sabato 13 giugno 2015

Promosso!

Carissimo Luca, oggi sono proprio contento per te. Ti ho incontrato seduto sul divano in oratorio, occhi stanchi, sbadigliavi, qualcuno si sarà chiesto cosa tu avessi fatto la notte prima, non sapendo che ben altra era la sfida che avevi combattuto e vinto. Non ti curare di loro, anche Gesù è stato scambiato per un mangione e un beone, frainteso nel suo impegno, ma le sue opere e parole sono ancora splendenti oggi.
Era qualche tempo che ci si vedeva poco, chiedendo ai tuoi amici mi dicevano ridacchiando che eri a casa a studiare, accompagnando il tutto con un movimento della mano che i maschi lettori possono immaginare, ma tu a loro hai detto la verità anche se non sempre ti hanno preso sul serio. Non ti curare di loro, anche Gesù non è stato sempre preso sul serio e a volte lasciato solo dai propri amici proprio nel momento in cui aveva più bisogno, ma lui è rimasto fedele e ha continuato a voler loro bene.
Mi ricordo l’incontro fatto con te e tua madre, lei era molto preoccupata delle tue frequentazioni anche a causa dei tuoi voti e di come prendevi poco seriamente la scuola, mi ricordo l’impegno preso di fronte a lei di farcela, ricordo la fiducia e la libertà che chiedevi e come eri disposto a dimostrare di esserne degno. Come per Gesù, anche le tue parole non sono solo fiato, ma hanno avuto la forza di compiere quello che dicevano.
Lì seduto sul divano, penultimo giorno di scuola, ti ho chiesto come andava, mi hai detto: promosso! Sono stato contentissimo per te, per questa vittoria scolastica che porta altri significati oltre quello immediato.
Ti ho espresso il desiderio di vedere la tua pagella, non perché ne dubitassi, ma perché rappresenta un trofeo di cui vantarsi. Mi hai risposto che forse non era il caso visto che conteneva tutti e solo dei sei, ma a me non importava, un otto non avrebbe aggiunto niente al rispetto che già provavo per te, non avrebbe cambiato le sorti del tuo essere diventato più grande e più maturo. Gesù, seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. 
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere (Mc 12, 41-44). Il tuo impegno è come quello della vedova, il mondo ci abitua ai numeri e ci fermiamo solo al loro valore: un sei rimane sempre un sei. Non così per Dio, non così per me, alcuni dei tuoi sei valgono più degli otto di tanti altri.
Mentre parlavamo, uno che passava di lì ridacchiando si mise a prendere in giro la tua scuola, non ascoltarlo, lui di materie ne ha sotto due, e se anche la sua scuola fosse veramente migliore come dice, non toglie niente alla sua parziale sconfitta che gli brucerà per tutta l’estate, fatta di corsi di recupero ed esami finali. È invidioso, forse perché hai una cosa che a lui manca, la promozione e la vittoria di fronte a un mondo che di certo non tifava per te. Non gli portare rancore, parla così perché è stato abituato a pensarla così, ma si sbaglia, tu ormai lo hai capito che il tutto si gioca su un ben altro piano.
Ora goditi questa estate, non rinfacciare ma sottolinea a tua madre (se vuoi anche ogni giorno) la fiducia che hai dimostrato di meritare da lei. Ricorda ai tuoi amici che ti aspettavi da loro che capissero e appoggiassero il tuo impegno, gioendo per il tuo successo. Perdona e ama chi non riuscirà a stupirsi di fronte alla bellezza di quanto avvenuto.
Mentre spero che tu sappia dire a tuto il mondo che la fiducia nei giovani può essere anche ben riposta, mi aspetto che la prossima volta che ti vedrò sbadigliante in oratorio, spero di sentirmi raccontare di una notte passata in amicizia, divertendoti serenamente: te lo sei meritato.

A presto.

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