martedì 29 settembre 2015

Educatori rimorchi o motrici?

Durante un incontro di educatori in oratorio, venne presentato un progetto che avrebbe dovuto coinvolgere i ragazzi trasversalmente, indipendentemente dai gruppi di appartenenza. Necessario era il ruolo degli educatori per accompagnare la cosa, pertanto prima di procedere ci cercò di verificare la loro disponibilità. Il tutto risultò interessante per verificare se la proposta fatta venisse portata avanti e sentita come propria anche se non rivolta solo ai propri ragazzi; in gioco c'era la capacità del gruppo educatori si sentirsi tale e di percepire il proprio servizio, se pur rivolto a gruppi specifici, come parte di una famiglia più grande che era la parrocchia.
Da parte dei più emerse una risposta fraintendibile che suonava così: ci stiamo  nella misura in cui ci stanno i nostri ragazzi. La cosa contiene sicuramente uno stimolo positivo perché fa emergere subito la disponibilità e il desiderio di accompagnare i propri ragazzi stando lì dove decidono di andare, di mettersi in ascolto di quanto desiderano facendosene carico; nonostante questo la cosa pur essendo bella non sembrava pienamente soddisfacente.

martedì 22 settembre 2015

Perdonare, che fatica

Un giorno mi è capitato di incontrare una ragazza che non viveva momenti facili in famiglia, scoprii poi che era una cosa che si trascinava ormai da anni e non coinvolgeva solo lei. Rimproverava alla madre scelte sbagliate e uno stile di vita di cattivo esempio nel quale cercava di coinvolgere le proprie figlie. Questa ragazza desiderava in modo forte, e le mancava, un punto di riferimento in sua madre, ma ormai ci aveva mollato. La convivenza era diventata impossibile, non si rivolgevano più la parola e faceva di tutto per stare fuori di casa, diceva di aspettare i diciotto anni per potersene andare. Ripeteva: non posso perdonare mia madre, ho provato a farlo ma non ce l’ho fatta.
Mi è già capitato di scrivere su temi simili. Il desiderio di riprendere in mano la questione è dovuto al fatto di incontrare sempre più ragazzi buoni, ma che sperimentano la fatica di perdonare. Nasce in loro una sorta di rancore nascosto che cova dentro, che a volte si scatena in gesti eclatanti che scandalizzano l’opinione pubblica, ma che anche se dovessero restare dentro rovinano la gioia e la bellezza che è propria della loro età.

lunedì 14 settembre 2015

Occorre testimoniare con la vita

(Tratto dal discorso di papa Francesco durante la visita dei vescovi del Portogallo – 07/09/2015)

Miei amati fratelli, non può non preoccupare tutti noi questa fuga della gioventù, che avviene proprio nell’età in cui le è dato prendere in mano le redini della sua vita. Chiediamoci: la gioventù va via, perché decide così? Decide così, perché non le interessa l’offerta ricevuta? Non le interessa l’offerta, perché non dà risposta ai problemi e agli interrogativi che oggi la preoccupano? O non sarà semplicemente perché da tempo il vestito della Prima Comunione ha smesso di servirle e lo ha cambiato? È possibile che la comunità cristiana insista a farglielo indossare? Il suo Amico di allora, Gesù, è a sua volta cresciuto, ha preso la vita nelle sue mani, con qualche incomprensione con i suoi genitori (cfr. Lc 2, 48-52), e ha abbracciato i disegni del Cielo su di Lui, portandoli a compimento con l’abbandono completo nelle mani del Padre (cfr. Lc 23, 46). Ricordo che, in un momento di crisi e di esitazione che coinvolse i suoi amici e seguaci e che portò molti di loro a disertare, Gesù chiese ai dodici apostoli: «Forse anche voi volete andarvene?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (Gv 6, 67-69). La proposta di Gesù li aveva convinti; oggi la nostra proposta di Gesù non convince. Penso che nei testi preparati per i successivi anni di catechesi, la figura e la vita di Gesù siano ben presentate; forse più difficile è diventato incontrarlo nella testimonianza di vita del catechista e della comunità intera che lo invia e lo sostiene, fondata sulle parole di Gesù: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20). Che Lui ci sia, non ci sono dubbi; ma dov’è che lo nascondiamo? Perché se la proposta è Gesù Cristo crocifisso e redivivo nel catechista e nella comunità, se Gesù si mette in cammino con il giovane e parla al suo cuore, quest’ultimo sicuramente s’infiamma (cfr. Lc 22, 15 e 32).

venerdì 11 settembre 2015

La pastorale e il mondo dei giovani di oggi

Tanti parlano dei giovani, gli esperti compaiono ad ogni angolo delle diverse strade percorse dagli adolescenti, non tutti lo fanno correttamente. Quando mi viene chiesto di dire qualcosa riguardo le giovani generazioni, per me non viene prima il parlare o lo scrive, ma il voler bene ai ragazzi, la sorgente è quella. Questo mi aiuta tanto, a differenza di altri profeti di sventura, dall’astenermi nel giudicarli; preferisco impegnare le mie forze nel cercare di capirli.
Non può esistere pastorale giovanile, o altra disciplina che tratti dell’educazione dei giovani, che prescinda da un impegno di conoscenza reale e amante del mondo degli adolescenti. Risulta quindi non sensato un approccio fatto di “sapienti” che si definiscono tali solo perché hanno studiato sui libri, serve certamente ma così si approfondisce il passato e non il presente; oppure come coloro che si basano unicamente sulla propria esperienza di quando erano giovani, senza che la vita dei ragazzi di oggi li tocchi più di tanto.

martedì 1 settembre 2015

Gravissimum Educationis

In questo anno 2015 festeggiamo i cinquant’anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II; per tanti di noi potrebbe essere solo un ricordo del passato o parte della storia studiata o letta da qualche parte, io stesso non ero ancora nato. Chi lo ha vissuto narra la bellezza e le speranze legate al movimento che vi era cresciuto intorno e che lo aveva accompagnato, tutt’ora si ritiene che esso vada riscoperto, qualcuno arriva a dire che sia stato addirittura tradito nei suoi intenti.
Qui desidero riportare alla luce un documento mai giunto alla mia conoscenza e credo abbastanza dimenticato nel panorama della Chiesa: Gravissimum Educationis (GE). È facile intuire, anche per coloro che di latino non ne azzeccano una come me, che si tratta di un documento che ha voluto mettere al centro il tema dell’educazione. Ne ripercorreremo insieme solo alcune parti iniziali (proemio e n° 1) per coglierne la lungimiranza e i suggerimenti tutt’ora validi; lasciamo a quanti lo desiderassero di continuarne ulteriormente l’interessante lettura.