Eravamo durante una giornata intensa di campo estivo, i
ragazzi erano divisi in gruppi con età mista tra elementari e medie, alcuni
animatori giovani si prendevano cura di loro impegnandosi nel servizio di
animazione. Desidero raccontarvi di uno di giovani animatori.
Si chiama Gianluca, ha 15 anni, è alla sua prima esperienza
nell’assistenza ai ragazzi. Un giorno gli viene data la responsabilità del
gruppetto dei più piccoli delle elementari, occorre portarli a provare le
taglie per trovare la maglia più adatto per loro. Sono poche rampe di scale che
separano il locale a questo adibito da dove si trova con tutto il suo gruppo.
Parte con sette bambini, li conta bene a modo, controlla chi sono e parte. Non
siamo in caserma, i bambini sono soldati e lui non è un istruttore. Nel pur
breve tatto occorre tenere gli occhi bene aperti e non mancano le situazioni
per intervenire così da evitare problemi.
Finalmente arriva alla stanza predisposta per la consegna
delle maglie, controlla che ci siano tutti, ma ahimè, era partito con sette ed
è arrivato con sei. Chi manca. Li chiama nome per nome e l’identità
dell’assente viene presto scoperta. Gianluca grida il suo nome e parte di corsa
giù dalle scale.
Io non avevo seguito tutto dal principio e mi stupisco che
come animatore responsabile sia sparito mollando lì i ragazzi. Quando ritorna
gli chiedo spiegazioni del suo abbandono. Lui candidamente mi dice: “Mancava
Morando, non so dove era, sono andato a cercarlo”. Come se niente fosse dietro
di lui compare questo bimbetto ormai riportato sicuro nel gruppo.
Vedete non si tratta qui di far valutazioni riguardo all’età
di questo animatore, all’esperienza che deve ancora farsi, all’opportunità o
meno di certe cose. Io mi son semplicemente limitato a dirgli grazie, perché mi
ha aiutato a comprendere meglio il Vangelo. In particolare una delle parabole centrali
nel discorso che l’Evangelista Luca fa nel suo racconto del capitolo quindici.
"Chi di voi, se
ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in
cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l'ha trovata, pieno di
gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice
loro: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si
era perduta". Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo
peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno
bisogno di conversione. (Lc 15,4-7)
I biblisti dicono che è una parabola “per assurdo”, vuole
provocare la risposta del lettore, nessun pastore lascerebbe le novantanove nel
deserto in pericolo per cercarne solo una smarrita. Eppure Gesù si presenta
come quel pastore che fa questo pazzia, perché quella perduta, proprio perché
perduta, è più importante di tutte le altre.
Non solo Gesù può agire di un amore così pazzo, ma anche
Gianluca, il nostro giovane animatore. Quando ha notato l’assenza di uno dei
piccoli affidato a lui, non ci ha pensato due volte, ha fatto di tutto per
ritrovarlo, concentrando su di lui una attenzione totale, amorevole, unica.
Gianluca è il buon pastore del nostro Grest, molto di più di
tanti bei proclami o corsi di formazione per insegnare come servire i più
piccoli, la lezione l’ha data lui a me.
Non ha chiesto niente, non ha voluto medaglie o
riconoscimenti né tantomeno quanto sto scrivendo. Quando tutti avevano provato
le maglie, li ha ricontati, ha chiamato lo smarrito di prima per nome, ed è
ripartito. Ha fatto così, perché tutto questo non è l’atto eroico di un
momento, ma il suo modo abituale di amare e servire, gli sembra così scontato
che si stupisce che qualcuno possa fare diversamente.
Grazie Gianluca, perché mi hai aiutato a comprendere
meglio e nella verità una delle parabole di Gesù, perché sei stato di esempio a
me, che come prete, sono chiamato ad essere immagine di Gesù pastore che tu sai
incarnare in modo così normale.
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