Poco tempo fa in oratorio due ragazzi appartenenti a gruppi
diversi sono arrivati ai ferri corti, il tutto basato su sguardi reciproci
insistenti interpretati come sfida e affermazione della propria superiorità
sull’altro, come se con quelle occhiate uno dicesse all’altro che non valeva
niente ed era un poveretto. Da quanto raccolto successivamente, compresi che la
cosa si trascinava avanti da tempo senza che succedesse niente di particolare
se non questo scambio di sguardi; il tutto arrivo però a maturazione e si passo
nel giro di poco a uno dei due che letteralmente scoppio dicendone di cotte e
di crude all’altro con cose anche non del tutto sensate che andarono oltre al
tutto e mostrarono quanto grossa era montata la cosa dentro di lui, l’altro
ascoltò senza reagire per poi andarsene dando un pugno al muro e ottenendo in
cambio la rottura di alcune dita con conseguente ingessatura.
Il giorno dopo si ritrovarono in oratorio, quando furono
insieme nel salone dei giochi gli sguardi ricominciarono, chi il giorno prima
tacque fece sfoggio del proprio gesso e dopo poche parole scambiate a distanza
venne preso con forza per il colletto dall’altro, intervennero gli amici di uno
e dell’altro per separarli, ci fu un po’ di confusione e per un attimo non si capi
cosa fosse successo, sta di fatto che loro due furono divisi e uno degli amici
si ritrovo con uno zigomo sanguinante causato da un pugno arrivato a caso, ma
non è questo su cui mi voglio soffermare. Subito dopo e nei giorni successivi
avemmo tempo di parlare dell’accaduto con gli interessati, purtroppo solo
separatamente perché nel frattempo il gruppetto dell’ingessato smise di
frequentare l’oratorio.
Con l’“aggressore” si arrivò a riconoscere che il gesto
fatto fu uno sbaglio di cui chiese scusa, non è infatti possibile nella vita
prendersela in modo violento con chi ti guarda male, pur riconoscendo che uno
possa sentirsi provocato non solo la legge vieta una forma di difesa dove la
risposta non è commisurata all’aggressione, ma occorre saper andare oltre
perdonando e addirittura amando coloro che ci fanno del male, almeno così
suggerisce Gesù per una vita bella nella quale alla fine verrai veramente prima
degli altri, chiamato operatore di pace. So che non è semplice, questo amico
venne allontanato dall’oratorio per una settimana per sottolineare che il suo gesto
aveva provocato una rottura che meritava una sottolineatura concreta, passato
questo tempo tornò; qualcuno si chiese se fosse sufficiente, se le scuse
fossero sincere o se l’avrebbe rifatto, interrogativi giusti ma da prete ci
passo sopra, del resto quante volte anche noi andiamo a confessarci chiedendo
perdono di cose delle quali non siamo poi così pentiti per poi tornare a
ripeterle appena usciti e poi nuovamente chiederne perdono e ricominciare da
capo? Rimane però la proposta fatto a questo ragazzo di diventare operatore di
pace, non solo possiamo trattenerci dalla violenza per un comportamento socialmente
opportuno, possiamo in più perdonare e trovare nel perdono la via della
riconciliazione e della pace; non è un cammino semplice, a volte sembra una
strada di “morte” perché mi chiede di andar contro a quello che il mio istinto
di sopravvivenza mi spinge a fare, eppure se percorso questo cammino esso ci
porta alla vera libertà che passa attraverso il fidarsi (la fede) e al farsi
carico della propria vita con le relative fatiche senza addossarne il peso agli
altri (la propria croce); non è semplice, ma è il cammino possibile da
compiere, è il Vangelo, l’annuncio di speranza che come cristiani possiamo
offrire.
Con l’“ingessato” parlammo separatamente subito e anche
alcuni giorni dopo che la sua compagnia non si vedeva più in oratorio, fu molto
disponibile a venire appena seppe che desideravamo incontrarlo per sapere come
andava e come mai non si facesse più vedere. Giustamente si sentiva ferito
dentro, in più aveva visto un proprio amico ferito fuori durante la “mischia”,
non aveva voglia di risentire su di sé nuovamente quegli occhi che erano stati
l’inizio di tutto, pertanto la tattica era quella di evitare ogni posto
frequentato dalla compagnia dell’altro seguendo anche il suggerimento della
madre di evitare l’oratorio per evitare il problema. Non è mia abitudine
parlare contro le opinioni dei genitori, normalmente mi sento molto alleato con
loro, mi sono permesso però di prendere le distanza da questo modo di pensare;
posso capire che di per sé funziona ed è una risposta anche non violenta e che
mira alla protezione e alla pace, però rischia di fuggire il problema, forse
può essere la soluzione nel breve periodo ma in un orizzonte più ampio il
disinteressarsi dei problemi o semplicemente allontanarli non credo sia la
soluzione che veramente paga. Misi intanto in luce il dispiacere di non averlo
più in oratorio, era un ragazzo in gamba che avrebbe potuto dare tanto e
impegnarsi per renderlo migliore, il semplice andarsene non aiutava certamente
in questo; tirò fuori tante idee che si era fatto su come lo consideravano e su
come erano fatti quelli dell’altro gruppo, pensieri che arrivarono a sfiorare
il razzismo; c’era però qualcosa in più che lui poteva fare per essere meglio
dell’altro, una cosa difficile e umanamente non desiderabile, il motivo per cui
poteva e doveva tornare: porgere l’altra guancia, pensare bene dell’altro.
Credo veramente che nuovamente il vangelo offra spiragli per risolvere le tensioni
verso una vita di comunione, come uomini ci impegniamo e lungo la storia ci
siamo attrezzati con leggi e comportamenti civili per il progresso dei popoli,
se guardiamo alla storia tanto è stato fatto di quanto umanamente si poteva; io
però scommetto su un di più che viene dagli insegnamenti di Gesù, in una
apporto non solo naturale ma soprannaturale che può allargare gli orizzonti
della nostra umanità arricchendola con prospettive nuove come via per vincere
il male e non semplicemente per limitarlo o evitarlo. Certo occorre fidarsi del
Vangelo anche quando alcuni atteggiamenti che propone sono visti come
riprovevoli e fonte di derisione o esclusione, per i nostri giovani non è
semplice sopportare l’opposizione che il mondo ha verso certi valori cristiani,
risulta per loro difficile praticarli, occorre però che il nostro impegno di
educatori sia a servizio certamente di una umanità bella ma che non si fermi lì
e sappia cogliere anche le istanze vere del Vangelo come via per una convivenza
non solo civile ma da fratelli. È troppo comodo amare solo quelli che ci amano,
è troppo comodo fare del bene solo a coloro che ci trattano bene, questo lo
sanno fare tutti; c’è qualcosa in più che si può fare, che possiamo insegnare
ai nostri ragazzi, mi piacerebbe che l’oratorio negli alti e bassi che vive
insegnasse a fare questo, o almeno lo annunciasse come possibile.
A voi che ascoltate,
io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28benedite
coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. 29A
chi ti percuote sulla guancia, offri anche l'altra; a chi ti strappa il
mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da' a chiunque ti
chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
31E come
volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se
amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori
amano quelli che li amano. 33E se fate del bene a coloro che fanno
del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo
stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale
gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per
riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene
e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete
figli dell'Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
36Siate
misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. 37Non
giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati;
perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: una misura
buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la
misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio". (Lc 6,27-38)
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