lunedì 23 febbraio 2015

Gioco di sguardi – Amare il nemico

Poco tempo fa in oratorio due ragazzi appartenenti a gruppi diversi sono arrivati ai ferri corti, il tutto basato su sguardi reciproci insistenti interpretati come sfida e affermazione della propria superiorità sull’altro, come se con quelle occhiate uno dicesse all’altro che non valeva niente ed era un poveretto. Da quanto raccolto successivamente, compresi che la cosa si trascinava avanti da tempo senza che succedesse niente di particolare se non questo scambio di sguardi; il tutto arrivo però a maturazione e si passo nel giro di poco a uno dei due che letteralmente scoppio dicendone di cotte e di crude all’altro con cose anche non del tutto sensate che andarono oltre al tutto e mostrarono quanto grossa era montata la cosa dentro di lui, l’altro ascoltò senza reagire per poi andarsene dando un pugno al muro e ottenendo in cambio la rottura di alcune dita con conseguente ingessatura.
Il giorno dopo si ritrovarono in oratorio, quando furono insieme nel salone dei giochi gli sguardi ricominciarono, chi il giorno prima tacque fece sfoggio del proprio gesso e dopo poche parole scambiate a distanza venne preso con forza per il colletto dall’altro, intervennero gli amici di uno e dell’altro per separarli, ci fu un po’ di confusione e per un attimo non si capi cosa fosse successo, sta di fatto che loro due furono divisi e uno degli amici si ritrovo con uno zigomo sanguinante causato da un pugno arrivato a caso, ma non è questo su cui mi voglio soffermare. Subito dopo e nei giorni successivi avemmo tempo di parlare dell’accaduto con gli interessati, purtroppo solo separatamente perché nel frattempo il gruppetto dell’ingessato smise di frequentare l’oratorio.
Con l’“aggressore” si arrivò a riconoscere che il gesto fatto fu uno sbaglio di cui chiese scusa, non è infatti possibile nella vita prendersela in modo violento con chi ti guarda male, pur riconoscendo che uno possa sentirsi provocato non solo la legge vieta una forma di difesa dove la risposta non è commisurata all’aggressione, ma occorre saper andare oltre perdonando e addirittura amando coloro che ci fanno del male, almeno così suggerisce Gesù per una vita bella nella quale alla fine verrai veramente prima degli altri, chiamato operatore di pace. So che non è semplice, questo amico venne allontanato dall’oratorio per una settimana per sottolineare che il suo gesto aveva provocato una rottura che meritava una sottolineatura concreta, passato questo tempo tornò; qualcuno si chiese se fosse sufficiente, se le scuse fossero sincere o se l’avrebbe rifatto, interrogativi giusti ma da prete ci passo sopra, del resto quante volte anche noi andiamo a confessarci chiedendo perdono di cose delle quali non siamo poi così pentiti per poi tornare a ripeterle appena usciti e poi nuovamente chiederne perdono e ricominciare da capo? Rimane però la proposta fatto a questo ragazzo di diventare operatore di pace, non solo possiamo trattenerci dalla violenza per un comportamento socialmente opportuno, possiamo in più perdonare e trovare nel perdono la via della riconciliazione e della pace; non è un cammino semplice, a volte sembra una strada di “morte” perché mi chiede di andar contro a quello che il mio istinto di sopravvivenza mi spinge a fare, eppure se percorso questo cammino esso ci porta alla vera libertà che passa attraverso il fidarsi (la fede) e al farsi carico della propria vita con le relative fatiche senza addossarne il peso agli altri (la propria croce); non è semplice, ma è il cammino possibile da compiere, è il Vangelo, l’annuncio di speranza che come cristiani possiamo offrire.
Con l’“ingessato” parlammo separatamente subito e anche alcuni giorni dopo che la sua compagnia non si vedeva più in oratorio, fu molto disponibile a venire appena seppe che desideravamo incontrarlo per sapere come andava e come mai non si facesse più vedere. Giustamente si sentiva ferito dentro, in più aveva visto un proprio amico ferito fuori durante la “mischia”, non aveva voglia di risentire su di sé nuovamente quegli occhi che erano stati l’inizio di tutto, pertanto la tattica era quella di evitare ogni posto frequentato dalla compagnia dell’altro seguendo anche il suggerimento della madre di evitare l’oratorio per evitare il problema. Non è mia abitudine parlare contro le opinioni dei genitori, normalmente mi sento molto alleato con loro, mi sono permesso però di prendere le distanza da questo modo di pensare; posso capire che di per sé funziona ed è una risposta anche non violenta e che mira alla protezione e alla pace, però rischia di fuggire il problema, forse può essere la soluzione nel breve periodo ma in un orizzonte più ampio il disinteressarsi dei problemi o semplicemente allontanarli non credo sia la soluzione che veramente paga. Misi intanto in luce il dispiacere di non averlo più in oratorio, era un ragazzo in gamba che avrebbe potuto dare tanto e impegnarsi per renderlo migliore, il semplice andarsene non aiutava certamente in questo; tirò fuori tante idee che si era fatto su come lo consideravano e su come erano fatti quelli dell’altro gruppo, pensieri che arrivarono a sfiorare il razzismo; c’era però qualcosa in più che lui poteva fare per essere meglio dell’altro, una cosa difficile e umanamente non desiderabile, il motivo per cui poteva e doveva tornare: porgere l’altra guancia, pensare bene dell’altro. Credo veramente che nuovamente il vangelo offra spiragli per risolvere le tensioni verso una vita di comunione, come uomini ci impegniamo e lungo la storia ci siamo attrezzati con leggi e comportamenti civili per il progresso dei popoli, se guardiamo alla storia tanto è stato fatto di quanto umanamente si poteva; io però scommetto su un di più che viene dagli insegnamenti di Gesù, in una apporto non solo naturale ma soprannaturale che può allargare gli orizzonti della nostra umanità arricchendola con prospettive nuove come via per vincere il male e non semplicemente per limitarlo o evitarlo. Certo occorre fidarsi del Vangelo anche quando alcuni atteggiamenti che propone sono visti come riprovevoli e fonte di derisione o esclusione, per i nostri giovani non è semplice sopportare l’opposizione che il mondo ha verso certi valori cristiani, risulta per loro difficile praticarli, occorre però che il nostro impegno di educatori sia a servizio certamente di una umanità bella ma che non si fermi lì e sappia cogliere anche le istanze vere del Vangelo come via per una convivenza non solo civile ma da fratelli. È troppo comodo amare solo quelli che ci amano, è troppo comodo fare del bene solo a coloro che ci trattano bene, questo lo sanno fare tutti; c’è qualcosa in più che si può fare, che possiamo insegnare ai nostri ragazzi, mi piacerebbe che l’oratorio negli alti e bassi che vive insegnasse a fare questo, o almeno lo annunciasse come possibile.

A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. 29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l'altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da' a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. 33E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell'Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. 37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio". (Lc 6,27-38)

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