lunedì 17 ottobre 2016

Emmaus: il cammino di due giovani di oggi

Capita giorno per giorno di incrociare la vita di tanti ragazzi, succede anche quando non lo si vuole e quando le condizioni non sono del tutto ideali. Arriva di trovarsi in cammino insieme, per direzioni diverse, in ricerche varie, ognuno per la propria strada. Succede che le vie si possono incrociare, è solo un momento, anche troppo veloce e passeggero, facile da lasciarsi scappare. Che occhi e che antenne sono chieste a chi svolge il difficile compito di educare. Proprio come quelle di Gesù che si accorge di quanto sta avvenendo nella vita di quei due di Emmaus dei quali incrocia la strada; fu solo un caso? Non credo.
Incontri ragazzi che nella loro infanzia ci avevano creduto veramente tanto in questa storia di Gesù, di Dio che ti ama e ti sta vicino; poi arriva l’adolescenza con tante domande, con il voler vedere e toccare, le cose non sembrano più come prima, ora è tutto più complicato. Meglio lasciar perdere e pensare ad altro, un Dio ormai “morto” e nascosto nel suo sepolcro sembra non servire più, e viene da pensare che fino ad oggi ci abbiano preso in giro su questa cosa di Gesù e compagnia bella, in fin dei conti c’è qualcuno che dice che è stato un truffatore, anche dei libri che raccontano che la Chiesa mente, ok ora è tutto finito. È ora di pensare a quello che conta veramente, i miei desideri, gli amici, il futuro.
Tutti questi giovani sono molto generosi, capaci di lasciare tutto per seguire chi dimostra di esserne degno; lo stesso entusiasmo che ci mettono è come un pendolo, così presto si può trasformare in delusione quando il tutto sembra finito. Ci sono tante promesse nel Vangelo, a volte sembrano che rimangano un po’ lì ferme, allora viene veramente voglia di fare come i due di Emmaus, tornarsene a casa.
Così capita di incontrare giovani che dopo tutto un cammino in parrocchia tornano come quelli di prima, come se nulla fosse stato detto o fato in questi anni di catechismo e animazione varia, presi anche un po’ in giro in modo beffardo da quegli amici che non avevano mai capito il perché continuavamo ad andare in Chiesa.
Ma succede qualcosa, li vedo questi ragazzi, prendere la strada che tanti già prima di loro hanno percorso. Eppure proprio su quella strada che già porta le orme di diversi cammini di abbandono, capita che si mischino anche le impronte di Gesù, come avviene sulla strada per Emmaus; quella strada impolverata, non è più detto che sia solo la via del ritorno a come si era prima, a una vita senza Dio, diventa un percorso nel quale si può e di fatto si incrociano nuovamente i passi del maestro, del Cristo ora risorto anche se non ce ne rendiamo conto. Proprio una cosa incredibile, il cammino di ritirata strategica dal cammino di fede e di sequela, diventa invece l’occasione dell’incontro con colui che Risorto era da noi sfuggito.
Ed ecco che dal nulla, anche un nulla che abita la nostra vita, spunta un viandante come tanti, non riconosciuto, che senza fermali in questa loro fuga, si mette con loro offrendo per ora solo un po’ di compagnia e di ascolto. Si informa sul perché il loro volto sia triste e così sembra essere anche la loro vita, non blocca quanto esce dal loro cuore, tutte le delusioni, le domande i dubbi che tanti dei nostri giovani hanno e che faticano nel trovare chi possa accoglierle senza per questo farli sentire giudicati.
Arriva poi anche il momento in cui il nostro viandante prende la parola, dopo aver tanto ascoltato, il suo aiuto è per fare una lettura corretta delle cose così come sono andate, un passo in più non usando solo gli occhi ma leggendo dentro gli eventi, mostrandone il loro senso.
Così questi due amici di Emmaus accettano di lasciarsi aiutare, così come i nostri ragazzi non sono chiusi in visioni ideologiche nei confronti della fede, non vivono rinchiusi in prese di posizione apriori come succedeva ai loro padri. Il cammino, che continua ad essere di fuga da Gerusalemme, pian piano diventa una rilettura di quanto accaduto con il significato che si porta dentro, un cammino che dal presente li porta verso il passato e quello che è avvenuto nella storia diventa messaggio di vita per oggi. Questo fa sì che anche tutto il buio, le paure, il dolore, possano cambiare colore. Il presente, senza il passato, può diventare solo disperazione e non può creare futuro. Ecco perché stavano scappando, ecco perché tanti nostri ragazzi seguono le stesse orme, occorre che come adulti, come Chiesa, siamo capaci di consegnare loro il futuro… c’è speranza.
Comincia a venir loro voglia di tornare indietro, ma ancora c’è un po’ di paura, la notte è vicina e camminare al buio è pericoloso, lo faremo domani. Tante volte i timori portano proprio a questo, rimandare a domani con il rischio che il bene non compia mai. Solo Gesù non ha paura, fosse per lui si continuerebbe a camminare, gli chiedono di fermarsi con loro e così accetta di abitare anche questa ultima paura che è rimasta, questo sostare indeciso senza una scelta fatta. Così si mettono a tavola e tutto si svela in quel pane spezzato e vino versato, la memoria della Pasqua celebra il passaggio decisivo nella vita di questi due giovani amici. Ora comprendono che è Gesù che ha fatto la strada con loro, ha pregato con loro e proprio ora nuovamente sparisce, ma non importa: c’è anche se non c’è più, so che esiste anche se non posso toccarlo, sento la sua Parola anche se è tornato il silenzio.
Le ultime paure sono vinte, fuori fa ancora buio, ma si mettono lo stesso in cammino, i pericoli sembrano scomparsi, così anche la stanchezza visto che si mettono a correre e la voce non manca, gridano a tutti che Gesù è risorto.

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