si definisco “cattolici”, ma rimangono ugualmente cercatori di risposte ai problemi fondamentali della vita e Gesù ne ha eccome da dare di contributi e risposte a queste loro ricerche.
I giovani si dividono in gruppi con sensibilità molto diverse fra di loro riguardo il fenomeno religioso, questo oggi non porta però a una contrapposizione, anche chi non crede accetta che si possa credere in Dio e che possa essere anche sensato, così non rifiuta chi lo fa. Questo penso sia un grosso passo avanti rispetto al passato, il che apre nuovi spiragli di dialogo e opportunità di annuncio, troppo spesso ci si ferma a considerare solo gli aspetti negativi enfatizzando il relativismo contemporaneo che pur esistendo, ha però anche innescato nuove vie per l’evangelizzazione che chiedono ovviamente di adottare strumenti e modalità diverse da quelle del passato; in questo facciamo molta fatica.
Un’altra cosa che tiene unite credenti e non, è la critica e il desiderio per una Chiesa più vicina alla gente, maggiormente dialogante con la società e richiamata anche da chi non crede ad essere più in sintonia con i valori che proclama. Sono bene consapevoli che non tutto è da buttare, indipendentemente dal credo praticato non tardano a riconoscere tutto il bene che fa a servizio dei bisognosi, nella lotta contro la malavita, nei servizi educativi e di frontiera, abitando ogni territorio anche il più degradato. C’è una Chiesa che è tale anche per chi non crede, che proprio così potrebbe diventare interlocutrice e proponitrice di cammini di fede e di riscoperta di un Dio vicino e capace di rispondere alla ricerca di vita presente in ogni giovane.
Se da un certo punto di vista i ragazzi di oggi, almeno quelli fino circa i trent’anni, avanzano molte critiche al modo di porsi della Chiesa come istituzione, nella loro vita si portano poi dietro un bel ricordo dell’incontro avvenuto con essa nella propria storia di vita. Se da un lato criticano, dall’altro ricordano con piacere i momenti passati all’oratorio, l’incontro con un prete o una religiosa, non si sono sentiti oppressi o contrastati nella ricerca che li guidava a scoprire il mondo. Questo rappresenta una novità rispetto al sentire dei loro genitori e nonni, mostrando quale siano i luoghi chiave per una valida evangelizzazione del mondo giovanile ai giorni nostri.
Certo il panorama non è sicuramente idilliaco, una certa secolarizzazione “tranquilla” continua ad avanzare, non c’è problema da parte dei più a riconoscere che si crede meno rispetto al passato anche se forse sarebbe meglio dire che lo si fa in maniera diversa. I giovani di oggi non ci stanno ad essere definiti come una generazione incredula, così come intitolava un libro di alcuni anni fa, c’è una ricerca che non sempre incontra la proposta cristiana, che si apre a nuove forme di pensiero non sempre utili e a volte anche pericolose. Come Chiesa, consapevoli di questa sete, fuggendo dalla convinzione sbagliata che noi siamo nel giusto e quindi tutti devono credere a noi, potremmo trovare anche qua una nuova via di evangelizzazione.
Una larga parte dei giovani di oggi, non aiutati da una cultura spesso troppo “scientifica” nel suo senso negativo, fatica a farsi un’idea corretta di cosa sia proprio della dimensione spirituale, spesso essa evolve come qualcosa di separato dalla vita di tutti i giorni e che quindi fatica a trovare il proprio posto; da qui nasce quel mercato diffuso di tante “filosofie di vita” che mirano al raggiungimento dell’armonia della vita. Questa cosa ci trova come Chiesa un po’ immobili, mentre offrirebbe anch’essa una opportunità di aiutare a chiarire meglio, dando riferimenti più chiari alla ricerca, così come anche un annuncio che può diventare oggi nuovo e bello, un vero vangelo nel suo senso etimologico. Proprio questo desiderio di spiritualità potrebbe diventare una via intrapresa dalla pastorale di oggi.
Sintetizzando, se accogliamo la sfida che il mondo giovanile di oggi ci propone con i suoi alti e bassi, nei suoi doni e limiti, le prospettive di lavoro per una nuova evangelizzazione ci chiedo di presentarci con la nostra identità, consapevoli di essere portatori di un messaggio e di valori che non trovano chiusure a priori, non è necessario camuffarsi per presentarsi in modo più accattivante. Diversamente occorre invece lavorare sulla struttura istituzionale della Chiesa, agendo adeguatamente anche attraverso i mezzi di comunicazione, perché emerga il suo lato bello, mettendo al centro le tante attività profetiche che essa vive in ogni parte del mondo e che è capace di accendere in tanti giovani desideri e forze nuove. Occorre investire in tutte quei progetti con i quali la Chiesa si presenta sul territorio come riferimento credibile per la vita della gente, entrando nella rete dei servizi sociali, educativi e di istruzione del territorio, perché ha in sé la forza di essere credibile e diventare punto di riferimento. Un mondo giovanile fortemente credente, attende una Chiesa capace di essere credibile, che prende sul serio le diverse ricerche anche quando sembrano lontane della nostra proposta, sapendo offrire una alternative percorribile. Infine l’aver cura della dimensione spirituale ricollegandola a quella esistenziale della vita di tutti i giorni, offrendo una sintesi dove le diverse materie oggetto di studio non sono viene a se stanti, ma che possono trovare in un personalismo ontologicamente fondato un criterio nuovo di senso.

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