mercoledì 4 febbraio 2015

Giovani costruttori del Regno

Qualche giorno fa sono venuti a trovarmi due ragazzi che questa estate, insieme al proprio gruppo parrocchiale, erano stati a fare una esperienza estiva presso la comunità di Taizè; qui è un po’ difficile riassumere a quanti non conoscono tale realtà di cosa si tratti precisamente, è possibile trovare tante cose su internet, resta comunque una esperienza entusiasmante per tanti giovani che vengono da tutto il mondo e che lì si ritrovano. Il motivo del nostro incontrarci era il loro desiderio di tornare in questo luogo, se non fosse stato per la scuola sarebbero partiti immediatamente, perché tornati a casa non erano più riusciti a vivere quelle dimensioni che là tanto avevano apprezzato e che tornati a casa non riuscivano a riprodurre. Solo la, dicevano, era possibile sentirsi felici come si erano sentiti allora; sola là riuscivano a trovare il tempo e la voglia di pregare e di far silenzio; solo là si sentivano liberi di essere così come sono senza bisogno di preoccuparsi troppo dell’opinione degli altri. Chiedevano cosa ne pensassi e desideravano aiuto per sapere come poter realizzare il tutto anche tecnicamente: trasporto, iscrizione, costo, ecc.
La prima cosa che mi è venuta in testa è stata quella di dire grazie per questi due ragazzi e per il loro desiderio di ricerca, ho tenuto di comunicare loro quanto ritenessi buona la loro ricerca e bello il luogo di cui parlavano con tanto slancio, ho chiarito che non era mio compito dir loro di andarci oppure no.
Chiarii che le cose tecniche non erano quelle più importanti e che invece desideravo ascoltare la storia di questo loro innamoramento e ancora di più le motivazioni che li spingevano a fare questa scelta, soprattutto quest’ultime ritenevo fondamentali per un giusto cammino di verifica.
È davvero obbligatorio tornare là per rivivere tute queste cose belle?
In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!».
Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione». (Lc 17, 20-25)
Quello che ho cercato di far capire ai questi due amici è che capivo quello che provavano, ma anche che quel “regno” bello che avevano scoperto non era né qui né là, ma è in mezzo a noi, questo è il passaggio determinate. Certamente a Taizè lo avevano sentito più forte, ma si tratta di una cosa straordinaria perché il regno non viene in modo da attirare l’attenzione, quello che hanno sperimentato là deve diventare occasione per aprire gli occhi e accorgersi in modo non distratto della sua presenza anche tornati a casa, come questo chieda anche di passare anche attraverso la sofferenza e la croce della fatica di viverlo lontano da Taizè.
L’esperienza ci aveva aperto gli occhi, l’abitudine e il mollarci ci fanno tornare ciechi nei confronti di un regno bello presente in mezzo a noi. Capita poi spesso di non riuscire ad andare oltre il bello vivendo anche la fatica della continuità che ogni esperienza comporta.
Proprio perché il Regno ci è vicino, ho sottolineato a questi due ragazzi un aspetto che avevano trascurato di approfondire, il fatto che fossero non soli ma in due a desiderare la stessa cosa, credo questo sia un segno evidente del Regno vicino in chi mi sta accanto; ho suggerito loro di aiutarsi e sostenersi nel realizzare questo loro sogno anche qua a casa e così poi coinvolgere anche altri per essere così non solo usufruitori ma creatori e diffusore del Regno perché anch’essi sono parte di questo Regno in mezzo a noi. A loro ho affidato il sogno di Dio che siano costruttori di comunità attraverso una amicizia e condivisione perché la bellezza incontrata, vissuta affrontandone anche la fatica, diventi bene per molti altri.

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