Oggi sono molto dispiaciuto, un ragazzo mentre giocava in
oratorio è caduto e si è rotto un braccio. Qualcuno di voi mi dirà che certo ci
si rimane male, ma non è poi niente di tanto grave da contribuire a riempiere
questa pagina. Certo sono dispiaciuto perché l’ho visto sofferente, so cosa
dovrà passare perché anche io nella mia vita ho avuto due polsi rotti, poi è
estate, ma non è questo che mi lascia veramente addolorato; è stato l’arrivo di
uno dei suoi genitori in oratorio e il sentire tra le prime cose dette: “Così ti
sei giocato tutto”, riferendosi alle prossime imprese sportive.
Questo ragazzo è un bravo atleta ed eccelle nel suo sport,
ci tiene veramente tanto; i genitori sono giustamente orgogliosi di lui e si
fanno in mille perché possa avere tutte le possibilità per sfruttare le proprie
capacità in questo campo, lo seguono nelle partite, lo appoggiano, sono proprio
bravi; forse però tutto questo non è più solo un servizio fatto al proprio
figlio, ma è diventato anche un luogo di affermazione personale, lo capisco e
ci sta ma non a tal punto che lo spirito da allenatore passi davanti a quello
da genitore.
In fin dei conti si è rotto solo un braccio. Lo dico da
adulto ad adulti, di certo non lo dico a questo ragazzo, per lui giustamente
sembra crollare il mondo di aspettative sportive che si era fatto, già
sicuramente ne porta il peso senza il bisogno che questo venga ulteriormente
sottolineato; come adulti i nostri pesi ce li dobbiamo tenere per noi e
dobbiamo aiutare i nostri ragazzi a portare in modo sano i propri.
Allargando un attimo il discorso mi vengono in mente dei
discorsi fatti con alcuni ragazzi i quali mi raccontavano di loro partite
durante le quali si erano vergognati per le cose che i propri genitori dicevano
agli avversari o addirittura al proprio allenatore, qualcuno aveva provato
anche a farlo presente, ma inutilmente.
Ogni tanto quando i miei ragazzi giocano in casa vado a
vedere le loro partite, meno di quanto vorrei, ma forse meglio così, mi è
capitato di assistere ad una in particolare nella quale dagli spalti sono riuscito
a seguire tutte le cose dette dall’allenatore durante una partita che stava
andando male ed è finita peggio. Non credo che questo giustifichi quanto
sentito, io non sono un gran sportivo e non mi intendo di schemi tattici, ma
non credo si debba arrivare a demolire a tal punto la dignità di un ragazzo.
Frasi assassine del tipo: siete dei buoni a nulla, non valete niente, fate
schifo… e vi risparmio altre cose che si dicono ma è meglio non scrivere;
queste frasi non correggono ma uccidono il desiderio onesto dentro ad ogni
giovane. Certo hanno perso, hanno giocato male, non si sono impegnati, ma
questo non dice niente di quello che sono veramente né tantomeno ci autorizza
come adulti, chiamati ad avere un ruolo educativo nei loro confronti, a demolire
in tal modo il loro amor proprio.
In fondo è solo un braccio rotto.
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