lunedì 14 marzo 2016

Cambiamento radicale

Una cosa successa di recente, mi è di aiuto per riprendere in mano i motivi per i quali ho iniziato la mia ricerca e l’esistenza di questo blog. In sintesi si potrebbe indicare come nella necessario conversione che, come mondo adulto, ci viene chiesta nel modo di leggere la situazione giovanile e di approcciarci ad essa. Probabilmente non scriverò niente che non abbia già pubblicato, ma è una cosa così centrale e che continuo a trovare e vedere in giro, che non mi stancherò mai di ripetere.
Durante un incontro nel quale erano radunati educatori, mentre stavamo trattando del rapporto con i ragazzi e del riprendere in mano il progetto educativo, salta fuori un foglio con la sintesi di incontri precedenti fatti con i genitori, chiamando anche alcuni “esperti” per farsi aiutare in questo cammino. Al documento in oggetto era stato dato come tiolo “La situazione giovanile”, il tutto era nato dal voler affrontare la condizione attuale del mondo dei ragazzi di oggi, spesso vissuta dagli adulti con sofferenza.
Leggendo la sintesi, mi venne una grande amarezza, si trattava di una sfilza di note che sottolineavano le fatiche e gli errori commessi dai nostri ragazzi: si stancano presto di ogni cosa, hanno personalità multipla, dipendo dal giudizio degli altri, non sanno che cosa vogliono, non prendono posizione, usano male le nuove tecnologie, non vedono futuro, ecc.; la cosa continuava ben oltre quanto mi sono limitato a riportare.
Il mio sentimento non nasceva dal fatto che le cose scritte fossero sbagliate, ma da una analisi che era faziosamente parziale, che segue nei modi di esprimersi le mode che hanno solitamente i mass-media di parlare di queste cose, o di chi vuole fare spettacolo e bella figura. A mio parere il titolo del documento di cui parlo andava corretto, il tutto non rappresentava la descrizione della realtà del mondo giovanile, ma semplicemente del disagio che in esso si vive. Non è possibile continuare ad analizzare la realtà degli adolescenti, attraverso questo sguardo parziale. Dopo l’amarezza mi venne un po’ di rabbia. Se anche le agenzie educative non aiutano, genitori ed educatori, ad entrare in uno sguardo corretto sui ragazzi, siamo messi proprio male.
Le difficoltà ci sono, non chiudiamo gli occhi, ma reputo inconcepibile e fuorviante un approccio educativo che inizia da lì, dov’è tutta la descrizione dell’agio e della speranza legata ai giovani? Mi viene in mente quando disse Giovanni Paolo II: spiritualità della comunione è pure capacità di vedere innanzitutto ciò che di positivo c'è nell'altro, per accoglierlo e valorizzarlo come dono di Dio: un « dono per me », oltre che per il fratello che lo ha direttamente ricevuto (NMI 43). Il papa non era uno sprovveduto, aveva sperimentato sulla sua pelle i totalitarismi nazionalsocialisti e comunisti, sapeva bene quanto l’uomo è capace di fare del male, eppure ci dice che occorre partire dal bene che c’è nell’altro, altrimenti non si va da nessuna parte. Questo bene dei giovani lo vedo troppo de valorizzato, non compiamo l’impegno di cercarlo fermandoci alla facilità del lamentarci, non diamo le responsabilità alle giuste persone, cioè a noi adulti, limitandoci ad accusare i più giovani.
Ecco perché scrivo, perché occorre partire dal bene che c’è nei ragazzi, non funziona un approccio da pronto soccorso, dove noi adulti siamo i medici chiamati a curare e salvare il mondo giovanile morente, anche perché alla fine credo che sarà il contrario, sarà compito dei giovani salvare questo mondo che stiamo noi adulti maltrattando.
Prima di programmare iniziative concrete occorre promuovere una spiritualità della comunione, facendola emergere come principio educativo in tutti i luoghi dove si plasma l'uomo e il cristiano, dove si educano i ministri dell'altare, i consacrati, gli operatori pastorali, dove si costruiscono le famiglie e le comunità (NMI 43). Occorre una nuova presa di coscienza da parte di noi adulti, non possiamo parlare del mondo degli adolescenti senza scendere in gioco anche noi, rimettendoci in cammino trasformando una questione “loro” in una avventura “nostra”, dove insieme, ragazzi e adulti, si mettono in discussione nella consapevolezza che questo mondo è così non di certo per colpa dei ragazzi.
Sogno poi anche la disponibilità di tutti noi educatori di celebrare la bravura e le capacità dei giovani, affermando chiaramente che ci sono di esempio, che hanno dei doni, che soni bravi; c’è del positivo! In questa consapevolezza, so però che sono ancora in cammino, tante cose devono ancora maturarle. Per questo diciamo si di esserci, per il bene loro e anche nostro.
Tutto questa non rappresenta solo un cammino pedagogico, ma soprattutto cristiano, ci porta al cuore di chi è Dio, così da improntare le relazioni tra noi in un ottica da Dio. Spiritualità della comunione significa innanzitutto sguardo del cuore portato sul mistero della Trinità che abita in noi, e la cui luce va colta anche sul volto dei fratelli che ci stanno accanto. Spiritualità della comunione significa inoltre capacità di sentire il fratello di fede nell'unità profonda del Corpo mistico, dunque, come « uno che mi appartiene », per saper condividere le sue gioie e le sue sofferenze, per intuire i suoi desideri e prendersi cura dei suoi bisogni, per offrirgli una vera e profonda amicizia (NMI 43). Capite ora di quale cambiamento radicale ci viene chiesto!

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