lunedì 25 febbraio 2019

Seguire Gesù o il mondo

Si potrebbe chiamare un incontro di catechismo come tanti altri. Siamo alla preparazione specifica per la Cresima, ragazzi di seconda media, un gruppo numeroso. Chi c’è passato o vive esperienze simili nel mondo della scuola, sa cosa voglia dire averli riuniti insieme e gestire il tutto in un momento della vita tanto ricco di confusione interna quanto esterna.
Devo riconoscere che questo gruppo in particolare mi sta mettendo molto alla prova, già lo sapevo attraverso le parole dei loro catechisti, ora ci sono davanti io. È già il terzo incontro, dopo gli altri ero tornato a casa un po’ amareggiato (non verso loro, ma con me stesso), ho pensato a cose nuove da dire, raccontandole più che spiegandole o insegnandole: sembra un po’ abbia funzionato. Soprattutto ho deciso di non urlare più, di non arrabbiarmi.
Non è stato semplice, momenti di silenzio e attenzione ci sono stati, non duravano a lungo, bastava un niente per acchiappare l’attenzione di uno dei tanti o pochi disturbatori con una grande capacità di contagio verso i propri compagni.
Quando il chiasso aumentava mi fermavo in silenzio, anche loro pian piano facevano altrettanto, una voce spiccò sulle altre: fate silenzio non vedete che il don si è arrabbiato! Strana questa considerazione, non lo ero per niente, ho tenuto a dirlo anche a loro. Questi incontri mi hanno aiutato a voler loro bene, sono lì per quello, non sono arrabbiato, sono pensieroso e cerco di imparare cosa la vita e la fatica di questi ragazzi dica al bisogno di conversione nello sguardo e nelle attività pastorali delle nostre comunità. Lo dico veramente, non per finzione letteraria: gli voglio bene! Glielo dico. Prendo il nome di uno dei casinisti e dico a tutti che Dio lo ama, tutti si mettono a ridere, ma Dio non sbaglia. Se non ci crediamo, se non riusciamo a volergli bene non è un problema suo e del suo comportamento, ma nostro. Lo so non è semplice perché nel mondo ci viene insegnato di amare solo quelli che ci amano, ma Gesù ha fatto diversamente: io seguo lui.
Un’altra voce più sommessa commenta con un vicino: visto come ci comportiamo fatta la Cresima ci cacceranno via. Mi fermo e riprendo questa cosa, in effetti forse da alcune parti avviene così, ma allora fanno bene i ragazzi ad andarsene visto che non sono voluti. Chiarisco loro che nella nostra comunità non succederà: nessuno sarà cacciato. Tutti sarete cercati, anche se le statistiche dicono che non tutti (forse solo pochi) continuerete. Per tutti voi pregheremo, sì anche quelli che non vi conoscono e quelli che conoscendovi hanno faticato accanto a voi. Lo so non è semplice, il mondo ci insegna a sbarazzarci e allontanare chi è fonte di disordine, chi è diverso da noi, ma Gesù ha fatto diversamente: io seguo lui.
Un ragazzo alza la mano e dice: ma il prete di prima faceva delle selezioni, è capitato che abbia detto ad alcuni ragazzi che non erano pronti per la Cresima e non gliel’ha fatta fare. Gli ho risposto che quando questo è capitato io non c’ero e non ne conosco le ragioni, ma che in generale questo è sbagliato. Nessuno oggi o domani sarà lasciato indietro, riguardo poi all’essere degni del sacramento, credo che nessuno possa dire di esserlo e che l’unico ostacolo alla fede e alla potenza della Parola sulla vita della persona, è quando questa si chiude in una non accoglienza di Dio che si fa prossimo. Lo so non è semplice, il mondo ci insegna a fare diversamente, tanti esami e graduatorie, tanti giudizi sulle persone, ma Gesù ha fatto diversamente: io seguo lui.
Nel Vangelo di Marco (4,26-34) si parla del Regno come di un uomo che getta un seme. Lo fa in un insieme di libertà e fiducia. Libertà perché getta abbondantemente e non tiene per sé. Fiducia perché affida alla terra il suo tesoro, il suo avvenire, la sua vita. Come educatori siamo chiamati a riflettere se viviamo di libertà e fiducia nei confronti dei nostri ragazzi. Siamo consapevoli e agiamo di conseguenza riguardo al fatto che la vita di fede ha una sua forza di germinare nella vita?
Non è semplice entrare nella logica del Vangelo. I pensieri che ci vengono alla mente in alcuni momenti accanto ai ragazzi sono dei più disparati: non ne vale la pena, non sono pronti, mandiamone via qualcuno, blocchiamo tutti... Eppure questi pensieri, per quanto umanamente comprensibili, non sono secondo Dio. Dio non è così. Dio semina con libertà e fiducia, le nostre scelte pastorali devono far riferimento a questo Dio, non al Dio imprenditore che misura l’efficienza di un investimento fruttuoso pena il fallimento della propria azienda. Non è neanche il Dio modello indice di borsa, dove il valore di un bene è determinato dalla domanda e offerta.
Per quanto difficile, occorre che le nostre scelte pastorali annuncino il Dio del Vangelo e non del mondo. Non sto dicendo di mollarci accogliendo supinamente tutto, ma di perseverare speranzosi. Infatti da ciò che è naturalmente e umanamente piccolo, può nascere qualcosa di grande non solo per sé, ma anche per coloro che stanno intorno.
Con tutto questo non voglio dire che sia facile. Un altro ragazzo mi chiese: ma se è vero quello che dici perché hai mandato fuori questa nostra amica. Sì, a un certo punto ho mandato nella stanza accanto una ragazza, i motivi non voglio dirli perché non sembrino delle scuse. Ho tenuto comunque a rispondere al nostro giovane amico, riconoscendo come sbagliata la cosa fatta, purtroppo essa è frutto della mia umanità imperfetta di educatore dalla pazienza limitata, non sempre il seguire l’esempio di Gesù è facile, tantomeno automatico. Credo che ci faccia bene anche riconoscere i nostri insuccessi, quando questo dovesse capitare, con il proposito di ricominciare sempre e nuovamente cercando di fare “il meglio” che possiamo. So comunque, riguardo a questa giovane amica, che gli adolescenti sono capaci, più di noi adulti, di perdonare, confino quindi in un rapido recupero della relazione.
Ecco un incontro di catechismo come tanti altri, eppure vissuto in modo straordinario penso sia da me che dai ragazzi. Alla fine devo ancora dire grazie a questo gruppo di scatenati, mi hanno dato una bella lezione.

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