In ambito educativo succedono anche cose buffe, alcuni modi
di fare che fanno sorridere e che ci fanno passare da esperti educatori a
semplici scolaretti, questo ci ricorda che in questa arte non si è mai degli
arrivati, ma sempre scopritori; per questo una certa “giovinezza” è qualità
necessaria per mantenere vivo lo spirito di ricerca e aiuta inoltre a non
prendersi troppo sul serio.
Subito alla fine delle scuole si attivano in tanti luoghi
diverse forme di campi estivi residenziali che assumono diversi nomi;
solitamente quelli portati avanti dagli oratori riunisco numerosi bambini e
ragazzi insieme a giovani delle superiori più o meno desiderosi di assisterli
in giornate ricche di giochi attività ed altro.
Proprio al termine di una di questi giorni, ci siamo
ritrovati riuniti adulti e giovani assistenti, per un incontro in cui fare un
po’ di revisione. In questa occasione mi ha fatto sorridere l’ascoltare come i
giovani animatori si lamentavano dei loro piccoli assistiti considerati troppo
inclini al disordine e alla disobbedienza; poco dopo passata la parola è stata
la volta degli educatori adulti presenti lamentarsi degli assistenti ritenuti a
loro volta poco collaborativi. Sorrido perché viviamo di questo continuo
cortocircuito indipendentemente dall’età che abbiamo, la difficoltà ad
accogliere l’altro; so che non sempre quelli con cui ho a che fare si comporta
bene, ma certo non posso partire a giudicare unicamente da me e dalle mie aspettative;
un bimbo di dieci anni non posso trattarlo come uno di quindici, se lo faccio
inevitabilmente sarò poi frustrato; questo quindicenne non è come uno di ventidue,
capisco di dire una cosa banale, capisco che possa venire così da lamentarsi;
cosa fare? Occorre saper legare giuste aspettative all’incontro e alle attività
attenti a chi abbiamo tra le mani.
Ad inizio di questo campo estivo abbiamo fatto una Messa con
tutti, forse non è il modo giusto per cominciare, comunque non è questo su cui
voglio riflettere, ma sulla reazione di una mamma presente. Eravamo tutti in
chiesa, duecentocinquanta tra bambini e ragazzi più un centinaio di giovani
animatori; lascio alla vostra immaginazione il come possa essere andata,
comunque una delle mamme presenti alla fine ha condiviso con me come fosse
rimasta negativamente colpita dalla poca attenzione e dal clima creatosi.
Concordo certamente con lei che oggettivamente le cose sono andate proprio così,
ma mi sono sentito di dirle che a mio parere era andata bene. Come mai questa
diversità di interpretazione? Io ho valutato non solo l’oggettività di quanto
successo, ma anche il contesto concreto fatto di bimbi piccoli, di persone che
non andavano a Messa da chissà quanto tempo, le aspettative di gioco
momentaneamente contenute nei banchi della chiesa, e così via; nel contesto del
tutto credo ancora sia andata bene.
Allora Gesù si rivolse
alla folla e ai suoi discepoli dicendo: "Sulla cattedra di Mosè si sono
seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono,
ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano
infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della
gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. (Mt 23, 1-4)
Allargando il discorso sopra introdotto, mi chiedo se quando
proponiamo le cose ci soffermiamo a mettere al centro le persone e non tanto
l’evento in sé, se non capita a volte di sovraccaricarsi di aspettative e
richiedere atteggiamenti che noi stessi non siamo disposti a portare, eppure lo chiediamo agli altri.
Mi dispiacerebbe che quanto dico fosse interpretato come un
invito a fare proposte poco profonde o ad accettare comportamenti non adeguati
alle circostanze. Credo anzi che sia necessario continuare a puntare verso ciò
che è bene, bello e vero anche se impegnativo, farlo però usando tanta
misericordia ed esercitandoci insieme agli altri in questo cammino di crescita
che ci vede insieme educatori ed educandi sulla stessa barca.
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