domenica 21 giugno 2015

La pecorella smarrita

Eravamo durante una giornata intensa di campo estivo, i ragazzi erano divisi in gruppi con età mista tra elementari e medie, alcuni animatori giovani si prendevano cura di loro impegnandosi nel servizio di animazione. Desidero raccontarvi di uno di giovani animatori.
Si chiama Gianluca, ha 15 anni, è alla sua prima esperienza nell’assistenza ai ragazzi. Un giorno gli viene data la responsabilità del gruppetto dei più piccoli delle elementari, occorre portarli a provare le taglie per trovare la maglia più adatto per loro. Sono poche rampe di scale che separano il locale a questo adibito da dove si trova con tutto il suo gruppo. Parte con sette bambini, li conta bene a modo, controlla chi sono e parte. Non siamo in caserma, i bambini sono soldati e lui non è un istruttore. Nel pur breve tatto occorre tenere gli occhi bene aperti e non mancano le situazioni per intervenire così da evitare problemi.
Finalmente arriva alla stanza predisposta per la consegna delle maglie, controlla che ci siano tutti, ma ahimè, era partito con sette ed è arrivato con sei. Chi manca. Li chiama nome per nome e l’identità dell’assente viene presto scoperta. Gianluca grida il suo nome e parte di corsa giù dalle scale.
Io non avevo seguito tutto dal principio e mi stupisco che come animatore responsabile sia sparito mollando lì i ragazzi. Quando ritorna gli chiedo spiegazioni del suo abbandono. Lui candidamente mi dice: “Mancava Morando, non so dove era, sono andato a cercarlo”. Come se niente fosse dietro di lui compare questo bimbetto ormai riportato sicuro nel gruppo.
Vedete non si tratta qui di far valutazioni riguardo all’età di questo animatore, all’esperienza che deve ancora farsi, all’opportunità o meno di certe cose. Io mi son semplicemente limitato a dirgli grazie, perché mi ha aiutato a comprendere meglio il Vangelo. In particolare una delle parabole centrali nel discorso che l’Evangelista Luca fa nel suo racconto del capitolo quindici.
"Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta". Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. (Lc 15,4-7)
I biblisti dicono che è una parabola “per assurdo”, vuole provocare la risposta del lettore, nessun pastore lascerebbe le novantanove nel deserto in pericolo per cercarne solo una smarrita. Eppure Gesù si presenta come quel pastore che fa questo pazzia, perché quella perduta, proprio perché perduta, è più importante di tutte le altre.
Non solo Gesù può agire di un amore così pazzo, ma anche Gianluca, il nostro giovane animatore. Quando ha notato l’assenza di uno dei piccoli affidato a lui, non ci ha pensato due volte, ha fatto di tutto per ritrovarlo, concentrando su di lui una attenzione totale, amorevole, unica.
Gianluca è il buon pastore del nostro Grest, molto di più di tanti bei proclami o corsi di formazione per insegnare come servire i più piccoli, la lezione l’ha data lui a me.
Non ha chiesto niente, non ha voluto medaglie o riconoscimenti né tantomeno quanto sto scrivendo. Quando tutti avevano provato le maglie, li ha ricontati, ha chiamato lo smarrito di prima per nome, ed è ripartito. Ha fatto così, perché tutto questo non è l’atto eroico di un momento, ma il suo modo abituale di amare e servire, gli sembra così scontato che si stupisce che qualcuno possa fare diversamente.
Grazie Gianluca, perché mi hai aiutato a comprendere meglio e nella verità una delle parabole di Gesù, perché sei stato di esempio a me, che come prete, sono chiamato ad essere immagine di Gesù pastore che tu sai incarnare in modo così normale.

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