Ho conosciuto una ragazza di diciassette anni che come spesso
accade a quell’età, soprattutto se ben curata e truccata, ne dimostra di più, è
una che piace alla gente e sicuramente al ramo maschile; da qualche tempo ha
scoperto il mondo dei locali di lusso, delle discoteche da VIP, che frequenta
orami abitualmente in compagnia di uomini più grandi di lei. La cosa non è
chiaramente gradita ai genitori i quali faticano a capirne il motivo e
vorrebbero che uscisse con ragazzi più vicini come età alla sua, ma a lei quel
mondo piace, gente sofisticata, cene pagate, discussioni profonde. Le piace
essere ricercata e al centro dell’attenzione, e l’esserlo per gente anche più
grande di lei la gratifica e la fa sentire importante cosa che non accadeva quando
se ne stava con quelli della sua età, non vedeva niente di strano nell’uscire
con persone che senza volerlo erano state “stregate” dal suo fascino. Erano
diversi quelli con cui usciva, parlando con lei si capiva che non sentiva la
necessità al momento di sceglierne uno in particolare, non era un fidanzato
quello che cercava, lei stava bene così e basta e attendeva nuovamente il fine
settimana per immergersi in questo suo mondo del quale sembrava non poter più
fare a meno, nel quel sembrava non tanto cercare un “altro” ma sé stessa.
Mi chiesi cosa cercasse veramente nella sua vita che mi sembrava
tanto inquieta, quale desiderio premeva l’emergere di una seduzione che non
nascondeva come strumento delle proprie conquiste e come base della vita che
portava avanti, una vita lontana dai suoi coetanei che ormai si erano fatti una
certa immagine di lei non sempre positiva; tutto questo insieme all’uso del
corpo come strumento di comunicazione, con vestiti e cosmetici messi al posto
giusto per dire quanto non diceva apertamente ma che un maschio era ben capace
di cogliere. Cercava sé stessa in tutta questa “liturgia” costruita dove ognuno
aveva il proprio ruolo, ma non riusciva a trovarsi e questo le chiedeva sempre
e ripetutamente di continuare nella ripetizione continua degli stessi riti,
credo anche perché non ne conoscesse altri.
Questa amica, insieme alla sua storia, mi fece venire in mente
l’incontro che Gesù ebbe con la donna samaritana.
Giunge una donna samaritana
ad attingere acqua. Le dice Gesù: "Dammi da bere". I suoi discepoli
erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli
dice: "Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una
donna samaritana?". I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.
Gesù le risponde: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti
dice: "Dammi da bere!", tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe
dato acqua viva". Gli dice la donna: "Signore, non hai un secchio e
il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest'acqua viva? Sei tu forse più
grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i
suoi figli e il suo bestiame?". Gesù le risponde: "Chiunque beve di
quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell'acqua che io gli darò, non
avrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una
sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna". "Signore - gli
dice la donna -, dammi quest'acqua, perché io non abbia più sete e non continui
a venire qui ad attingere acqua". Le dice: "Va' a chiamare tuo marito
e ritorna qui". Gli risponde la donna: "Io non ho marito". Le
dice Gesù: "Hai detto bene: "Io non ho marito". Infatti hai
avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto
il vero". Gli rispose la donna: "So che deve venire il Messia,
chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa". Le dice Gesù:
"Sono io, che parlo con te". La donna intanto lasciò la sua anfora, andò
in città e disse alla gente: "Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto
quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?" (Gv 4,7-18.25-29)
Da questo racconto emerge una donna che ha carattere, tanto mi
ricorda l’amica della quale ho raccontato all’inizio, una donna alternativa che
non si piega facilmente alle richieste di quest’uomo incontrato per caso presso
il pozzo nel quale si reca come tutti i giorni ad attingere l’acqua ad un
orario alquanto insolito nel quale solitamente le donne del tempo sono
impegnate a fare altro. Una donna che sembra andare oltre e anche un po’ contro
a quello che era il suo ruolo scoiale del suo tempo, sicuramente una donna che
aveva fatto discutere alla luce anche di quanto Gesù poi rivelerà di lei.
Emerge il contrasto tra una sete che chiede sempre e continuamente
di essere appagata e che la riporta continuamente a quel pozzo, con un’acqua
invece capace di colmare e cambiare le abitudini giornaliere di una ricerca che
sembra non abbia mai fine, un’acqua che ha la promessa di dare sollievo facendo
star bene.
Tante sono le cose che queste due donne ricercano: amore, potere,
indipendenza…; ma la loro ricerca sembra inappagata, entrambe hanno tanti
spasimanti, tanti “mariti”, ne servono tanti come tanti sono i bicchieri di
acqua che usiamo quando continuamente ci viene sete, tanti come tante sono le
volte nelle quali i desideri emergono nella vita senza sapere bene come
rispondervi.
C’è un modo per placare questa sete, qualcosa che sappia
rispondere stabilmente alla ricerca di senso della vita che pesca in modo
sfrenato in tanti uomini che incontra? Sembra un vuoto profondo come il pozzo
presso il quale si reca per cercare un’acqua che non le dà la vera pace, presso
il quale cerca di colmare un desiderio ma attingendo con l’unico strumento che
ha, strumenti umani che sono quelli che il mondo mette a disposizione, lei ci
prova come può, ma sembra non trovare pace in questo.
Occorre cercare non le acque ma l’acqua vera, non accontentarsi
del resto, e in questo credo che Gesù abbia qualcosa da dire alla nostra
ricerca. Gesù è capace di annunciarci ogni cosa, di aiutarci a capire la nostra
vera ricerca camuffata dietro a tante altre cose, ci propone una via per
trovare insieme la risposta al nostro desiderio di felicità.
Anche noi come la Samaritana siamo invitati a
continuare il nostro cammino di amore ma in modo rinnovato, abbandonando per
terra l’anfora che è segno della vecchia ricerca per tornare a casa con
l’intuizione che veramente Gesù può avere qualcosa da dirmi anche se non mi dà
la soluzione a tutto.
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