Qualche giorno fa, al rientro di un gruppo di adolescenti da
una esperienza estiva, la madre di un ragazzo mi ringraziava per la possibilità
che avevamo dato a suo figlio di parteciparvi nonostante non avesse seguito
l’itinerario annuale di gruppo, così come di averlo accolto durante la
settimana di vita comunitaria fatta in primavera. Ho accettato volentieri questo
ringraziamento nonostante dentro di me non sentissi di esserne in debito,
infatti come ho cercato di comunicare loro credo che sia inevitabile offrire
cammini differenziati e diverse soglie di ingresso ai ragazzi considerando le
loro concrete aspirazioni; non credo debba esistere uno standard uguale per
tutti, ma una accoglienza che sia tale. Desidero però approfondire un attimo la
questione.
Oggi capita spesso di assistere nel campo dell’educazione
alla fede a una forte istanza che mira a personalizzare il proprio cammino
indirizzandolo a un ambito molto soggettivo; ci stiamo di fatto allontanando da
una visione passata che veniva impostata prevalentemente verso un riferimento
oggettivo agli insegnamenti della Chiesa. Sono nati così vari attributi riferiti
ai giovani del tipo: non vanno più a messa, non conoscono la Bibbia, non sanno
chi è Dio (nel senso di contenuti da catechismo); per rimediare c’è chi punta
fortemente a una evangelizzazione centrata sul far recuperare questo dato ormai
perso. Credo che pur rimanendo questo importante, non sia adeguato rispondere
alla ricerca delle giovani generazioni nata da una istanza soggettiva opponendo
quella oggettiva, mi sembra di voler chiudere un contenitore rotondo con un
coperchio quadrato.
Credo che l’errore non sia tanto nel voler rimanere fedeli
alla Tradizione e agli insegnamenti della Chiesa, essi rimangono tuttora validi
e necessari, ci parlano di una fede non solo nostra, ci legano alle altre
comunità sparse nel mondo e a una fedeltà che ci rende vicini a Gesù e al suo
evento di salvezza così come si è manifestato nella storia, continuando poi con
gli apostoli e le prime comunità cristiane. Proprio perché questa dimensione
risulta così determinante per la crescita e l’educazione alla fede, essa non può
limitarsi ad essere un semplice imparare a memoria cose dette da altri. In un
contesto complicato come quello attuale spesso siamo portati a vivere degli
estremi, l’ideale non è sempre praticabile, occorre spesso fare delle scelte di
campo cercando di fare il meglio che si può; capita a volte di aver di fronte
due aspetti determinanti del cammino che sono i contenuti e la persona, nel
caso si sia messi alle strette credo si debba scegliere la seconda, sapendo che
l’ideale sarebbe trovare un equilibrio praticabile ma purtroppo non sempre
raggiungibile.
Sognando e lavorando affinchè questo equilibrio possa
esistere ed essere perseguito, credo opportuno che riguardo a quelle parole di
altri che vengono insegnate, esse siano adeguatamente lavorate e inserite in un
cammino che le faccia diventare le “mie parole” e non più solo quelle di un
altro. Occorre insegnare ad usarle non solo in modo giusto, ma perché vengano
comprese, rielaborate e possibilmente anche riespresse con parole nuove.
Un ulteriore aspetto che mi è già capitato di trattare in un
altro mio intervento riguarda il prendere coscienza che oggi una cosa diventa
per me significativa non innanzitutto perché vera, ma perché centrale per la
mia vita; possiamo trovarci d’accordo sul fatto che non sia un approccio
ideale, ma non possiamo far finta che non sia così e continuare ad andare
avanti ciecamente. Ecco l’importanza di un annuncio che sappia coniugare verità
e al contempo rivoltare la vita, in questa direzione vanno certamente tante
delle proposte ed esperienze varie promosse in ambito pastorale.
Credo che le conclusioni per chi è impegnato nel campo dell’educazione alla fede si possano trarre da sé, e questo possa aiutare anche chi vive il proprio servizio in situazioni difficili.
Credo che le conclusioni per chi è impegnato nel campo dell’educazione alla fede si possano trarre da sé, e questo possa aiutare anche chi vive il proprio servizio in situazioni difficili.
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