mercoledì 14 ottobre 2020

Adolescenti e mascherina

La mascherina è diventata obbligatoria anche all’aperto. Durante una passeggiata sotto i portici, mi ha fermato un signore anzianotto e facendo due chiacchiere, il discorso è finito sul Covid, le attuali misure di controllo e gli adolescenti che non le rispettano. Posto che non sia solo un problema degli adolescenti, pochi metri più in là al bar, o in un angolo della strada, tranquillamente adulti senza mascherina e senza distanziamento continuano le loro chiacchierate; posto che questo anziano amico mi ha detto che ha ripreso giovani “smascherati”, ma non ha fatto altrettanto con gli adulti; vorrei soffermarmi sulla questione adolescenti vs. mascherina e altro.
Sì la mascherina è obbligatoria, sì è un modo per limitare la diffusione del Covid, sì è un segno di rispetto e attenzione verso gli altri. Non è la teoria in questione, ma la pratica e i messaggi contradditori che lanciamo.

In questi giorni è arrivato anche il divieto di praticare sport di contatto a livello amatoriale. Il messaggio è quindi questo: cari adolescenti siete liberi di uscire, girare, stare insieme senza orari, ma: dovete avere sempre la mascherina, non potete avvicinarvi agli altri più di un metro, non potete andare in due su una bici, non potete abbracciarvi, non potete scambiarvi il cellulare, non potete giocare a calcio pallavolo, basket, non potete organizzare delle feste… semplificando: quando state insieme non potete stare insieme. 

Le indicazioni delle norme sono giuste e chiare, ma sono pensate per gli adulti, i ragazzi per statuto sono ancora immaturi, non pienamente responsabili delle proprie azioni, hanno una propensione al rischio spiegata da una ancora non piena maturazione della corteccia profondale, hanno sete di relazioni come spinta ed esigenza evolutiva come una necessità biologica e psichica che si impone loro e della quale non possono fare a meno se non chi attraversa disagi evolutivi. Insomma la dico grossa: gli adolescenti non sono in grado di rispettare le norme così come a volte pretendiamo da loro.

Credo che con questa cosa bisogna farci i conti altrimenti gli irresponsabili non sono i ragazzi ma noi adulti; non lo fanno perché sono cattivi e perché non lo volgiano fare, ma perché per loro è proprio difficile e in alcuni casi non possibile, è impensabile, assurdo che venga loro chiesto di vivere in certi modi, altrimenti tanto vale tenerli a casa. 

Non sto dicendo di lasciar perdere, sto dicendo che occorre entrare però in una nuova mentalità che è quella di pensare bene di loro, non trattarli con stizza quando li vediamo disubbidire a queste norme, entrare in empatia con quello che stanno vivendo e come sia difficile per loro affrontare un cammino evolutivo in un contesto del genere dove le norme remano contro, avere tanta pazienza dicendo e ridicendo loro le cose, spiegando cosa c’è in gioco.

Come adulto capisco le fatiche ad assumere questo atteggiamento educativo, ma dico anche che se non siamo disposti a fare questo, per evitare di far danni, o tacciamo o li teniamo a casa. 

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