martedì 26 agosto 2014

Formare gli educatori dei giovani

Ad inizio di ogni anno pastorale ci si trova a dover pensare ai cammini da fare con i giovani, quali contenuti trasmettere, come farlo, e così via. Posto che servirebbe un itinerario previsto e capace di non trovarci impreparati ad affrontare questa partenza, desidero ora esaminare la questione da un altro punto di vista che non è primariamente quello dei ragazzi (nel senso di cosa dire loro), ma degli educatori (come sostenerli e individuare di cosa hanno maggiormente bisogno).
Credo che la ricetta nell’educazione alla fede dei giovani sia molto semplice, non altrettanto lo è il metterla in pratica: voler loro bene, aver tempo da spendere, sostenerli nei loro problemi, condividere le loro gioie, parlare loro di Gesù.

venerdì 8 agosto 2014

Prima la persona poi i contenuti

Qualche giorno fa, al rientro di un gruppo di adolescenti da una esperienza estiva, la madre di un ragazzo mi ringraziava per la possibilità che avevamo dato a suo figlio di parteciparvi nonostante non avesse seguito l’itinerario annuale di gruppo, così come di averlo accolto durante la settimana di vita comunitaria fatta in primavera. Ho accettato volentieri questo ringraziamento nonostante dentro di me non sentissi di esserne in debito, infatti come ho cercato di comunicare loro credo che sia inevitabile offrire cammini differenziati e diverse soglie di ingresso ai ragazzi considerando le loro concrete aspirazioni; non credo debba esistere uno standard uguale per tutti, ma una accoglienza che sia tale. Desidero però approfondire un attimo la questione.

lunedì 4 agosto 2014

Un braccio rotto

Oggi sono molto dispiaciuto, un ragazzo mentre giocava in oratorio è caduto e si è rotto un braccio. Qualcuno di voi mi dirà che certo ci si rimane male, ma non è poi niente di tanto grave da contribuire a riempiere questa pagina. Certo sono dispiaciuto perché l’ho visto sofferente, so cosa dovrà passare perché anche io nella mia vita ho avuto due polsi rotti, poi è estate, ma non è questo che mi lascia veramente addolorato; è stato l’arrivo di uno dei suoi genitori in oratorio e il sentire tra le prime cose dette: “Così ti sei giocato tutto”, riferendosi alle prossime imprese sportive.