mercoledì 8 novembre 2017

L’educatore credibile

Oggi il ruolo dell’educatore nelle sue varie accezioni, è messo in discussione anche dal fatto che non dipende più in primo luogo da un posto occupato da qualcuno, ma innanzitutto dal suo essere affidabile, credibile, fidato. Ci stiamo dentro un po’ tutti: inseganti, genitori, preti, allenatori, animatori di varia natura e chiunque da adulto si pone in una relazione di aiuto e assistenza nei confronti di chi è più giovane. Considerando ciò, diventa quindi determinate il come spuntarla, come riuscire a interpretare il proprio ruolo, quali direttrici tenere.
Oggi i punti di rifermento dei giovani sono tanti, i modelli presentati loro e scelti non sempre sono il massimo dell’esempio da seguire, rimane però che quando c’è da affrontare qualcosa di importante, un dubbio o una scelta fondamentale, i riferimenti diventa altri; chi prima sembrava poco considerato viene recuperato nella propria autorevolezza e si scopre così che non l’aveva mai persa. In un mondo che non sempre tratta bene chi è onesto, rispetta le regole, mantiene la parola data, proprio costui che sembra tanto lontano dal modello ideale perseguito oggi, diventa un educatore di riferimento credibile anche nelle cose che ad oggi rientrano tra quelle incerte, prima fra tutte la religione.
Dietro ai valori spesso oggi messi in discussione, si trova un’oggettività di riferimento ormai dimenticata, essa fatica a essere riaffermata e accolta in un mondo che ha proprio cambiato modo di pensare. Eppure quegli stessi valori, possono oggi essere riconsegnati con il proprio spessore, attraverso la parola, la testimonianza e l’esempio di coloro che con la propria credibilità li sostengono. Da qui l’impegno per una Chiesa fatta di persone coerenti, oneste, buoni cittadini, bravi cristiani. Se oggi l’istituzione in sé ha perso di riferimento, lo può recuperare solo grazie a chi ne fa parte.
Tutto questo però non basta, non è sufficiente una vita personale integerrima, occorre anche la capacità di farla entrare in contatto con l’esistenza dell’altro attraverso l’instaurarsi di una sana e bella relazione di accompagnamento, così che anche l’essere affidabili e punti di riferimento non è una cosa che si possa spendere con tutti, ma è anch’essa soggetta a un’opera di riconoscimento dell’altro.
Io lo sperimento ogni giorno, nel mio essere in mezzo ai giovani non è più sufficiente lo spendere il mio “essere prete”, inoltre anche quando riesco attraverso esperienze e incontri a entrare in contatto con la vita del gruppo e dei singoli mostrando loro la mia vicinanza, non per forza sono accolto e quanto questo avviene non lo è allo stesso modo da parte di tutti. Io sono sempre lo stesso, ma quanto nasce può essere soggetto a notevoli variazioni. Capite quindi l’impegno del cammino di chi non tanto è, ma vuole essere educatore, la fatica, i malintesi che posso nascere, gli errori di comunicazione. Essere educatori è rischioso.
Un primo modo per accrescere la propria credibilità e quello di essere in grado di rispondere in modo adeguato alle richieste che ci vengono fatte, è necessaria quindi una certa competenza e anche il saperla mettere in pratica nelle situazioni concrete che capitano o che ci vengono consegnate. Non basta sapere ciò che è bene o male, ma saper tracciare un sentiero all’interno di una vita che non sempre percorre l’ideale e che chiede ugualmente di essere aiutata. È di chi dice: vengo da te perché so che sei informato sulla cosa e in passato hai dimostrato di sapertela cavare.
Un altro modo, interessante all’interno di un mondo con una cultura pluralista, è la coerenza di vita, essa viene non solo dal professare bei valori ma dal riuscire a creare coerenza con la propria esistenza. È così possibile che anche chi non condividere i miei valori, possa ugualmente individuare in me una persona degna di fiducia. È di chi dice: io non condivido i tuoi valori, ne ho altri, però ti ammiro perché dimostri di essere coerente con quello in cui credi. Ci sono aspettative da parte dei ragazzi verso la Chiesa e chi ne fa parte, per incontrare adulti coerenti e credibili, in particolare nel vasto campo della giustizia sociale tema verso il quale i giovani dimostrano die essere molto attenti.
Un terzo modo va oltre al fatto che uno sia competente e sappia fare le cose, oltre l’energia che dimostri di mettere nella coerenza della tua vita. È un aspetto che chiama in causa una relazione reciproca, un sentirsi accolti in modo disinteressato e per questo liberi di rispondere allo stesso modo. È di chi dice: io credo in te perché ti voglio bene e so che tu vuoi il mio bene.


Nessun commento:

Posta un commento