Capita spesso che alcuni gruppi usino per comunicare
rapidamente fra di loro strumenti di messaggistica istantanea; è successo anche
a un gruppo di ragazzi di terza media che insieme ai propri educatori se ne
servivano per tenersi aggiornati sulle novità. Purtroppo l’utilizzo di questi
mezzi non è senza rischi tipici di una comunicazione non diretta, tante volte
gergale, ma che però rimane scritta, un modo di comunicare con il quale tutti
dobbiamo ancora prendere un po’ le misure.
Per tornare comunque al caso di cui vi voglio parlare, un
giorno è successo che da un gruppo formato su una delle piattaforme più famose
di messaggistica istantanea, una delle componenti uscisse senza dirne il
motivo, immediatamente tutti cercarono di capire il perché, non esisteva una
ragione specifica e immediata, ma più una serie di fattori che pian piano
vennero a galla con il contributo di tanti. Purtroppo il discorso degenerò
scadendo in una sfilza di parole fuori luogo e offese più o meno dirette alla ragazza
uscita che, in quanto tale, non poteva neanche rispondere. Il tutto non rimase
a sua insaputa e neanche a quella dei genitori e degli educatori che faticarono
a fermare l’escalation che si era innescata.
Non intendo discutere riguardo tutte le cose oggettivamente
sbagliate scritte nei vari messaggi e l’evidente inopportunità del tutto, mi
permetto invece di entrare nel merito di come la cosa è stata vissuta dagli
adulti di riferimento e dai ragazzi.
I genitori solitamente si trovano in difficoltà ad affrontare
simili aspetti, sia per via del mezzo di comunicazione che prevede modalità e
conseguenze diverse da quelle a cui si è abituati, sia perché scatta un non so
che di istinto materno e paterno del preservare la reputazione dei propri
figli, assumono così atteggiamenti poco “adulti” in difesa sfrenata dei propri
figli e contro quelli degli altri.
Poco dopo il tutto capitò di incontrare i genitori e ci si
chiedeva cosa si potesse fare. Credo importante sempre cercare di impostare il
confronto partendo dall’oggettivo, dai fatti successi, valutandoli, senza per
questo cadere nel giudicare le persone. Insieme a questo, è sempre bello
mostrare l'occasione preziosa da cogliere, quella di poter discuterne insieme
con i propri figli, non partendo dall’astratto, o dal moralistico, ma da una
situazione concreta che permette di entrare nel vivo riguardo l’uso dei social
network. Spesso dietro occasioni critiche, si può cogliere la possibilità di
farne occasioni di crescita nel dialogo e nell'ascolto.
Come successo con i genitori, anche per gli educatori non è
stato semplice, li ho trovati presi in contro piede, anche quelli più giovani
che ritenevo più vicini per età e sensibilità al gestire certe cose in un certo
modo. Ho colto in loro la capacità di prendere seriamente la cosa, ma poi di
lasciarsi un po’ spaventare dal tutto, il che ha reso difficile per loro
cogliere l’opportunità che ora era messa in campo, quella di parlare della cosa
con i propri ragazzi, partendo dalla loro vita. Nonostante provassi a spiegarmi,
li vedevo rimanere perplessi e poco propensi a cogliere al balzo questo momento
di prova, per farne una occasione di riflessione e di annuncio di un modo
diverso e possibile di gestire il tutto; la permalosità è un grosso rischio per
chi si mette a fianco dei giovani, rischia di far perdere il filo della
relazione.
Usando una metafora calcistica, alla fine del primo tempo in
vantaggio si trovavano i ragazzi, come capita spesso essi passarono l’esame e
si dimostrarono all’altezza quando fu l’ora di affrontare la cosa, lo fecero
con modi meno violenti di quelli usati dai propri genitori e con la sufficiente
serenità mancata invece agli educatori.
Visto lo spaesamento degli adulti di riferimento, decisi di
intervenire io, venne l’occasione di ritrovarsi insieme per l’incontro
settimanale con i ragazzi, non dubitavo del loro desiderio di parlarne, del
resto lo avevano espresso chiaramente anche nei messaggi scambiati. Sicuro che
i nostri ragazzi sono capaci molto più di perdonarsi rispetto a quello che sappiamo
fare noi adulti, non ero preoccupato del clima che infatti si rivelò disteso.
Al centro cercai di mettere non i litigi personali fra i singoli, ma la forza
del gruppo e l’occasione che offre di risolvere e curare certe ferite. Insieme
mostrai il grande contrasto che era emerso tra il forte desiderio di amicizia e
fraternità e la difficoltà poi a farsene portatori; feci così ascoltare, con
tanto di testo, una canzone del Sermig: “Resta Padre”.
Resta Padre
Testo: E. Oliviero - Musica: M. Tabasso
Padre Nostro che sei nei cieli,
Tu sei Padre e noi siamo figli.
Ma tra di noi non siamo fratelli
e usiamo invano il tuo nome.
In cielo e in terra vuoi offrirci il tuo regno,
ma noi la fratellanza la viviamo
rubando, affamando,
violando e uccidendo.
Ti chiediamo il pane quotidiano,
ma poi non lo distribuiamo,
Ti chiediamo il perdono
e abitiamo poi con l'odio
Tu continui a mostrarti Padre
perché.
Tu sei Padre e noi siamo figli.
Ma tra di noi non siamo fratelli
e usiamo invano il tuo nome.
In cielo e in terra vuoi offrirci il tuo regno,
ma noi la fratellanza la viviamo
rubando, affamando,
violando e uccidendo.
Ti chiediamo il pane quotidiano,
ma poi non lo distribuiamo,
Ti chiediamo il perdono
e abitiamo poi con l'odio
Tu continui a mostrarti Padre
perché.
Perché tu sei Padre e noi siamo
figli,
e possiamo riflettere il tuo Amore.
Padre Nostro resta Padre
converti il nostro cuore.
E aiutaci a non abituarci
all'odio che fa male più del male.
La bellezza che ci offri
sciolga il cuore duro
e ci faccia vivere fratelli
tra noi.
e possiamo riflettere il tuo Amore.
Padre Nostro resta Padre
converti il nostro cuore.
E aiutaci a non abituarci
all'odio che fa male più del male.
La bellezza che ci offri
sciolga il cuore duro
e ci faccia vivere fratelli
tra noi.
La promessa che rimane è, che pur nei nostri limiti e dispute, rimaniamo figli capaci di riflettere amore, anche lì dove sembra regnare l'odio e l'egoismo, rimane un Padre che ci chiama a una vita migliore, a servizio di questa vita ci sentiamo come educatori; questa la speranza da consegnare alla vita dei ragazzi, riflettere amore. Se anche capita spesso di dover attendere anni, di versare qualche lacrima, non ci molliamo e chiediamo a Dio di non abituarci a un mondo che funziona con altre logiche, l'impegno a offrire a tutti i giovani una alternativa possibile al solito su cui si rischia di adagiarsi.
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