lunedì 8 settembre 2014

L’importante è che stiano in casa

Arriva il periodo in cui si comincia a parlare di uscire al pub o alla discoteca, di rientri ad orari ormai mattutini, trovi genitori che si posizionano in maniera diversa di fronte alla libertà da concedere, ma direi di averli trovati tutti d’accordo sulla tranquillità che viene dal poter avere i ragazzi in casa con i propri amici a passare la serata invece che in giro per la città o in chissà quale locale: qui si che sono al sicuro, tutto è risolto!
Così le tavernette o le mansarde si trasformano in luoghi di ritrovo con i proprio amici, se la casa poi non lo permette i genitori sono ben contenti di migrare loro stessi da un’altra parte; quando è ora di riposare vanno a letto senza disturbarli tranquilli che sono in casa e che non possa succedere niente anche se si prendono qualche libertà, intanto non sono in strada ma a casa loro o di amici; massimo può capitare che bevano un po’ troppo che si ubriachino ma intanto sono a … CASA.
Ormai sono passati un po’ di anni da quando giovane educatore seppi di una festa organizzata per soli maschi a casa di un ragazzo, i genitori li avevano lasciati tranquillamente da soli, tanto al piano di sotto viveva la sorella sposata quindi tutto era sotto controllo. Rientrando non tardissimo dai miei giri decido di fare un salto per vedere come sta andando, entrare è stato semplice visto che la porta era aperta; indovinate, non ce n’era uno che avrebbe potuto affrontare una camminata andando dritto e l’alito evidenziava il motivo. (Scusate una piccola parentesi rivolta a tutti: sappiate che gli alcolici fanno lo stesso effetto sia bevuti al pub che nel sicuro di casa propria). Riprendendo l’esperienza che ho vissuto, cerco di intavolare un qualche discorso con loro, ho presto rinunciato tra l’altro notando che mancava uno all’appello, alla domanda di dove si trovasse mi risposero che non lo sapevano; per fortuna era solo un appartamento e non ho fatto fatica a trovarlo sdraiato in camera sul letto a dormire, almeno così sembrava, in realtà era privo di sensi visto che è stato alquanto difficile rimetterlo in piedi mentre i suoi amici affacciati se la ridevano, il tutto è capitato perché unendo alcool e spinelli salta fuori un bel miscuglio che non tutti sopportano così bene; per fortuna stavolta niente di grave. Sistemata la cosa vado a chiamare (meglio a svegliare) la sorella al piano di sotto, con lei ripercorro quello che credo sia accaduto anche perché non si trova molta collaborazione, si passa al sequestro di tutto il rimanente e presto l’effetto a pendolo delle varie sostanze porta da solo con sé il suo effetto e morfeo si impadronisce dei nostri protagonisti. Allora lasciai alla sorella, grande e ormai sposata, di occuparsi di gestire la cosa con i genitori, se mi capitasse oggi ci passerei io dai genitori.
Nessuno pensi che si trattasse di adolescenti disagiati, alle spalle avevano buone famiglie, alcuni di loro oggi sono sposati, lavorano e occupano il loro posto nella società. Con il discorso fatto non voglio dire che le nostre case non sono sicure, i muri non hanno colpa o meriti di niente neanche quelli di discoteche e pub anche se sono luoghi caratterizzati molto diversamente; sono le persone che abitano questi luoghi che fanno la differenza, i muri da soli non educano. Allora? Casa, discoteca, pub? Qual è la decisione migliore? Questo rischia di portarci un po’ fuori pista. La decisione giusta è di parlare di queste cose con i propri figli, di dare libertà e poi di verificarla, di non dare per scontato niente perché anche ai bravi ragazzi capita di sbagliare nella propria vita.

2 commenti:

  1. Scusi ma io non ho capito, cosa intende per "l'importante è che stiano in casa?"

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  2. Il titolo prende spunto dalla frase detta spesso da alcuni genitori che si sentono tranquilli ad avere i propri figli fra le mura domestiche e limitano questo il proprio intervento educativo. La frase è cita in modo retorico e nel testo viene evidenziato come questa posizione posta così com'è non è vera e non esime i genitori dal dialogo con i figli e dall'accettare e integrare nel proprio ruolo il rischi che comunque corrono i ragazzi diventando grandi.

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