Chi mi segue, avrà già sentito dire che in questa nuova
epoca delle relazioni tra i giovani e gli adulti, questi ultimi non possono più
oggi basare la propria funzione su metodi che mirano all’esercizio di un
controllo basato sull’autorità e le punizioni, anche i divieti fini a sé stessi
del tipo “è così e basta” scricchiolano nella loro forza. Con quanto scrivo non
voglio neanche affermare o appoggiare che rimanga solo da portare pazienza,
giustificando in tutto l’operato degli adolescenti difendendoli a spada tratta.
Quindi cosa rime da fare?
Il mio invito a tutti coloro che hanno a che fare con il
mondo dei ragazzi, è quello di sforzarsi di “comprendere” in modo autentico,
che non è scusare sempre i loro atteggiamenti, ma riflettere con loro per
aiutarli a capire le conseguenze dei loro gesti, su di sé e sugli altri, in
questo da soli fanno fatica. Questo prevede anche il saper dire di no
evidenziando gli errori compiuti, senza fermarsi a questo ma dandone ragione
consegnando loro i motivi e le evidenze concrete che sostengono il nostro
intervento correttivo. Tutto questo con la grande attenzione che nella
comunicazione e nell’intervento correttivo, emerga che si sta intervenendo sul
comportamento, sull’azione sbagliata, il che non corrisponde al fatto che loro
siano dei falliti, inoltre è spesso utile non limitarsi a dire “no” ma offrire
anche alternative da percorrere o per esprimere una ricerca che può rimanere
giusta e bella.
Non si tratta quindi di giustificare, ma di comprendere il
comportamento della persona. Nella dinamica della fede cristiana, si potrebbero
trovare in questo, legami con la dinamica del “perdono”, esso non richiede di
legittimare l’azione sbagliata dell’altro, ma sentire quanto passa nel cuore
della persona che è lì davanti. Incontro tanti giovani che cercano di fare del
loro meglio così come è ora possibile, nonostante ciò capita che sbaglino
ugualmente.
Quando quindi dico che occorre comprendere gli adolescenti,
è perché occorre partire dando loro fiducia, accettando che sia realmente
possibile che uno faccia del proprio meglio nella vita che è condizionata dai
limiti e dal peccato che ciascuno si porta dietro, così che i comportamenti
saranno frutto anche di tutto questo.
Comprendere è perdonare e rinunciare al proprio
risentimento, lì dove un ragazzo ha fatto del proprio meglio; come adulti
occorre lasciare perdere il rancore e la rabbia che vengono dal confronto con
tanti atteggiamenti urtanti che cogliamo nei giovani. È una cosa da fare non
solo per il bene dei ragazzi, ma anche per quello di no adulti, non ci fa bene
rivangare sempre quanto accaduto in passato.
Il perdono ci porta a superare i modelli ideologici con i
quali si muove solitamente la società di oggi, spesso più orientata alla
vendetta o al risarcimento. Capita che ci facciamo guidare ancora dalla “legge
del taglione” mentre Gesù ci chiede di superare questa giustizia retributiva.
Nella parabola del “padrone che condona il debito” (Mt 18,23-27), incontriamo
un uomo che non abolisce ciò che sarebbe giusto, ma si assume in proprio il dovere
dell’altro, la mancanza del servo. Così facendo va ben oltre quanto il suo
sottoposto si sarebbe aspettato, infatti aveva chiesto solo di portare pazienza
nulla di più, invece ottiene in cambio il condono di quanto dovuto. Facendo
così il padrone regala futuro, una nuova prospettiva che permette al servo di
ricominciare una vita nuova, è così che anche il suo presente concreto riceve
un valore nuovo, cosa che non accade lì dove perdono e comprensione non ci
sono.
Occorre che come adulti teniamo presente, che oggi nei
giovani è forte il sentimento di preoccupazione di poter deludere le
aspettative delle persone alle quali sono legati, per questo mai come oggi il
sentimento di vergogna rappresenta uno degli elementi più destabilizzanti nella
vita di un adolescente. Essa viene non tanto dal sentirsi in colpa perché un
comportamento non è allineato con quanto richiesto, ma piuttosto dal non
sentirsi all’altezza delle tante aspettative che nell’infanzia sono state
portate sopra di lui e con le quali è cresciuto, nel passaggio dal sentirsi
coccolato e protetto, a quello di essere ora messo alla prova da un mondo che
non riconosce più facilmente, come facevano i genitori, la propria bellezza e
potenzialità.
In questo passaggio caotico dall’infanzia alla
giovinezza, dove è in agguato il sentimento della vergogna, i ragazzi sono
profondamente alla ricerca di figure educative adulte che sappiano accogliere e
accompagnare questi passaggi tanto delicati, che rendano ragione delle fatiche
che ci sono a crescere nel mondo d’oggi, che sappiano riconsegnare loro la
speranza nel futuro senza lasciarli soli.
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