Durante una delle ultime riunione con
capi scout in preparazione a un campo con ragazzi dell’ultimo anno di reparto
(15 anni), tra le tante cose discusse è saltato fuori un tema trasversale con
il quale alla fine, chiunque organizza attività per adolescenti, si trova ad
affrontare: il cellulare lo facciamo portare o no? Il confronto ha portato a
trovare un compromesso tra prospettive diverse, il tutto abbastanza velocemente
poiché non poteva essere trattato con tutte le conseguenze del caso, del resto
non sempre è possibile fermarsi adeguatamente a valutare tutte le variabili del
caso.
Nonostante abbia già trattato di
argomenti simili in un altri miei articoli[1],
siccome ora ho un po’ di tempo, provo ad entrare dentro questo argomento
allargandolo al vasto mondo del web, non tanto per esaurirlo né per darne
soluzioni, ma piuttosto, secondo il mio solito, per darne una prospettiva di
approccio diversa.
Per arrivare al succo, credo che di
fronte al fenomeno “internet” che sembra tanto preoccupare gli adulti quando
assorbire i giovani, uno dei modi per sostenere un cammino di crescita evitando
estremismi, sia come adulti di riconoscere le opportunità nate intorno a esso e
aiutare i ragazzi a crescere nello spirito d’intraprendenza e inventiva che ne
può venire. Questa mi sembra una risposta più sensata rispetto quella di mirare
al semplice controllo coercitivo dell’utilizzo e dell’accesso al mondo del web,
così come faceva la madre di un ragazzo della mia parrocchia che esasperata per
il tempo passato dal figlio su giochi online, s’improvvisava “elettricista” e
staccava la linea, facendo letteralmente impazzire il nostro amico giocatore.
Non mi permetto di entrare nelle dinamiche familiari ben più complesse di
quanto da me rappresentato con questo esempio, ma credo comunque che i nostri
ragazzi si meritino qualcosa di più che non azioni che mirano a reprimere un
loro comportamento.
Diversamente da quanto è oggetto di
tanti discorsi tra adulti, il tempo che gli adolescenti passano su internet non
è buttato via o semplicemente “tolto” a tante altre cose più importi come lo
studio, non è tutta spazzatura quella che gira sui social. Occorre come adulti
diventare appassionati anche di questo pezzettino di vita dei nostri ragazzi,
come lo siamo di tanto altro. Seguiamo con apprensione i cammini scolastici,
andiamo a informarci dai professori, cerchiamo aiuti di sostegno in caso di
difficoltà, sappiamo quali sono i punti deboli dei nostri ragazzi. Tifiamo per
loro nelle varie avventure sportive alle quali partecipano, li guardiamo
adoranti intravvedendo il successo che potranno avere, ci teniamo informati
sugli ultimi sviluppi di campionato, compriamo tutto il necessario che serve
affinché abbia successo il loro impegno. Ascoltiamo estasiati le melodie non
sempre ben intonate che escono dal loro strumento appena iniziato a maneggiare,
acquistiamo e ci appassioniamo a musica che mai avremmo messo nel nostro
repertorio se non fosse che nostro figlio la suona, lo seguiamo nei vari saggi
musicali che accompagnano questa avventura. Quando invece il luogo frequentato
è internet, i social network, o il cellulare, si ricevono indietro sguardi
smarriti e se chiedi conto ai genitori di come viene passato il tempo dei
ragazzo occupato in quel modo, non sanno rispondere e si chiudono quasi in difesa
come se gli venissero chieste capacità che non gli devono competere visto che
alla fine si tratta di una perdita di tempo. Non sempre siamo consapevoli che
nostro figlio, anche se a casa, può essere da un’altra parte grazie ai mezzi
comunicativi di oggi, non è detto che sia sempre al sicuro solo perché in
questo momento si trova fra le calde mura di casa.
Cosa hai fatto oggi? Com’è andata a
scuola? La partita? Hai imparato una nuova canzone? Sono tutte domande abituali
nel dialogo educativo. Dovrebbero diventarlo anche: com’è andata su internet
oggi?
Mi sembra di sentire già qualcuno dirmi
che non gli sembra il caso di essere così ingerenti nella vita dei nostri
ragazzi, altri che non ne vale la pena visto che riceverebbero la stessa muta
risposta che altre nostre richieste hanno riguardo gli eventi capitati nella
giornata dei nostri ragazzi, chi mi direbbe che non è il caso o non ha il tempo
di mettersi lì a sedere accanto al figlio per navigare con lui. Eppure credo
che domande simili a quella precedente possano essere utili per capire come un
ragazzo si colloca di fronte al variegato mondo del web, quali scelte fa, come
vi si colloca, i gusti che sviluppa, il futuro che crea.
In base alle frequentazioni e alle
attività che il nostro giovane porta avanti, sarà utile “integrare” le nostre
domande di rito e prevedere, accanto a quelle abituali, di chiedere: com’è
andata oggi su internet? Cosa hai fatto oggi nelle tue diverse navigazioni? È
successo qualcosa di cui vorresti parlare? Hai imparato qualcosa di nuovo? Se
dovessi dare un voto alla tua giornata virtuale, quale sarebbe?
Non m’illudo che sarà facile ottenere
risposte facili da interpretare, come del resto lo è anche per tanti altri
campi della vita dei nostri ragazzi, so anche che è solo un piccolo passo
all’interno di un percorso e di un mondo bene più complesso di questa breve
mappa di cui possiamo equipaggiarci. Nonostante tutto, credo sia un inizio per
aprire un dialogo e offrire così all’adolescente la possibilità di affrontare
insieme alcune questioni che potrebbero essere complicate o centrali per la sua
vita ancora in sviluppo.
Rispetto quindi a come abbiamo
cominciato questo articolo, la svolta proposta, è di passare da una logica di
controllo e di divieti, a una basata sulla relazione e l’interessamento, che
possa ridare autorevolezza alla presenza dell’adulto accanto alla vita di un
giovane. Avremo forse la possibilità di intravvedere, come anche il mondo
virtuale possa offrire aiuti a superare alcune esigenze evolutive tipiche
dell’età, così da essere un alleato al compito educativo e non un nemico.
Comprendo la fatica nel compiere questo
cambio di mentalità, sono consapevole infatti anche delle cose tristi che
girano in rete, ma so che lasciare questo mondo a se stesso isolandolo dal
resto, non serve ad aiutare la crescita dei nostri ragazzi, non fa bene a loro
e neanche a noi.
Io per primo condivido l’ansia di tanti
genitori ed educatori, che sognano per i propri ragazzi relazioni vere, sono
dispiaciuto di vedere la fatica delle relazioni reali a nascere e fiorire.
Eppure attraverso questa fatica sono qua ora a portare a tutti la possibilità,
che per il bene dei nostri ragazzi, può venire dal mondo virtuale,
nell’accompagnare le loro ricerche, gestire un corpo non sempre all’altezza dei
propri desideri, trovare altri coetanei a cui legarsi senza il controllo dei
propri genitori o di altri adulti.
Sono concorde con quanti propongono di
concentrarsi piuttosto sulla prevenzione dei vissuti scorretti che possono
nascere da una frequentazioni errata di internet, si tratta di allearsi per
introdurre forme di sostegno a un sano uso dei social, sapendo valorizzare le
tante opportunità di riconoscimento che questi strumenti offrono anche dal
punto di vista di una propria realizzazione professionale oltre che personale.
Nessun commento:
Posta un commento